Terre Promesse
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Il titolo di questo libro, Terre promesse dell’autore alessandrino ormai abruzzese di adozione, anche se nelle sue storie non rinuncia mai a parlare di Alessandria, soprattutto quell’Alessandria che non c’è più e che può vivere soltanto nei ricordi di quelli che con l’età sono già un po’ avanti e, perché no, nella letteratura ci fa pensare ad un sogno, un sogno lungo e interminabile.
Terre promesse è una raccolta di racconti. C’è una certa difficoltà a trovare collocazioni editoriali per la pubblicazione di racconti che rappresentano certamente un genere molto difficile da elaborare.
Eppure Angelo Marenzana si cimenta nella storia breve come nel romanzo con grande bravura.
Terre promesse è come ho detto è una raccolta di racconti che Marenzana ha raccolto, in parte inediti e in parte pubblicati su diverse riviste e antologie e che nella stesura di questo libro sono ancora una volta passate sotto la lente di ingrandimento del loro autore. Dico questo conoscendo Angelo e so la sua pignoleria e il suo puntiglio del lavoro che fa riga su riga.
Questi racconti sono un viaggio in varie parti del mondo, i protagonisti fanno un viaggio nel passato che spesso affiora nel presente dove emergono quelle che sono state speranze, sogni, piccole storie personali, inquietudini.
Atmosfere spesso cupe, dentro drammi e anche episodi di violenza. Non c’è rassegnazione, ma voglia di riscatto perché, capita a volte che nella sconfitta possa esserci una orgogliosa reazione.
Posso aggiungere, come ha già fatto nei suoi romanzi, di genere ma ben vivi dentro la storia soprattutto quella del ventennio e degli anni immediatamente successivi, che Angelo Marenzana non si dimentica mai in questi undici racconti che compongono il mosaico del libro di rimanere legato alla memoria storica. Emerge la storia, la politica dentro il quotidiano dei personaggi.
Il racconto “Il confine del freddo” ambientato nell’Alta Valle Scrivia con la peste alle porte alla città di Genova, dove gli abitanti vengono decimati giorno dopo giorno da un nemico che non guarda negli occhi le proprie vittime e centinaia di corpi ammassati ovunque, aree bonificate e fossi comuni scavate grazie a un ultimo barlume di umanità per evitare che il contagio la faccia da padrone. Dove un nemico invisibile ha assunto le sembianze di topi e pulci ed è riuscito a piegare la città come nemmeno un’orda di feroci invasori.
Anche il racconto “Verso la terra promessa” la figura di Alexandre Lagovinskij colpito all’età di quattro anni dalla poliomielite che gli bloccò li sviluppo della gamba destra e lo rese claudicante, figlio di Leon un rivoluzionario ebreo come Trotzkj e suo maestro di pensiero. Un crimine avvenuto dopo l’omicidio del grande dissidente in terra messicana. Leon era caduto sotto i colpi di pistola sparati da una vettura in corsa di fronte alla porta di casa a tarda sera e gli uomini di Stalin si stropicciavano le mani per il successo dell’operazione. L’infanzia fu rovinata da quell’episodio e portò Alexandre a sognare la meta di Israele.
L’ultima sfida si richiama alla guerra di Yugoslavia, a Sarajevo con i cecchini in agguato e pronti a sparare sui civili.
Oltre a questi tre Il confine del freddo, Non come in guerra, La nochebuena, L’anello debole, Adah, Le mani di Santiago, Le case delle facciate bianche e Il triangolo del terrore. Undici racconti che muovono personaggi singolari, ne disvelano i pensieri e ne raccontano i fatti quando i sogni sono ancora possibili e a volte rimangono sogni e ogni personaggio, naturalmente personaggi di fantasia dell’autore, legato a periodi storici ben documentati.
Prestando a questo libro una lettura attenta e non con semplice spirito di divertimento faremo un viaggio nella memoria, un viaggio materiale e ognuno potrà affrontare la lettura secondo coscienza perché è un dato di fatto pensare che la memoria venga trafugata, può anche essere ma qualcuno deve avere il coraggio di rappresentarla e senza patemi o come proposta di un rito consolatorio,
Giorgo Bona
Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute
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