“The butterfly effect” e l’autonomia differenziata

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di Ninni Verardi

Un battito d’ali di farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo“.

E’ la formula fortunata con la quale il fisico Edward Lorenz nel 1960 sintetizzò la sua teoria sulla imprevedibilità dei sistemi complessi.

La suggestione di questa iperbole fece sì che essa venisse adottata quando comparve sulla scena mondiale la globalizzazione, in particolare per spiegare gli eventi di natura finanziaria.

Le epidemie non hanno aspettato che comparisse la globalizzazione, globalizzate lo sono da sempre.

Un colpo di tosse a Wuhan può provocare più di 590 mila morti negli USA, 300 mila in India,130 mila in UK ,110 mila in Francia ed oltre un milione in totale in Europa, un altro milione in tutto il Sudamerica, tra cui 450 mila nel solo Brasile. Ed in Italia, dove ci avviamo a superare il Regno Unito per numero di decessi ed essere primi in Europa, i morti sono tanti quanti furono le vittime civili della seconda guerra mondiale: il numero è controverso, ma l’ordine di grandezza è questo.

Si comprende quanto sia difficile vincere contro un nemico di questa portata, che nessuno lo dimentichi, non è un nemico che ti ha dichiarato guerra e con il quale ,con alcune concessioni, si può giungere ad una pace o almeno ad una tregua, no, è un fenomeno naturale, esiste in natura , ed obbedisce alle sue leggi, e l’uomo di fronte alla natura si scontra contro un avversario nettamente più forte.

Per contrastare la malattia mondializzata, e provare a vincerla, sono indispensabili solidarietà tra le Nazioni e politiche comuni: non può esistere alternativa. Non è neppure solidarietà, è intelligenza. Esattamente come è avvenuto a febbraio, marzo e aprile dell’anno passato, quando il nostro Paese è stato colpito per primo in Occidente e la tragedia italiana ha messo in moto una gara di solidarietà , e da tutta Europa, da tutto il mondo, sono arrivati da noi medici ,infermieri e materiale sanitario. E sarebbe bene non dimenticarlo. Ed ammalati gravi venivano trasferiti da Lombardia, Piemonte in ospedali del resto d’Italia, o anche in Germania , quando nel nord del Paese gli ospedali avevano esaurito i posti letto disponibili, soprattutto in intensiva e sub-intensiva, e nei reparti di malattie infettive e pneumologia.

Chi dice che dobbiamo imparare a convivere con il covid non sa quello che dice: non c’è alternativa alla vittoria, anche se ci vorranno anni. I virus non si possono annientare, convivono da sempre con noi, sono con noi ed in noi, anzi una parte del nostro Dna, fino all’8% del totale, è stato modificato dal loro ingresso nel nucleo delle cellule umane, il fenotipo della specie umana è quindi, per l’8%, determinato dai virus, ma il retrovirus Sarscov2 no, il Sarscov2 uccide. Non è l’AIDS, o l’epatite C, è una malattia respiratoria, ed un focolaio può diffondersi con una tale velocità che non ce la fai ad inseguirlo. La vittoria verrà, ma ci vorrà molto tempo, e quasi certamente saremo costretti ad inseguirla sempre con vaccini continuamente rivisti e modificati, e questa realtà imporrebbe al governo italiano di destinare una quota delle risorse del Recovery a convertire il settore farmaceutico italiano , una volta tra i primi al mondo, alla produzione di vaccini, perchè prima o poi, in una qualche formula, una concessione delle licenze dovrà venire, e si è visto dall’esempio di Usa ,UK e Israele che rendersi autonomi nella produzione è indispensabile.

Tutte le Nazioni insieme. E tutti i continenti, perché altrimenti più il virus circolerà, più si moltiplicherà più errori commetterà nel replicarsi e più varianti genererà e tra questi figli deformi del virus qualcuno resistente ai vaccini è molto probabile che ci sarà sempre. Ad oggi il 75% dei vaccini distribuiti è andato a soli dieci Paesi, e tra questi quelli nei quali hanno sede legale e fiscale le aziende farmaceutiche produttrici , hanno fatto da assopigliatutto sugli altri : UK, e Stati Uniti ed Israele, che sono tutt’uno. Si comprende che era inevitabile, ma ci vuole ben altro. Ci sarà sempre da qualche parte nel mondo un paziente zero che ti farà ricominciare tutto daccapo, e non ci saranno mai muri tanto alti da impedire agli uomini di spostarsi da un capo all’altro del mondo. Trump ha investito moltissimo nel muro al confine del Messico, ma il nemico non è venuto da lì, è sbarcato all’aeroporto Kennedy.

Tutto ciò sembrerebbe scontato. Pensare di combattere contro un simile nemico che attacca contemporaneamente su mille fronti andandogli contro in ordine sparso è demenziale. Non c’è chi non veda che l’affidamento della gestione del Sistema sanitario NAZIONALE alle Regioni da parte dello Stato sia stata una riforma pessima, forse quella peggio riuscita, abbia peccato di un eccesso di fiducia nelle qualità delle classi dirigenti regionali, abbia creato inaccettabili diseguaglianze tra gli italiani, anche perchè le risorse ancora oggi non sono distribuite equamente tra le diverse regioni, e di fronte ad un’epidemia non abbia retto già dai primi momenti, e se, come dicono le previsioni di virologi ed epidemiologi, anche alla luce delle cinque epidemie verificatesi negli ultimi due decenni, si potrebbero diffondere in futuro nuove zoonosi pandemiche, non metterci mano per correggere gli errori compiuti ,riproporre lo stesso schema, sarebbe un suicidio.

Tutto ciò sembrerebbe scontato. Pensare di combattere contro un simile nemico che attacca contemporaneamente su mille fronti andandogli contro in ordine sparso è demenziale. Non c’è chi non veda che in Italia l’affidamento della gestione del Sistema sanitario NAZIONALE alle Regioni da parte dello Stato sia stata una riforma strutturalmente pessima, forse in assoluto quella peggio riuscita, abbia peccato di un eccesso di fiducia nelle qualità delle classi dirigenti regionali, abbia creato inaccettabili diseguaglianze tra gli italiani, anche perchè le risorse ancora oggi , a distanza di più di quattro decenni dall’istituzione del SSN, non sono distribuite equamente tra le diverse regioni, e di fronte ad un’epidemia non abbia retto già dai primi momenti, e se, come dicono le previsioni di virologi ed epidemiologi, anche alla luce delle cinque epidemie verificatesi negli ultimi due decenni, è probabile che in un futuro non lontano si verificheranno nuove zoonosi pandemiche ad eziologia virale, non metterci mano per correggere gli errori compiuti ,riproporre lo stesso schema sarebbe un suicidio.
E mentre in tutto il mondo gli scienziati sono concentrati nel tentativo di individuare l’origine del Sarscov2, nel sequenziare il suo Dna per scoprire l’insorgenza di varianti per poter rispondere con vaccini sempre aggiornati ( ancora oggi ci stiamo vaccinando nei confronti di una versione di virus che non circola quasi più in Italia) ed ,in particolare, nell’individuare i luoghi nel mondo in cui sussistono le condizioni ideali per l’ insorgenza delle possibili future epidemie( ed uno dei cinque territori supposti purtroppo è in Italia, la valle padana), in Italia il dibattito attuale vede in prima pagina la discussione sul numero consentito di avventori al tavolo dei ristoranti.
Da noi i nostri migliori scienziati sono oggetto di dileggio , derisi , insultati, definiti gufi, iettatori e portasfiga: ” Lei è un esperto di zanzare anofele ! ” il leghista Borghi al prof. Crisanti, ignorando che la malaria fa 400 mila morti ogni anno nel mondo, ” Lei è il Davigo dei virologi, Davigo arresterebbe tutti, Lei chiuderebbe tutti in casa” , Bruno Vespa rivolto al prof.Galli a Cartabianca , ed ,in contemporanea su “La 7″ , Marcello Sorgi parlando del prof. Galli ” Ha sbagliato clamorosamente le previsioni sulle conseguenze delle aperture del 26 aprile” , come se un clinico fosse un indovino e non un consulente delle autorità politiche che deve necessariamente raccomandare la prudenza. Un fuoco incrociato, ma anche prove generali di regime, che viene sempre annunciato dai menestrelli e dagli aedi, lesti ad annusare l’aria che tira: è ampiamente prevista la vittoria alle prossime elezioni dei don Ferrante e donna Prassede di casa nostra, e loro, prudenti, si posizionano, non sia mai che non li facciano apparire più in Tv a fare pubblicità ai loro libri.

LA LEZIONE CHE SI RICAVA DAL RISCONTRO OGGETTIVO DELLE CONSEGUENZE DEL TRASFERIMENTO DI UNA MATERIA FONDAMENTALE COME LA SALUTE DALLO STATO ALLE REGIONI E’ che LA REGIONALIZZAZIONE DELLA SANITA’ IN CASO DI EPIDEMIA E’ CONTROPRODUCENTE e NON TENERNE CONTO E’,DA PARTE DI STATO CENTRALE E REGIONI,NON SOLO DEMENZIALE, COLPEVOLE: significherebbe ignorare 126 mila morti, ufficiali, perchè ISTAT ed INPS non sono d’accordo, dicono che sono parecchi di più. Eppure
in Italia da tempo è in atto un tentativo di dividere quello che è unito, un processo sciagurato che mira a smembrare l’unità della Nazione, introducendo surrettiziamente una legge denominata subdolamente “Autonomia differenziata” (“autonomia “è una bella parola) basata sul trasferimento dallo Stato centrale ad alcune Regioni che ne hanno fatto richiesta della potestà legislativa e del potere di gestione di ulteriori materie fondamentali , fino a ventitre, con il conseguente corredo di risorse finanziarie, risorse che verrebbero inevitabilmente sottratte ad altre regioni, anche le più povere.
La balcanizzazione dell’Italia, la fine della Repubblica italiana “una e indivisibile”. In Spagna, per qualcosa di simile, ti condannano dai nove ai tredici anni di isolamento in carcere, non ti lasciano certo il telefonino, e puoi vedere i tuoi familiari una volta ogni tre mesi, oppure sei un latitante inseguito all’estero da un mandato internazionale di arresto ,e se sei stato eletto parlamentare europeo, non ti fanno neppure avvicinare all’aula di Strasburgo, perché il governo del tuo Paese non ti ratifica l’elezione, e perdi l’immunità di parlamentare europeo.
Probabilmente una reazione da parte dello Stato centrale di una violenza estrema, non condivisibile totalmente e non condivisa a livello europeo, dove tutti si sono tenuti lontani dalla verminosa questione catalana, che affonda le sue radici in tempi antecedenti la guerra civile, ma comunque va detto che la reazione del governo di Madrid è dettata dalla consapevolezza che il confine tra autonomia e separatismo può, in talune condizioni, dimostrarsi labile, e può virare con il mutamento del contesto nazionale ed internazionale. In buona sostanza Madrid , a prescindere da chi si trovi al governo , considera il processo in atto nella regione catalana un atto eversivo, di qui la massima severità nel punirne i responsabili.
C’è insomma la preoccupazione di chi ritiene che la tenuta di una democrazia giovane come quella spagnola, arrivata con trenta anni di ritardo rispetto alla nostra, è ancora troppo fragile per potersi permettere di consentire ,o peggio coltivare, istanze centrifughe (il che pone a noi inevitabilmente l’interrogativo: siamo sicuri che la nostra è più solida della giovane democrazia spagnola?)

Ma egualmente se ci spostiamo sull’altro fronte caldo in Europa, la questione scozzese (e qui al contrario ci troviamo nella più antica democrazia), dove infatti la richiesta di autonomia è diventata nel tempo autentico progetto separatista , con un’accelerazione dovuta negli ultimi anni all’ esito del referendum sulla Brexit, il No irremovibile di Londra viene motivato mettendo al primo posto la sicurezza nazionale: una Scozia che diventa “altro” rispetto alla madrepatria lascia scoperto il fronte nord della difesa nazionale, il più delicato sul piano strategico, e quindi non se ne parla neppure. Motivazione difficilmente superabile. Si fa presente che la Scozia conta cinque milioni e quattrocento mila abitanti, su sessantasei milioni dell’intero UK, in Italia le tre regioni sommano poco meno di venti milioni di abitanti su sessanta, con il 40% del Pil: l’intervento sarebbe fortemente demolitivo, e la prognosi è riservata.

Prevedo la tesi avversa: tu confondi l’autonomia con il separatismo, noi vogliamo solo gestire le nostre risorse con i nostri amministratori, perchè questo avvicina governanti e cittadini, “Padania libera” e ” padroni a casa nostra” non lo dice più nessuno ( o quasi). Sarà, ma sentite cosa risponde Luca Zaia all’ intervistatore del ” Corriere” mercoledì 2 giugno, che gli chiede: ” E se il progetto non dovesse arrivare in porto?” “Non so cosa potrebbe succedere. La storia non si può fermare. Quando meno te lo aspetti arriva un “bing bang” che sconvolge tutto. Ricordate la caduta del Muro di Berlino? Sembrava impossibile, eppure, in poche ore venne giù tutto. E lo stesso rischia di succedere in questo Paese se le istanze dei cittadini ( ricordo che nel referendum veneto si espressero per il sì oltre 2 milioni e 270 mila persone) non saranno ascoltate “.
Interessante il paragone, la dissoluzione dell’URSS e quella possibile della Repubblica italiana ” una ed indivisibile “. E poi, la rabbia ” dei cittadini” brandita come strumento di pressione politica, l’effetto ” Capitol Hill 6 gennaio 2021 “. Piccoli Donald Trump crescono.
Ma c’è un giornalista, uno solo, in Italia che dica a questo signore, numero tre nella classifica dei leader che riscuotono maggiore fiducia dagli elettori, dopo Draghi e Conte ( Ilvo Diamanti su ” Repubblica”) che quel referendum, peraltro consultivo, non vale niente, perchè intervenendo su discipline che coinvolgono tutti gli italiani, in quanto si sposta ricchezza, in risorse economiche, e non solo di spesa corrente, ed in beni che sono di proprietà di tutti gli italiani, come quelli artistici, culturali, architettonici ecc… e si pretende di gestire asset di importanza nazionale, strategici, come porti ed aeroporti costruiti peraltro con denaro di tutti gli italiani, il referendum quantomeno avrebbe dovuto essere celebrato nell’intero Paese? E sorvolo per questioni di decenza sul quesito referendario.

La bellezza della democrazia è nella diversità, ma il federalismo è un’altra cosa. Significa tenere unito quello che è diverso per storia, lingua, tradizioni, cultura, religione , non dividere quello che è unito. Unito da oltre un secolo e mezzo, ed attraverso le pagine migliori della nostra Storia.

A proposito di Muro: nel 1989 la classe politica della Repubblica federale tedesca comprese immediatamente la portata storica della caduta del Muro, e non esitò un secondo, pur nella consapevolezza che, se da un lato non c’era nessuna potenza che avrebbe voluto e potuto contrastare il processo di riunificazione, annettersi poco meno di un terzo della Germania, che per oltre quaranta anni era rimasto tagliato fuori dall’economia di mercato, avrebbe avuto dei costi ingentissimi. La tensione ideale dell’intera classe dirigente fu fortissima: Helmut Schmidt, l’ex cancelliere, disse del suo rivale in carica Kohl che ” aveva afferrato al volo il manto della Storia”. Non era in gioco una questione di soldi, ma il destino della Nazione tedesca.

In Italia i dirigenti delle regioni più ricche si comportano come i passeggeri di prima classe del Titanic, che di fronte alla notizia dell’ inevitabile ed imminente affondamento del transatlantico garantito come inaffondabile sostenevano ,ritenendolo normale, che le poche scialuppe di salvataggio che si sarebbero potute calare in mare dovessero essere riservate a loro che avevano pagato cifre elevatissime per la traversata, e non si limitarono a sostenerlo, ma pretesero, ed ottennero dai comandi ,che le cancellate che normalmente erano chiuse a chiave per impedire ai passeggeri di terza classe di salire sui ponti di prima e seconda classe, rimanessero chiuse fino a quando non si fossero messi in salvo loro. Fino a quando le cancellate non vennero abbattute da quei poveri disgraziati. Per coloro che si appassionano a questa vicenda, che in un’ora e mezza racchiude una metafora tragica delle vicende umane, si ricorda che un gran numero delle enormi scialuppe era stato eliminato all’ultimo momento perchè si era visto che impedivano ai passeggeri di prendere il sole sulle chaise longue dei ponti di prima e seconda classe e la somma dei biglietti dei passeggeri della classe di lusso e della prima classe, per quanto questi avessero costi pazzeschi, non avrebbe potuto mai coprire i costi di esercizio dell’attraversamento dell’Atlantico, senza il contributo dei biglietti dei duemila e più emigranti stipati nei letti a castello dei piani bassi, i primi ad allagarsi.

E’ esattamente lo stesso il concetto che guida una classe politica inadeguata, ma cinica e determinata, disorientata nello spazio e nel tempo: succeda quello che deve succedere all’Italia, ragionano questi nuovi statisti, comunque io mi devo salvare ,e comunque devo stare meno peggio del resto degli italiani. Quindi io stacco gli ultimi vagoni, così il treno, “la locomotiva del nord”, correrà alla velocità dell’Europa più ricca.

E’ un progetto miserabile ,che scommette sul declino dell’Italia, e certamente lo determinerà se lo si lascia arrivare a compimento. E’ un distillato di puro leghismo ,e del leghismo della prima ora: si legga l’ intervista a Maroni su Repubblica, di Roberto Rho, del 29 dicembre 2018: “Salvini ha davanti a sè un’occasione storica…..portare a compimento il sogno della Lega, cullato per decenni, da Miglio in poi….non credo che la perderà”. Per essere chiari il sogno è proprio “Padania libera”, l’indipendenza della Padania, scaricando la zavorra chiamata Italia.
Quindi “il manto della Storia” cingerà anche le spalle di Salvini!!! Salvini come Helmut Kohl, ma con il manto indossato al rovescio . Delirium tremens.

Lo scenario è di desolazione. In un’Italia diventata “un’espressione geografica “, il Lombardo-Veneto, la cui riunificazione all’Italia è stata pagata con la vita di migliaia di giovani italiani, italiani del nord, del centro e pure dei ” cafoni” meridionali, oggi rinnega la sua identità nazionale. Ed in maniera grottesca intona, per marcare le differenze di appartenenza con il resto degli italiani e con ” Roma ladrona”, al posto dell’inno di Mameli, il coro del Nabucco, sì, quello, proprio quello che cantavano i patrioti del Risorgimento, quelli di VIVA V.E.R.D.I. ,per far arrabbiare gli austriaci, la ” .. vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco…”. Non credo che i poveretti siano a conoscenza che nel 1946, nella Scala appena ricostruita dopo i gravi danneggiamenti provocati dai bombardamenti, Arturo Toscanini, rientrato in Patria dopo i lunghi anni negli Stati Uniti, risale su quel podio dove anni prima era stato schiaffeggiato per il rifiuto sdegnato di eseguire ” Giovinezza”, e sceglie il ” Va’ pensiero ” per ricongiungere idealmente il primo Risorgimento con il secondo, che aveva appena dato il suo contributo eroico pagando un prezzo immane per restituire libertà e dignità alla Patria in un Paese che usciva sconfitto distrutto e mutilato. Qual è il disegno politico di questi ” serenissimi in doppiopetto?”

L’aggancio alle economie dominanti del nord Europa. Coltivano l’ambizione di diventare il retrobottega dell’economia tedesca, un satellite la cui orbita ruota attorno a Berlino, una colonia che dovrebbe entrare a far parte di un pangermanesimo economico in una posizione certamente subalterna, ma non fa niente, purché questo continui a garantire “gli schèi “. Sono soddisfazioni.

La” STRATEGIA del CAPANNONE”, che ha avuto successo nel determinare lo sviluppo dell’economia del ricco nord-est, una crescita forse troppo rapida, non supportata adeguatamente da un progresso culturale, dovrebbe decidere i destini della Nazione ! E reclamano il ristoro del “residuo fiscale”, un’invenzione bella e buona, una montagna di miliardi che loro si attribuiscono unilateralmente( Maroni dice che alla Lombardia spettano 50 mld all’anno).Il residuo fiscale ha la stessa dignità del ” sarchiapone ” di Walter Chiari e Carlo Campanini: LE REGIONI NON PAGANO LE IMPOSTE , SONO I CITTADINI CHE PAGANO LE IMPOSTE. Il modello lombardo della sanità coincide ,nella prima ondata della epidemia, con il più alto numero di decessi al mondo in un territorio, e ciò avviene nella regione piu’ ricca d’Italia, ebbene sentite: ” Ho suggerito al premier Draghi di estendere all’Italia il modello-Lombardia …” è l’ultimo esempio di humor nero di M. Salvini . Ed ancora Zaia, nell’intervista citata sopra: ” Guardi … come abbiamo gestito una situazione complessa come la pandemia. Le Regioni ci sono, sono efficienti e rivendicano di essere coinvolte in prima linea ” .
Orbene, il Veneto nella prima ondata si è comportato benissimo, ed i numeri parlano chiaro: Vo’ Euganeo isolato prontamente, pazienti isolati ed immediato tracciamento con individuazione dei loro contatti nei giorni precedenti, un gran numero quindi di tamponi molecolari al giorno, una apparecchiatura per processare migliaia di tamponi di cui esistevano pochi esemplari al mondo fatta acquistare immediatamente dal prof. Crisanti di Padova grazie alle sue conoscenze personali, e questa politica ha certamente salvato migliaia di vite, nonostante la vicinanza geografica con le province lombarde maggiormente colpite. Nella seconda ondata il prof. Crisanti è stato messo da parte, esattamente come fece Trump con Anthony Fauci, ed il numero di decessi nel Veneto è stato elevatissimo, nonostante un’esperienza ed un’organizzazione consolidate. Intendiamoci: il virus è un nemico fortissimo, ed ha fatto quello che ha voluto ,o quasi, ma quel quasi dipende da noi.

Se a loro dovessero essere destinate queste risorse ,a qualcun altro dovrebbero essere sottratte. Non c’è chi non veda che così si intona il “de profundis” per il Mezzogiorno, i cui indicatori economici e sociali sono, da troppi anni, da brivido. Un esempio per tutti: Reggio Emilia,180.000 abitanti, impiega in bilancio 80 milioni per i servizi sociali, Reggio Calabria, egualmente 180.000 abitanti ne impegna solo 80 mila euro. Pazzesco !

Poi, secondo l’Istituto superiore di Sanità addirittura l’aspettativa di vita tra un napoletano ed un milanese registra ben quattro anni di differenza ( prof. Walter Ricciardi, ex presidente dell’ISS, 2017). Trattenere al nord ulteriori risorse, in un Paese che alla vigilia dell’epidemia del 2020 denunciava una ricchezza nazionale ancora inferiore di un decimo rispetto a quella precedente alla crisi del 2008, sarebbe il colpo alla nuca del Mezzogiorno. Ma se questa sciagurata riforma passasse non sarebbe solo il Mezzogiorno a pagare il prezzo più elevato, è l’Italia a finire. E’ il possibile, e temibile effetto domino, con un ritorno all’Italia degli atlanti politici della prima metà dell’ ‘800,con Regioni- staterelli in competizione tra loro, anzi, eternamente rissosi, in uno Stato debolissimo, assente, Regioni forti in uno Stato debole. Un esempio di questa debolezza : il governo nei primi giorni di marzo 2020 invia centinaia di uomini dell’Esercito, della Polizia di Stato ,dei Carabinieri in val Seriana per costituire una cintura sanitaria, ma questi rimangono tre notti in albergo, e poi il governo ordina il dietrofront.

Il governo, i due governi, hanno rinunciato ad esercitare i poteri che gli attribuisce la Costituzione nel corso di epidemia, ed anzichè avvalersi dell’art.120, ricorrono al Tar, come farebbe un cittadino qualunque! Cinque Regioni a Statuto Speciale, almeno tre speciali di fatto,( queste ultime con un Pil complessivo di ben 700 mld) costituiscono uno scompenso per l’unità della Nazione che il Paese non potrebbe reggere: quanto ha influito nel progetto di autonomia del Veneto, che non poggia su nessuna rivendicazione storica ed identitaria ma solo su una cupidigia di maggiori poteri e risorse economiche, il contagio ai suoi confini di due regioni a statuto speciale, con i loro benefici ?e per l’Emilia-Romagna, egualmente, il confinare con due Regioni che ambiscono ad uno status di Regioni autonome? Ecco l’effetto domino: non è un pericolo, è uno sgretolamento già in atto.
La prima conseguenza sarà l’ inevitabile esodo in massa di forza lavoro dalle regioni del Sud, popolate di vecchi e di conseguenza ingestibili, poi il collasso del sistema sanitario nazionale a vantaggio della sanità privata, e pure la fine della scuola pubblica con massicci finanziamenti alla scuola privata, dove potendo decidere i programmi scolastici in piena autonomia potrebbe accadere che verrebbe dato risalto allo studio del pensiero di Gianfranco Miglio, più che a quello di Croce e Bobbio, ed Umberto Bossi, completamente riabilitato, sarebbe raccontato come un Simon Bolivar. Le restanti regioni che si accontenteranno delle briciole cadute da una tavola ben imbandita: è la teoria del “gocciolamento” di cui parla Gianfranco Viesti. Roma non conterebbe più niente, e non solo per la inevitabile dismissione di gran parte della burocrazia statale che sarebbe sovradimensionata in seguito alla perdita di tante materie diventate di competenza delle Regioni, e pure le Regioni del centro Italia avviate ad una inesorabile “meridionalizzazione”. L’ingovernabilità sicura. Lo sfascio totale, peraltro in un contesto europeo caratterizzato da instabilità, nell’ambito del quale può succedere di tutto. E’ l’Italia ” nave senza nocchiere in gran tempesta”, un barcone parecchio malandato, che imbarca acqua, con le inevitabili tensioni sociali a bordo.

Il comma 3 dell’ art.116 della Costituzione è una mina che vaga da venti anni ed oggi rischia di aprire una falla ,e la nave non va più. In quanto ad alcuni presidenti di Regione (soi-disant “governatori”, come se l’Italia fosse una repubblica federale), anche, o meglio, addirittura ,di Regioni meridionali, che si sono inseriti in questo filone, ritenendo il progetto autonomista ineluttabile, il loro meschino “vengo anch’io” li qualifica come i veri apprendisti stregoni. Pur consapevoli di dover subire in futuro una sottrazione di risorse, sono talmente allettati dalla prospettiva dei maggiori poteri di gestione, e di conseguenza maggiori fonti di consenso, da non accorgersi di recitare un ruolo eterno, e tragico, quello degli utili idioti.

La conferenza delle Regioni, le cui sedute non sono pubbliche ,è diventata il tavolo di un’ interminabile ed estenuante trattativa tra il Governo ed altri venti esecutivi, con il Parlamento relegato ai margini del processo decisionale. Per dirla tutta, costoro sono, in virtù della forza del mandato conferito loro dal sistema elettorale, nelle loro regioni padroni assoluti dell’esecutivo e del legislativo, e fanno politica nazionale. Un corto circuito istituzionale senza precedenti.

La maggioranza è costituita da regioni governate da giunte di centrodestra, il che fa sì che questa somma di esecutivi costituisca di fatto un contropotere che si contrappone al Governo, soprattutto quando questo è sostenuto da una maggioranza di segno opposto. Altro fatto significativo: gli ultimi due presidenti di questo alto consesso, non regolato da nessuna legge dello Stato ma sostanzialmente autogestito e basato su una sorta di spontaneismo, sono tra quelli in prima fila nell’ avanzare le rivendicazioni dell’autonomia per le loro regioni.
Come possono rappresentare anche le istanze delle regioni del Mezzogiorno, che a tutti gli effetti costituiscono la parte offesa in questa contrapposizione ?Questo aspetto grave, espressione di quella presa di potere aggressiva ed arrogante in atto da tempo, viene duplicato dalla nomina a ministro della Repubblica per gli “Affari regionali e le autonomie” prima della leghista e veneta Erica Stefani, (una ministra della Repubblica che sventola al posto del Tricolore la bandiera con il leone di San Marco, come se fosse un agente delle Assicurazioni Generali !) nel governo gialloverde, ed oggi della forzista Mariastella Gelmini, lombarda, e già membro della commissione regionale dell’autonomia per la Lombardia!

Lo stivale” , privato del necessario flusso di risorse , rischia la cancrena delle sue estremità, e sarà forte in quel momento la tentazione di amputarle.

Il consenso è il demone maledetto che divora l’ego ed alimenta le mire di quelli che dicono ” i veneti” ” i lombardi”, dimenticando che Veneto, Lombardia sono solo delle espressioni geografiche, e che si sentono obbligati ad un ossessivo protagonismo perché eletti e da rieleggere direttamente, e si contrappongono ad un potere centrale “mai eletto da nessuno”. Essi costituiscono ormai la terza Camera, vero luogo oscuro della democrazia, in un momento di grave crisi politica ed istituzionale della Repubblica, determinata principalmente dalla perdita della centralità del ruolo del Parlamento della Repubblica. Ossessionati del consenso, la stella polare che guida i loro comportamenti e decisioni, hanno danzato , non tutti per la verità, un balletto indecoroso sulle riaperture e chiusure nell’ “Italia a colori” , reclamando maggiori poteri nei confronti del governo centrale, ma sfuggendo di fronte alla responsabilità di chiudere, lasciandola al governo, mentre si attribuivano i meriti delle riaperture, anche in linea ed obbedienza ai loro leader nazionali, che sono aperturisti e per ” le libertà degli italiani”.
Se questi governanti, in tutto simili ai “sonnambuli ” del famoso libro di Christofer Clarke, i capi delle nazioni europee alla vigilia della Grande guerra, che erano perfettamente consapevoli che stavano avviandosi verso il baratro, e anche sull’orlo di esso non fecero assolutamente niente per impedire di caderci dentro, alzassero lo sguardo dalle trame sottobanco del percorso che sino ad oggi ha contrassegnato il progetto dell’autonomia differenziata ( un governo dimissionario ed in carica solo per il ” disbrigo degli affari correnti”, vale a dire ” in articulo mortis ” ,che firma nottetempo un pre-accordo con tre Regioni a soli quattro giorni dalla elezioni politiche generali segna un passaggio tra i più oscuri ed inquietanti della nostra storia recente) ed aprissero un atlante di geografia, non potrebbero non vedere la posizione dell’Italia nel Mediterraneo tornato al centro dell’interesse mondiale, con la rinnovata attenzione della nuova amministrazione americana, con la vocazione imperiale dichiarata dei Putin (la eterna ricerca ossessiva dei ” mari caldi !”) e degli Erdogan, le loro mire di dominio sulla Libia , anzi sulle due Libie , concretizzatesi negli ultimi mesi con una massiccia presenza militare, e dove il rischio reale è che si giochi il secondo tempo della partita siriana, e sui giacimenti di gas e petrolio nel mediterraneo orientale, dove da molti anni è presente l’ Eni ( che è il vero protagonista della nostra politica estera) che prima o poi saremo costretti a proteggere, e poi ancora le flotte delle marine di Russia e Cina che vi vengono ad effettuare le esercitazioni navali congiuntamente ( primavera del 2015).

Qualcuno dia loro la notizia ferale che da un pò di tempo confiniamo con Russia e Turchia, visto che il mare non è altro che la parte blu del suolo patrio, e che la Storia insegna cosa succede prima o poi alle nazioni confinanti con loro, che si tratta del terzo e quarto esercito piu’ potenti al mondo, e chissà perché investono tante risorse nei loro armamenti, che l’Albania, che da noi viene considerata alla stregua di una dependance del nostro Paese, non lo è affatto, e si è fatta convincere da Ankara a far addestrare i suoi militari da istruttori turchi: la Libia, l’Albania, solo un secolo fa la

Turchia era lì, e la Storia è come l’acqua, prima o poi ritorna dove un tempo scorreva. Ed anche i fantasmi del 1914 sembrano voler ritornare.

Qualcuno avverta quelli che “ho difeso i confini del mio Paese”, ed anche ” i patrioti” loro alleati, che la frase potrebbe in futuro essere meno ridicola di quanto non appaia oggi. E li avverta anche che negli ultimi tempi i turchi ci hanno accusato di lasciar morire i migranti in mare, il che ci avvicina al giorno in cui Erdogan eserciterà lo stesso ricatto utilizzato con cinismo e successo con i tre milioni di profughi siriani al confine con la Grecia e nell’Egeo. L’ on. Giorgia Meloni invoca da tempo il blocco navale al largo della Libia, ignorando, o facendo finta di ignorare , che si tratterebbe di un vero atto di guerra, che la Costituzione non consente, e che comunque non potresti non concordare con gli alleati Nato: propaganda pura o dilettantismo? Esagero? ” Per prima cosa portate la vostra democrazia fuori dal Mediterraneo” è l’avvertimento del capo del partito filogovernativo di Ankara all’Italia in questi ultimi tempi contrassegnati da rapporti tesi. Come è sempre stato, ci penserà il vecchio zio Sam, per un’Italia che nella prima Repubblica schierava nel Mediterraneo, alla Farnesina, Nenni, Moro ed Andreotti, e nella seconda Angelino Alfano, Gentiloni e Di Maio. In ultimo: la politica estera cinese individua nei tre porti di Taranto, Trieste e Genova i terminali ideali per concludere la rotta via mare della via della seta, e sei anni fa, nel momento più drammatico della storia moderna della Grecia, si è assicurata la gestione del Pireo ,il porto sul piano strategico più importante nel Mediterraneo. Le ultime notizie, recentissime, arrivano dal Montenegro, dove la Cina ha finanziato la costruzione di una ferrovia che dovrebbe collegare il piccolo Paese sull’Adriatico a Belgrado, ma i nostri dirimpettai si sono indebitati al di là delle loro possibilità, e la Cina esige in alternativa come compenso il porto di Bar: è esattamente quello che è avvenuto in Etiopia, colonizzata con lo stesso disegno di egemonia. Chi controlla i porti, controlla i mari, e chi controlla i mari controlla il mondo. I “governatori” reclamano potestà su porti ed aeroporti. Ma ci pensate, Toti, o Fedriga seduti davanti a Xi Jinping, a trattare con pari peso politico?

L’autonomia differenziata è un veleno iniettato nel corpo della Nazione. La indebolisce, la avvelena. E’ un progetto potenzialmente devastante, perché per la prima volta divide non con una linea verticale, secondo una visione della società di destra e di sinistra, il che rientra nella fisiologia, ma orizzontale, nord-sud, e non secondo le idee politiche , ma sulla base dell’interesse egoistico. Determina la saldatura tra un progetto politico destabilizzante, eversivo e poteri potenti che guardano a sé e non alla Nazione, e diciamolo ,privi totalmente di senso dello Stato. Un debito pubblico che cresce fuori controllo, e che nessuno si azzarda a ricordare anche soltanto che c’è ( come lo si dovrebbe ripagare? dividendo in parti eguali tra diseguali? e chi ha ricevuto per oltre un decennio 61 mld in meno del dovuto, ogni anno, come dicono Viesti, Napoletano, Del Monaco, Esposito, Giannola, Lino Patruno, De Tomaso, dovrebbe contribuire in base al 34% ?). E prima o poi ,tra patto di stabilità e fiscal compact, in Europa i ” frugali ” torneranno ad attaccarci, e forse non manca molto: stanno aspettando l’uscita di scena della Merkel. Agiscono di sponda, a loro in fondo dell’Italia non importa granchè, è la Germania la loro ossessione, ma con motivazioni diametralmente opposte a quelle degli “statisti” separatisti nostrani, e che non possono certo dichiarare apertamente: vi siete chiesti cosa hanno in comune, ad eccezione della Svezia, questi Paesi considerati nell’orbita della Germania?

Il contesto internazionale, che mostra all’orizzonte nubi scure, è decisamente preoccupante, e non possiamo permetterci di farci cogliere in un momento di debolezza della nostra storia nazionale. Ma anche il contesto interno. Il rischio che correrebbe la Nazione è elevato: tutti i dèmoni presenti nel nostro Paese, che hanno insidiato la vita della nostra giovane Repubblica, e la tenuta della sua democrazia, sono stati tenuti a bada ma non sconfitti in anni passati dalla nostra Costituzione , tirerebbero fuori la testa, uno dietro l’altro, potete esserne certi. Il nostro Paese sembra aver abolito la politica estera, ma questa esiste a prescindere da noi, e si occupa di noi, anche se noi non ce ne occupiamo più. E le conseguenze sono pesanti: qualunque milizia libica può impunemente rapire e tenere prigionieri nostri concittadini per cento giorni, e per andare a riprenderceli non basta che ci vada di persona il ministro degli Esteri, ma gli dicono di tornare accompagnato dai genitori, cioè dal Presidente del Consiglio dei Ministri, oppure la guardia costiera libica può sparare dalle motovedette donate dal nostro Paese sui nostri pescherecci per una banale controversia di pesca in mare, poco dopo che il capo del governo italiano, in visita ufficiale a Tripoli, li ha pubblicamente ringraziati.

La petizione. Io ne farei una propedeutica, al governo, perché emetta un Dpcm con il quale obblighi i presidenti delle Regioni ad iscriversi, e con frequenza obbligatoria, ai seminari che la rivista Limes sta iniziando in questi giorni. Lucio Caracciolo nel ruolo che fu del mitico maestro Alberto Manzi. Non è mai troppo tardi.

P.S.

Per chi potrebbe ritrovarsi a rimpiangere il governo precedente, il meno a destra che l’Italia di oggi si poteva permettere, ed anche il meno a nord che egualmente ci potevamo permettere, qualche dato sui fondi del recovery:

l’Italia,60 milioni di abitanti ha ottenuto 209 mld di euro, distribuiti come sapete tra prestito e fondo perduto

La stessa somma totale è andata a Francia e Spagna messe insieme, esattamente la stessa, ma questi due Paesi ,messi insieme, hanno il doppio della popolazione italiana: oltre 68 mln la Francia, 46 mln e 750 mila la Spagna

Egualmente, Portogallo, Grecia, Romania, Polonia e Francia sommano 145 mln di abitanti, più del doppio dell’Italia, ebbene hanno ricevuto tutti insieme 210 mld dei fondi europei.

C’è qualche giornalista che abbia chiesto ai leader di casa nostra il perchè di tanta generosità ?

L’Italia ha un merito indiscutibile, di aver compreso la gravità dell’epidemia e di aver preso, prima nel mondo occidentale, la decisione giusta, l’unica praticabile. Quanto questo abbia influito nel salvare l’Europa nessuno può dirlo, ma non lo si può neppure escludere. Gli altri leader ci hanno impiegato certamente più tempo, con il caso estremo del Regno Unito.

Poi, diciamocelo, ha influito anche il voto determinante dei parlamentari europei del Movimento 5stelle nell’elezione della Von Der Leyen, convinti da Conte a votarla.

Ma soprattutto l’Italia ha ricevuto molto di più perché ha l’area arretrata più vasta d’Europa , con il maggiore divario di ricchezza e servizi con il resto del Paese: la soluzione della sua crisi ultra ventennale, ( è ultima per crescita tra i Paesi europei , solo il 7% in più negli ultimi dodici anni, mentre Germania e Francia sono cresciute del 30%) sta nell’ affrontare “la questione meridionale”. E lassù a Bruxelles lo sanno bene, dopo l’allargamento ad est e dopo la Brexit: oggi l’ Europa è una costruzione fragile, con equilibri molto instabili , ” simul stabunt simul cadent “, l’Italia è necessaria alla stessa sopravvivenza della costruzione europea.

E’ lì che va cercata la caduta del governo Conte 2 : Draghi è l’unico che potrà far accettare a Bruxelles una destinazione diversa dei fondi da quella voluta dalla Commissione europea. La ministra Gelmini a Bari ha ringraziato la ministra Carfagna che è riuscita ad assicurare al Sud il 40% delle risorse del Pnrr : magari era sincera, e forse non si voleva andare oltre il 34%, o magari anche meno. La domanda è: ma chi ha rappresentato ,e difeso, gli interessi del Mezzogiorno al tavolo del governo? Il prof. Villone afferma che vasti settori della classe dirigente di estrazione bocconiana o anche della Cattolica sostengono da sempre che investire nel Mezzogiorno significa buttare i soldi dalla finestra, perchè quaggiù non c’è una classe dirigente all’altezza: magari ci potrebbero prestare Formigoni, Galan ,Cota ed i vertici di Veneto Banca, o magari Zonin e tutto lo staff apicale della Popolare di Vicenza .Vedremo se lassù , a Bruxelles, qualcuno ci ama. Vedremo se in Europa ci diranno :” Allora non ci siamo proprio capiti: l’assalto alla diligenza, questa antica tradizione vostra di fine anno, la andate a fare con i soldi vostri, e non con quelli dell’Europa !”

Ninni Verardi

Comitato contro ogni Autonomia Differenziata Puglia

  • Versione aggiornata dell’analisi pubblicata sul blog l’otto maggio

In versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-giugno-2021/

PDF http://www.lavoroesalute.org/

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