TARANTO: NUOVI RAPPORTI E SITUAZIONE FERMA
Ambiente e salute a Taranto: la storia infinita degli studi
Era il 2008 quando Peacelink misurava livelli elevati di diossina nel pecorino dei pascoli vicini all’ILVA attirando l’attenzione delle istituzioni e della popolazione sugli aspetti ambientali e di salute della città. Da allora si sono alternate vicende giudiziarie e scientifiche di cui si possono trovare ampi riscontri nel sito di quella associazione ed in questo.
Qui ci soffermiamo su quanto sta accadendo nelle ultime settimane all’interno della procedura per il rinnovo dell’AIA.
Il Riesame dell’AIA in corso
30 novembre 2021 i consulenti di Acciaierie d’Italia, l’attuale proprietà del siderurgico contestano la Valutazione del Danno Sanitario (VDS) espletata dalla Regione Puglia e condotta in accordo ad una sua legge del 2012 (la n.12). La revisione dell’AIA era stata richiesta dall’allora sindaco Melucci nel maggio 2019 e il Ministero l’aveva subito disposta prevedendo “la valutazione del danno sanitario in riferimento a due scenari emissivi: uno corrispondente alla produzione attualmente autorizzata dal DPCM del 29.09.2017, pari a 6 milioni di tonnellate annue di acciaio; il secondo, previsto al completamento degli interventi elencati nel DPCM del 29.09.2017 e associato ad una produzione di 8 milioni di tonnellate annue di acciaio”.
Le critiche dei consulenti si appuntano su tre aspetti:
a) il modello di dispersione per simulare la dispersione degli inquinanti che non terrebbe conto degli ostacoli frapposti tra siderurgico e quartiere Tamburi;
b) l’eccesso di tumori al polmone non raggiungerebbe la significatività statistica;
c) l’attribuzione di effetti sanitari sulla base della concentrazione di PM10 e PM2.5 avverrebbe utilizzando un modello (Chen e Hoek) che nasce dall’analisi dei dati pubblicati in varie parti del mondo e non da quelli rilevati a Taranto.
12 gennaio 2022 su IlFattoQuotidiano Blog l’epidemiologo italiano dell’Università di Mainz, Emilio Gianicolo, interviene sulle critiche fatte dai consulenti. Vi sono nelle loro affermazioni due aspetti che meritano un approfondimento. Il primo riguarda la loro critica alla scelta di un articolo scientifico pubblicato su una rivista internazionale in cui vengono passati in rassegna centinaia di studi che corrispondono all’osservazione di effetti sanitari dell’inquinamento subito da milioni di persone in tutto il globo. “Non si capisce perché una relazione, assimilabile oramai ad una legge di natura, cioè la relazione tra esposizione ad inquinamento e mortalità, possa valere in tutto il mondo ma non a Taranto”. Il secondo aspetto riguarda la critica all’uso di un parametro che, secondo i consulenti, è più adatto a contesti urbani che non a contesti industriali. In questo caso, giacché è noto dalla letteratura che le emissioni industriali causate dalla combustione di fossili – ed è questo il caso delle emissioni dell’acciaieria tarantina – causano effetti sanitari peggiori, se errore vi è stato nella valutazione di danno sanitario, questo è di sottostimare il danno sanitario prodotto dall’acciaieria.
Lo studio OMS
12 gennaio 2022 viene reso pubblico lo studio commissionato dalla Regione Puglia all’ Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2019. Lo pubblica Peacelink sul suo blog. Lo studio investendo risorse pubbliche consistenti, doveva rappresentare lo strumento scientifico fondamentale per le decisioni sulle sorti dell’acciaieria tarantina. Lo studio che si sarebbe dovuto completare entro l’estate del 2020 era stato consegnato alla Regione Puglia nel giugno 2021.
22 gennaio 2022 Francesco Strippoli sul Corriere del Mezzogiorno sintetizza molto efficacemente lo studio.
“Il rapporto Oms sulla Vis (valutazione di impatto sanitario) non è uno studio epidemiologico (sulle malattie) ma una relazione sulla base di modelli matematici che considerano le morti premature messe in relazione alla presenza di polveri sottili in atmosfera (PM 2.5). L’area considerata è il Comune di Taranto e i confinanti centri di State e Massafra. L’Oms lavora sui dati forniti dall’Asl Taranto, l’Aress Puglia, l’Arpa e l’ordine dei medici. Prende a riferimento tre periodi, ognuna caratterizzata da un’Aia, autorizzazione integrata ambientale, con regole e restrizioni crescenti. Ecco i periodi: il decennio precedente all’Aia 2010, il periodo fino al 2012 quando la produzione dell’acciaieria fu abbassata a 8 milioni di tonnellate annue, la fase successiva all’Aia 2015. La situazione delle polveri sottili (Pm 2.5) migliora costantemente con il passare del tempo. Le morti premature si muovono in modo proporzionale al dato delle polveri sottili (pm 2.5). Il rapporto stima almeno «270 morti premature» nei dieci anni relativi allo scenario produttivo precedente al 2010: ma la forbice arriva fino a 430 decessi considerati «evitabili» («intervallo» annuo è di 27-43 morti prema- ture). Secondo i modelli e le stime del rapporto, se nel decennio considerato (il peggiore sul piano delle emissioni) fossero applicate le prescrizioni previste dalla più restrittiva Aia del 2015 (con relativo calo delle emissioni), le morti premature sarebbero tra 50 e 80 («intervallo annuo» di 5-8 morti premature). Le stime dell’Oms nel periodo intermedio (Aia 2012) sono più alte del 255% rispetto ai risultati post 2015, ma inferiori del 37% rispetto ai valori del decennio precedente al 2010. È il dato indicato prima: le restrizioni agiscono sulle emissioni e sulle morti premature. L’Organizzazione mondiale della sanità stima anche il danno economico: 85 milioni di euro l’anno per la situazione pre-Aia 2010; 53 milioni annui per lo scenario inter- medio; 15 milioni l’anno con le regole dell’Aia 2015.
Sono gli stessi periodi studiati dalla VDS che la Regione Puglia il 15.2.2019 trasmette al Ministero. In tale documento ARPA Puglia dichiarava di aver effettuato una “Valutazione Integrata di Impatto Ambiente-Salute, finanziata dal Ministero della Salute, in collaborazione con AReSS Puglia, ARPA Puglia, ASL Taranto, Dipartimento di Epidemiologia, SSR del Lazio, ARPAE Emilia Romagna.” E gli scenari erano gli stessi che poi analizzerà l’OMS.
22 gennaio 2022 Gianmario Leone, un giornalista che segue le vicende del siderurgico da molti anni, commenta: “Nella conferenza stampa del 21.1.2022 Il presidente Emiliano “parla di «grande giorno» per la Puglia. E sottolinea che il «danno inferto alla popolazione tarantina non può proseguire». Chiede «immediate decisioni da parte del governo che è l’unico soggetto che può intervenire, sia come proprietario della fabbrica (l’ex Ilva, ndr) sia come autorità per la tutela della salute e dell’ambiente». (Corriere del Mezzogiorno 22.1.2022)”
23 gennaio 2022 su Nuovo Quotidiano Legambiente chiede al ministero della Sanità di respingere le richieste di Acciaierie d’Italia di rivedere la Valutazione del danno sanitario (Vds), mentre il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente a Taranto è pronto a presentare un esposto alla Procura, perché quel rapporto costituirebbe notizia di reato. “«Se un inquinamento si protrae nel tempo – sostiene il Comitato – e un autorevole studio internazionale stima morti premature allora la cosa non può lasciare indifferente la magistratura. Questo rapporto dell’Oms a nostro parere costituisce notizia di reato e ci attiveremo pertanto con un esposto alla Procura affinché venga acquisito dalla magistratura per ogni migliore sua valutazione in ordine alle condotte e agli eventuali responsabili. Ma c’è anche una domanda – concludono – che poniamo ai sostenitori della decarbonizzazione fra dieci anni: sono accettabili dalle 50 alle 80 morti premature complessive da oggi a dieci anni?». Mentre Legambiente chiede al Ministero di tenere valida la VDS effettuata e confermare la durata della distillazione che se effettuata in 24 ridurrebbe le nocività. In sostanza Legambiente è per delle mitigazioni tecniche, il Comitato per l’azzeramento dei morti, cioè, per la chiusura del siderurgico.
23 gennaio 2022 sul Corriere del Mezzogiorno l’ex direttore dell’ARPA Puglia ed epidemiologo Giorgio Assennato sostiene “Lo studio (OMS) è molto meno informativo di quello condotto dalla Regione e pubblicato nel 2016 e coordinato dal professor Forastiere. “Lo studio OMS è basato su stime e modelli matematici”… Non ci sono informazioni sulla salute dei bambini…Con il metodo OMS è andata perduta tutta la preziosa informazione contenuta nel Registro Tumori che se utilizzata avrebbe potuto quantificare l’eccesso di tumori infantili prodotti dalla presenza dell’ex ILVA.” Assennato fa riferimento allo studio di coorte (Forastiere, 2016) – disposto dall’Ufficio del GIP del Tribunale di Taranto (2012) e aggiornato da ARPA – e a quello più recente della ricercatrice Simona Leogrande (2019) in cui si sono valutati gli effetti reali dell’inquinamento sulla salute a Taranto. Con le valutazioni di danno/impatto (OMS) si valutano effetti sulla base di coefficienti concentrazione/risposta presi dalla letteratura. Lo studio Leogrande usa dati reali e utilizza un approccio semi sperimentale, molto frequente in econometria, che permette di controllare da disegno molti confondenti di cui non si può tener conto nelle analisi. Sottigliezze tecniche, si dirà, l’impatto negativo sulla salute è dimostrato in entrambi i casi. Ma l’aver delegato da parte della Regione all’OMS una valutazione che era già stata fatta in casa, sa di sfiducia e di depotenziamento verso i propri tecnici, quelli che poi restano a monitorare le situazioni anche per il futuro.
Alcune considerazioni
In questa storia infinita di studi ricordiamo che tutte le analisi del rischio in tutti i contesti sono basate su stime e modelli matematici, che presuppongono ipotesi, approssimazioni e valutazioni. Anche il danno economico dall’eccesso di morti stimato nell’ultimo rapporto OMS si basa su una “stima” di quanto vale la vita di una persona. Così come l’assenza in tutti gli studi delle morti e delle malattie tra i lavoratori è una scelta a priori su quanto valgano meno le vite di questi ultimi rispetto al profitto dell’azienda. È ancora assente una valutazione del danno da mancate bonifiche e dell’impatto dello scenario con de-carbonizzazione, quello futuro di cui si discute e per cui si sono stanziati centinaia di milioni. Quest’ultimo scenario doveva, in realtà, caratterizzare il lavoro dell’OMS, che invece risulta sovrapponibile a quelli già fatti finora. Si fa un passo avanti (valutazione economica) ma poi se ne fanno un paio indietro. Senza tralasciare il fatto che la palla è stata rinviata alle decisioni del Governo.
Resta comunque difficile per i cittadini comprendere i distinguo tra le varie posizioni e le varie tesi tecnico scientifiche. Valutare l’impatto ambientale e sanitario di un impianto industriale non è solo un problema tecnico scientifico da affidare ad esperti di parte ma una questione che riguarda anche la politica e la democrazia.
Riteniamo che le evidenze che l’acciaieria faccia male ci siano e non da oggi. Gli studi si ripetono nelle loro conclusioni con varie sfumature, ma la decisione politica viene rinviata lasciando un esercizio dell’impianto con piccole variazioni migliorative di AIA in AIA. E’ il solito problema che non si registra solo a Taranto: gli impatti negativi vengono stimati in maniera sempre più meticolosa, ma non se ne traggono le conseguenze e si continuano ad aspettare nuovi studi.
26/1/2022 http://www.salutepubblica.net
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