Tecno-bio-capitalismo

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Ormai si può vedere chiaramente a chi giovi la “pandemia”. Infatti il Covid-19 non ci ha resi migliori, ma peggiori più di quanto già non lo fossimo. Il capitalismo è in piena rigenerazione economica, in piena “rivoluzione” (meglio chiamarla “reazione” per non fare confusione semiotica), in piena deregolamentazione e liberalizzazione su scala mondiale. Ciò che sono i Pandemic Bond, gli Eurobond, i Recovery Fund, il Mes e tutti questi artifici economici e finanziari, ci ricollegano ai magnati del World Economic Forum di Davos, che riunisce le 1000 più grandi multinazionali mondiali, quelle che da un lato stanno devastando il nostro pianeta su tutti gli aspetti del reale e, dall’altro, ci indicano come sia veramente insostenibile il modello economico che propongono.

Basta guardare i documenti sul Recovery fund dell’Unione Europea e del governo italiano per constatarlo. Il Foro Economico Mondiale spinge verso la Quarta Rivoluzione Industriale che, secondo i suoi documenti, consisterà nell’eliminazione di circa 800 milioni di posti di lavoro nel mondo industrializzato, non eliminando però le operaie etiopi nelle serre olandesi in Etiopia che vengono pagate 60 centesimi al giorno, poiché costano meno di qualsiasi macchina digitale.

La cibernetica diventerà economia, sanità, welfare e finanza. Questo meccanismo ha bisogna del partenariato pubblico-privato, in cui lo Stato, attraverso una diversa organizzazione sociale, dei trasporti e dei servizi, attraverso leggi e disposizioni ad hoc, esegua alla lettera tutto ciò che il Forum Economico Mondiale prevede. Questa Rivoluzione Industriale per essere attuata ha bisogno del nostro cambiamento del nostro stile di vita e dell’ambiente, puntando addirittura allo sfruttamento dei mari e degli oceani, mascherato con il dispositivo abusato delle parole “compatibile e sostenibile”: un’ingente operazione di greenwashing. Il sistema di trasporti “sostenibili” non si riferisce infatti al tipo di carburante, ma al fatto che le auto e i treni potranno essere senza conducente, aerei senza equipaggio e droni telecomandati che porteranno le merci. Nuovi aeroporti e nuove linee ferroviarie alta velocità sono la loro “mobilità sostenibile”.

Non è distopia o fantascienza, ma tutto previsto nei documenti del WEF e riportato nel libro dell’ambientalista Sonia Savioli dal titolo “Il giallo del Coronavirus. Una pandemia nella società del controllo”. La scrittrice, dopo aver analizzato molti documenti, spiega come questa Quarta Rivoluzione Industriale prevederà la “pesca sostenibile”, che consisterà nella sovvenzione statale per incrementare gli allevamenti intensivi di pesci, che sappiamo quanto siano insostenibili nei mari con lo sversamento di tonnellate di antibiotici e di disinfettanti.

Sempre secondo l’inchiesta, “l’economia del futuro” prevederà l’estrattivismo 2.0 con robot “sostenibili” che andranno sul fondo degli oceani per cavare i minerali, metalli rari, e altro con le miniere estese come una provincia in Asia, Africa o America Latina. Si tenterà di far passare come fondi per l’energia alternativa gli stanziamenti e i permessi per trivellare terre e mari alla ricerca di giacimenti di gas e l’acquisto di centinaia di milioni di veicoli elettrici, la cui elettricità verrà prodotta con gas e petrolio e la cui produzione devasterà ancor più il pianeta. Verranno stanziati migliaia di miliardi a livello europeo per riempire le multinazionali; cominciando dalla Pfizer per finire con Tesla. Tutte le industrie multinazionali farmaceutiche e digitali verranno sommerse dalle elargizioni degli Stati.

Questo è quello che “i padroni del mondo”, come li chiamerebbe Giulietto Chiesa, sostengono essere il futuro per il mondo. Non solo! Anche il cibo e la carne sintetici sembrano essere i nuovi orizzonti per il biocapitalismo che, con la scusa di abolire in futuro gli allevamenti intensivi, punterà a monopolizzare il cibo attraverso la sintetizzazione di cibo in laboratorio con le stesse proprietà della carne. Questo ci dà il senso di come il capitalismo sia capace di rigenerarsi velocemente cambiando il suo spazio d’azione da un sistema, per esempio, di sfruttamento (come gli allevamenti intensivi) ad uno di iper-sfruttamento avanzato (come quello del cibo sintentico).

Infatti non si capisce come mai l’esigenza di questo cambio d’investimenti, dal momento che gli allevamenti intesivi si potrebbero benissimo abolire senza le bistecche sintetiche, poiché l’ideale per una vita sana sarebbe mangiare meno carne e meno proteine. Ma il modello economicistico sviluppista ci sorprende ancora perché sta già pensando anche al “pesce sintetico” definendolo ulteriormente “sostenibile”. Per i nuovi tycoon del Forum Economico Mondiale anche gli OGM sono considerati “sostenibili” in quanto porteranno all’eliminazione dell’uso di pesticidi, diventando così il cibo del domani. Peccato che le monocolture intensive, su cui la coltivazione di OGM è basata, non essendo naturale, hanno bisogno degli input per portare risultati. Gli input sono i pesticidi sparsi coi droni, ovvero la loro “agricoltura sostenibile”, ed è ciò che stanno finanziando con la scusa della “pandemia”.

Il Piano Great Reset, che si discuterà nel 2021 a Davos, lavora per consegnare al mondo un’economia monopolizzata nelle mani delle multinazionali. Non solo! La Quarta Rivoluzione Industriale vuole accelerare anche quello che è chiamato “capitalismo della sorveglianza”, fatto di riconoscimento facciale, biometria, identità digitale e videocamere poiché, come si percepisce dai loro documenti, temono rivolte popolari. Per questi motivi la digitalizzazione del controllo sarà altrettanto importante quanto la digitalizzazione della produzione e del commercio. Infatti si inizieranno a mettere le basi per una produzione completamente automatizzata con l’impiego di stampanti in 3D, già state pensate per produrre merci standardizzate senza l’utilizzo di manodopera umana, mentre il commercio digitale sarà sempre più appaltato ai colossi come Amazon di Jeff Bezos che, durante la pandemia, ha visto ammontare i sui profitti fino a 13 miliardi al giorno grazie a contratti neo-schiavili (secondo le previsioni, entro il 2026 arriverà a guadagnare un trilione di dollari).

I capitalisti del XXI secolo, inoltre, hanno promesso che elimineranno “tutte le barriere”, non delle discriminazioni, delle oppressioni o di quant’altro, ma le “barriere” intese piuttosto come tutti gli ostacoli al loro profitto privato, per esempio quelle già rarefatte leggi sull’ambiente, sulla salute e sui diritti dei consumatori. Ecco quindi che il partenariato, tanto lodato, tra pubblico e privato consisterà nel privato che detta la linea e lo Stato che esegue.

Come ha sottolineato Sonia Savioli, però, non bisogna perdersi d’animo perché quest’accelerazione che tanto vogliono, in realtà è dovuta alla crisi congiunturale del capitalismo globalizzato, che sta arrivando al suo “marasma finale”. Un segnale che ci dice con certezza che non può continuare questa economia basata da un lato sullo sfruttamento indefinito di essere umani e di risorse naturali, e dall’altra sul meccanismo del debito.

Già a marzo la saggista Naomi Klein (1), ci spiegò per bene che questa catena di eventi non era soltanto una prerogativa della crisi provocata dal Coronavirus, ma un progetto che la classe politica e i governi hanno perseguito per decenni e noto come “dottrina dello shock” secondo la categoria coniata da lei stessa nel 2007 in Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri. Gli shock della guerra, dei disastri naturali, delle crisi economiche portano a conseguenze che si configurano nel cosiddetto “capitalismo dei disastri”, nelle “soluzioni” di libero mercato pianificate in risposta a crisi che sfruttano ed esasperano le disuguaglianze esistenti: “Il modo in cui io intendo il capitalismo dei disastri è estremamente diretto: descrive il modo in cui l’industria privata si solleva per trarre profitto diretto da crisi su larga scala” – ha affermato.

Ciò che ci rimane, come no-global e anticapitalisti, è domandarci: che fare?

(1) https://readersupportednews.org/opinion2/277-75/61852-focus-naomi-klein-coronavirus-is-the-perfect-disaster-for-
disaster-capitalism

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

Pubblicato sul numero di gennaio del mensile

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