Tav, e se parlassimo di amianto?
Fino a qui tutto bene…
Arpa Piemonte ha comunicato in questi giorni che i monitoraggi svolti nel 2014 presso il cantiere di Chiomonte non hanno evidenziato situazioni di particolare criticità. C’è stato qualche problema con il rumore del cantiere, ma per ciò che riguarda le fibre aerodisperse, le radiazioni e la qualità dell’aria e dell’acqua, Arpa non rileva significativi problemi causati dall’attività di cantiere. Non possiamo che compiacercene, anche se ci piacerebbe tanto che Arpa e Ltf mettessero a disposizioni tutti i dati e non solo le loro conclusioni, anche perchè prima che i no tav tirassero fuori gli sforamenti nelle concentrazioni delle polveri sottili del 2013 né Arpa, né tantomento Ltf, ne avevano mai fatto cenno.
…o quasi
Vorremmo però parlare di un’altra questione, vale a dire il problema amianto. Scrive nel suo rapportol’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale: “Ad oggi, le concentrazioni di fibre d’amianto misurate da Arpa sono risultate sempre inferiori al limite di rilevabilità, coerentemente alla litologia del materiale roccioso scavato, in cui non sono stati rinvenuti minerali contenenti amianto”. Probabilmente Arpa scrivendo “ad oggi” intendeva nel 2014, perchè nel 2012, alla Maddalena, fibre di amianto erano state trovate in 26 campionamenti su 135 (19,3% di positivi). Va detto che il numero di fibre è sempre stato inferiore a 1f/l. (Cfr. Rapporto finale ante-operam, MAD_MA3_0202 pp. 81-86, da cui sono tratte le tabelle seguenti)
Sottolineiamo come nel 2012 lo scavo del tunnel ancora non fosse incominciato, ma da oltre un anno era in preparazione il cantiere, con sbancamenti di terreno, creazione dei piazzali, preparazione degli impianti e scavo per approntare la berlinese, non ci pare appropriato di conseguenza chiamare quelle analisi, come fa Ltf, ante operam. Anche i tecnici di Arpa sembrerebbe di questo avviso nel momento in cui nella Valutazione dei risultati del monitoraggio ambientale. Fase di ante-operam, scrivono “l’analisi dei dati espressa dal proponente, a conclusione delle campagna Ante Operam, non riporta indicazioni in merito alle attività di cantiere in corso durante i prelievi, come sarebbe opportuno fare, in particolare in corrispondenza delle giornate nelle quali si è ottenuto un riscontro positivo (da 0,17 a 0,89 ff/l d’amianto)” (Prot. 107126, p. 12). Attività di cantiere nell’ante operam…un capolavoro!
Sempre a proposito del monitoraggio delle fibre d’amianto alla Maddalena leggiamo sul verbale della riunione del 9 agosto 2012 fra Arpa e le ditte Geodata, Venaus Scarl, Eraclito, Fenice e Ltf: “l’analisi qualitativa delle fibre ha dimostrato la presenza di tremolite, mentre le analisi geologiche indicano la probabile presenza di crisotilo, si ipotizza quindi l’esistenza di una altra sorgente probabilmente diversa da quelle note in valle, in quanto la distanza con il sito di Jouvenceaux fa ipotizzare la presenza di una sorgente intermedia ancora da identificare e su cui si dovrà indagare”. Ci piacerebbe sapere se Arpa è giunta a qualche conclusione su questa sorgente intermedia.
Pk 1+700 – 2+500, ovvero ora
Che per il tunnel geognostico della Maddalena fosse poco probabile incontrare fibre di amianto nelle rocce da scavo lo avevano più volte ripetuto i tecnici; scrive Ltf “la possibilità di rinvenire rocce contenenti minerali asbestiformi nel corso degli scavi deriva dalla presenza di corpi e livelli di metabasiti (anfiboliti), intercalati nei micascisti del Complesso di Clarea, visibili in affioramento in talune zone del tracciato. L’ubicazione di questi corpi in profondità è stata estrapolata sulla base dell’assetto geologico-strutturale, che ha consentito di individuare nella tratta compresa tra le progressive km 1+700 e 2+500, quelle a maggior rischio di rinvenimento con una probabilità stimata comunque medio-bassa” (PP2_MA1_LTF_0264_0_AP_NOT, p. 7-8). Proprio in questo momento lo scavo sta attraversando quella porzione di montagna.
Il problema è a valle
Ma se durante lo scavo del tunnel geognostico della Maddalena la probabilità di attraversare rocce contenenti minerali asbestiformi è medio-bassa, è praticamente certo che l’imbocco del tunnel di base a Susa è stato progettato dentro a un tratto di rocce contenenti amianto. Lo dicono i proponenti: “tali rocce sono caratterizzate dalla presenza ubiquitaria di amianto (tremolite, actinolite e crisotilo), in forma sia fibrosa che aciculare, e da concentrazioni in amianto totale altamente variabili. Considerando i risultati ottenuti dai sondaggi S9 ed S11 è quindi ipotizzabile che le metabasiti attese per circa 400 metri dall’imbocco E del Tunnel di Base siano caratterizzate da concentrazioni in amianto localmente anche elevate; la variabilità nei tenori in amianto rende difficile la previsione di un sistema di scavo che permetta una discriminazione certa del marino ‘pericoloso’ e non. Per questo motivo, alla luce della tipologia di cantierizzazione richiesta per lo scavo in roccia amiantifera e della classificazione del codice CER 170503*, tutto il prodotto di scavo ottenuto lungo il tratto ascritto alla formazione OMB (prasiniti e scisti prasinitici) è considerato ‘rifiuto pericoloso’.” (PD2_C3B_2012, p.28)
Dato che la frase “concentrazioni in amianto localmente anche elevate” significa ben poco, come hanno rilevato anche i tecnici della Regione Piemonte, vi mostriamo i grafici dei sondaggi S9 e S11, la linea rossa in basso nel grafico rappresenta il valore della concentrazione soglia di contaminazione (1000 mg/kg) stabilita dal D. Lgs. 152/2006.
Il valore del campione S11 18 C8 è fuori scala, avendo una concentrazione di 401.100 mg/kg, vale a dire 400 volte oltre la soglia di contaminazione.
56 milioni per 261 treni
Ma a quanto ammonterebbe il volume di roccia considerato ‘rifiuto pericoloso’ perchè potenzialmente contenente amianto? A pagina 35 del documento Gestione del materiale contenente amianto(PD2_C3B_2012) vengono riportati questi numeri:
-volume totale in banco di roccia contenente minerali asbestiformi: 100.000m3
-volume totale sciolto di roccia contenente minerali asbestiformi: 160.000m3
-peso specifico del materiale di scavo sciolto: 2 t/m3
Di conseguenze i proponenti prevedono di estrarre 320.000 tonnellate di rocce amiantifere.
E cosa si fa di questo materiale considerato “rifiuto pericoloso”? Ltf propone di metterlo in delle big bag contenenti mezzo metro cubo di materiale, per la precisione hanno calcolato di riempire 1937 big bag al giorno per un totale di322.332 big bag, e spedirlo tramite ferrovia in Germania. Si tratterebbe di 9918 container di materiale vale a dire261 treni contenenti materiale potenzialmente amiantifero che dalla Val di Susa partono in direzione Germania. Tutti questi numeri li trovate alle pagine 35 e 36 del documento Gestione del materiale contenente amiantoPD2_C3B_2012.
Sono numeri enormi, e chi accusa i valsusini di preoccuparsi per nulla farebbe bene a tacere. Ma un abitante, mettiamo del Veneto potrebbe pensare: “scavano un tunnel dentro a rocce amiantifere in Val di Susa, problemi loro che vivono affacciati al cantiere”. E invece no, perchè i costi di quest’opera li pagheremo tutti, o meglio, li pagheranno i figli di tutti. Prendiamo proprio la faccenda amianto. Nel documento Analisi nuovi prezzi – Opere in sotterraneo – Lato Italia (PD2_C30_8100) a pagina 15 viene indicato un costo del “maneggio rocce verdi” al 2012 di 33,25€ a tonnellata, e come “prezzo per il conferimento dei materiali di scavo amiantiferi a discarica speciale – Trasporto via ferrovia” 141,65€ a tonnellata, per un totale di 174,90€/t. In questo documento del 2013, viene stimato un totale di 270.000 tonnellate, ma seguendo i parametri della Gestione del materiale contenente amianto, redatto nel 2014, le tonnellate sarebbero 320 mila. E basta una moltiplicazione per sapere che 320 mila tonnellate al costo di 174,9€ l’una producono un totale di 55.968.000€.
56 milioni di euro per stoccare e trasportare dalla Val Susa alla Germania 216 treni di rocce contenenti amianto. E tutto questo per un’opera inutile, che costerà per il solo tunnel di base almeno 10 mila milioni di euro. Noi valsusini ci preoccupiamo anche per l’amianto, ma tutti quanti dovremmo preoccuparci per questo buco nero nei soldi pubblici.
P.S. Nella delibera CIPE 57 del 2011, che approvava il progetto preliminare della tratta transfrontaliera, si prescriveva per la progettazione definitiva, per quanto riguarda la dispersione di fibre di amianto, di “prevedere un efficace controllo della attività attraverso una rete di punti in prossimità del cantiere (immediato perimetro esterno) e al suo interno in postazioni strategiche (stoccaggio marino, uscita galleria, frantoio, ecc.)” [corsivo nostro]. Sapete nel Piano di Monitoraggio Ambientale aggiornato al 6 giugno 2014 (PD2_C3C_2060, p. 97) quanti punti di monitoraggio dell’amianto ha previsto LTF all’interno del cantiere di Susa? Uno! Uno soltanto…
23/1/2014 www.notav.info/
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