Trattative per Gaza? Ciò che vediamo è che il genocidio, l’ecocidio, lo sfollamento forzato, la carestia, la pulizia etnica, le torture continuano…
Ancora una volta circolano notizie di trattative indirette in corso per fermare l’immane massacro in corso a Gaza e, inutile a dirsi, sarebbe sempre la “brava” amministrazione Biden a cercare attivamente di facilitare una tregua. Non escludiamo, ovviamente, che ci siano contatti (tramite intermediari) tra il governo genocida di Israele e la resistenza palestinese, ma al momento ciò che noi vediamo è tutt’altro che uno stop al massacro e alla distruzione pianificata della possibilità di continuare a vivere a Gaza. Mentre la banda di Netanyahu appare più che mai decisa ad andare comunque avanti fino alla “soluzione finale”, raccomandata non solo da un crescente numero di ministri e di rabbini, ma anche dal prossimo presidente degli Stati Uniti, Trump.
Per facilitare la tregua, dobbiamo immaginare, la “brava” amministrazione Biden ha deciso di consegnare a Israele una parte delle bombe pesanti (1800 da 2.000 libbre e 1.700 da 500 libbre – una libbra è circa mezzo chilo) che aveva congelato per avere la rassicurazione che l’esercito sionista non le avrebbe usate contro l’abitato di Rafah nella stessa maniera in cui le aveva usate contro la città di Gaza. Questa la nauseante ipocrisia di Washington che, ora, a Rafah semidistrutta, decide di sdoganarle, proseguendo così nella sua funzione essenziale di primo fornitore delle armi di distruzione di massa, primo corresponsabile del genocidio.
Sulle tragiche dimensioni di questo genocidio – che in tanti hanno ancora l’impudenza di negare – si è espressa di recente The Lancet, una rispettabile rivista britannica, con un ragionamento che è impossibile invalidare:
“I conflitti armati hanno implicazioni indirette sulla salute che vanno oltre i danni diretti della violenza. Anche se il conflitto dovesse terminare immediatamente, nei mesi e negli anni a venire continueranno ad esserci molti decessi indiretti per cause quali malattie riproduttive, trasmissibili e non trasmissibili. Si prevede che il bilancio totale delle vittime sarà elevato, data l’intensità del conflitto, la distruzione delle infrastrutture sanitarie, la grave carenza di cibo, acqua e alloggi, l’incapacità della popolazione di fuggire in luoghi sicuri e la perdita di fondi per l’UNRWA, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora attive nella Striscia di Gaza.
“Nei conflitti recenti, tali morti indirette vanno da tre a 15 volte il numero di morti dirette. Applicando una stima prudente di quattro morti indirette per una morte diretta ai 37.396 decessi riportati, è plausibile stimare che almeno 186.000 morti potrebbero essere attribuibili all’attuale conflitto a Gaza. Utilizzando la stima della popolazione della Striscia di Gaza del 2022, pari a 2.375.259 abitanti, ciò si tradurrebbe nel 7-9% della popolazione totale della Striscia di Gaza. Un rapporto del 7 febbraio 2024, quando il bilancio delle vittime dirette era di 28.000, stimava che senza un cessate il fuoco ci sarebbero stati tra i 58.260 morti (senza un’epidemia o un’escalation) e 85.750 morti (se si fossero verificati entrambi) entro il 6 agosto 2024.”
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01169-3/fulltext
Sull’azione pianificata dallo stato di Israele (difesa e implementata dai suoi padrini occidentali) per amplificare nel tempo il massacro compiuto finora anzitutto dai bombardamenti, c’è ormai una documentazione di impressionante ampiezza che è stata riassunta in modo efficace dalla ricercatrice libanese Fatah Al Hattab (nulla toglie al valore del suo lavoro il fatto che il suo approccio politico sia differente dal nostro). Gli enormi danni ambientali all’aria, l’acqua, i terreni agricoli, la loro contaminazione da metalli pesanti, fosforo bianco, altre sostanze chimiche, impressionanti quantità di CO2 (solo nei primi 4 mesi, si sono sprigionate a Gaza 536.410 tonnellate di anidride carbonica), danni moltiplicati dalla quasi totale carenza di acqua potabile, dal collasso dei sistemi fognari, delle acque reflue e dei rifiuti solidi, dalla presenza di almeno 10.000 cadaveri insepolti sotto le macerie in decomposizione, dalla sistematica distruzione delle strutture ospedaliere e dall’assassinio di medici e infermieri – tutto ciò è genocidio ed ecocidio combinati tra loro. Secondo gli stessi dati delle Nazioni Unite già a maggio (!) aveva subito danni il 57% dei terreni coltivati, era stato distrutto il 70% della flotta peschereccia, mentre un’incalcolabile quantità di bestiame sta morendo di fame – questo in un’area la cui agricoltura già prima dello scatenamento dell’operazione geno-ecocida iniziata l’8 ottobre soffriva di criticità. Per effetto dei bombardamenti e di tutto il resto, la temperatura dell’aria sta crescendo ad una velocità doppia rispetto alla media globale, e non c’è bisogno di ricordare come il caldo sia un’incubatrice di malattie, in particolare di epidemie, facilitate dalla sempre più grave malnutrizione e una drammatica carenza di cibo. In questo modo – nonostante la straordinaria dignità e capacità di resistenza dei suoi abitanti – Gaza sta diventando, conclude Al Hattab, un luogo “inabitabile per le prossime generazioni”.
Non si tratta solo dei bombardamenti. Il genocidio-ecocidio sionista è portato avanti in modo metodico (la metodica barbarie dell’unica democrazia del Medio Oriente) anche da terra. Un servizio di Al Jazeera documenta come i bulldozer israeliani hanno raso al suolo i campi di fragole di Beit Lahiya (nel nord della striscia); come a Zeitoun, famosa per la sua produzione di olive, “ogni pezzetto di verde è stato spazzato via”; come a Deir el-Balah (alla lettera, la Casa dei datteri, luogo di produzione anche di arance e di olive), la vendetta sionista ha distrutto una quantità di fattorie, case e strade; come a Khan Younis le forze israeliane abbiano letteralmente decimato i frutteti di aranci e pompelmi; come anche nella parte orientale di Rafah la distruzione di campi coltivati sia stata attuata per impedire a Gaza di nutrire sé stessa e di trarre proventi dall’esportazione dei suoi prodotti agricoli in Cisgiordania, Giordania, Israele e paesi del Golfo. La quasi totale distruzione delle barche di Gaza ha quasi azzerato la sua pesca (che aveva prodotto, nel 2021, 4.700 tonnellate di pescato) impoverendo la nutrizione della popolazione di essenziali proteine animali. Tutti danni di lungo periodo, riscontrati anche dalla solitamente distratta FAO per centinaia e centinaia di pozzi d’acqua, fienili, stalle, allevamenti, etc. E se questo non bastasse, c’è la distruzione metodica dei panifici e degli impianti di desalinizzazione…
https://www.aljazeera.com/news/longform/2024/7/2/how-israel-destroyed-gazas-ability-to-feed-itself
Questo è quello che noi vediamo. E gli ultimi dispacci della resistenza da Gaza (di mercoledì 10 luglio) ci informano della pretesa dell’esercito sionista di imporre la totale evacuazione di Gaza City per poter “finire il lavoro”, cioè sterminare i nuclei di resistenza tuttora attivi; una pretesa che deve però fare i conti con la decisione della popolazione che è ritornata lì, di “non uscire” dalla città. E se allargassimo lo sguardo a ciò che accade in Cisgiordania, vedremmo altre confische di terre palestinesi, altre colonie illegali, altri eccidi di militanti (o supposti tali), l’insuperabile infamia di costringere famiglie palestinesi a distruggere le proprie case sotto lo sguardo atterrito dei bambini. Le testimonianze dal carcere di Sde Teiman e da altre carceri danno poi la misura di quanto sia efferato il trattamento dei detenuti palestinesi e di come, nonostante le denunce a livello internazionale, nulla di sostanziale sia cambiato, se non la stretta sull’informazione e sulla possibilità di accedere alle notizie – anche in questo caso Israele anticipa l’evoluzione di tutti gli stati occidentali (e non solo), con i suoi modelli di sorveglianza sempre più invasiva e totalizzante. Democratici o fascisti? Democratici e insieme fascisti? Ne discuteremo altra volta, qui ci limitiamo a segnalare gli ultimi provvedimenti presi dal governo Netanyahu senza che ci siano state reazioni contrarie.
https://www.972mag.com/anti-fascist-front-israel
Mentre questo scempio della vita e dell’ambiente di vita del popolo palestinese va avanti sotto la totale protezione di Stati Uniti, dell’Unione Europa e della squallida Italia di Mattarella-Meloni; con la complicità senza eccezioni delle reazionarie borghesie arabe, e la funzione di distaccati osservatori (critici solo a parole) di Mosca e Pechino, che però premono su Hamas perché si conformi all’ANP; ai sostenitori della causa palestinese come causa di tutti gli oppressi e gli sfruttati del mondo non resta che gridare ancora più forte in tutte le sedi, a cominciare dalle piazze:
Fermiamo il genocidio in Palestina!
Cessate il fuoco immediato e definitivo!
Fine immediata del blocco degli “aiuti umanitari”!
Libertà per tutti i prigionieri!
Solidarietà incondizionata al popolo e alla resistenza palestinese in lotta contro lo stato sionista e l’imperialismo!
12/7/2024 https://pungolorosso.com/
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