Trieste: La solidarietà è reato. Perquisizione nelle abitazioni di attivisti solidali
Linea d’Ombra, un’associazione di volontari che da due anni si occupa di aiutare i migranti che arrivano a Trieste attraverso la “rotta balcanica”, è finita sotto inchiesta. All’alba agenti della Questura e della Digos hanno effettuato una perquisizione nell’abitazione di Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir, animatori del gruppo che effettua periodici viaggi oltre confine. Sono stati sequestrati i loro cellulari, computer, libri contabili e materiale vario.
A dare notizia del provvedimento sono stati gli stessi interessati. Che spiegano: “I poliziotti erano alla ricerca di prove per un’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che noi contestiamo, perché utilizzata in modo strumentale per colpire la solidarietà”. In un comunicato hanno aggiunto: “Siamo indignati e sconcertati nel constatare che la solidarietà sia vista come un reato dalle forze dell’ordine. Oggi, in Italia, regalare scarpe, vestiti e cibo a chi ne ha bisogno per sopravvivere è un’azione perseguitata più che l’apologia al fascismo, come abbiamo potuto vedere il 24 ottobre scorso in Piazza Libertà”. Il riferimento è a una manifestazione organizzata dall’estrema destra triestina in autunno, finita con scontri in piazza. Ogni giorno i volontari sono disponibili nel centro della città di Trieste per accogliere le persone che arrivano a piedi in Italia.
“Linea d’ombra” ha poi lanciato un appello: “Condanniamo le azioni repressive nei confronti di chi è solidale, chiediamo giustizia e rispetto di quei valori di libertà, dignità ed uguaglianza, scritti nella costituzione, che invece lo Stato tende a dimenticare e chiediamo solidarietà di tutta la società civile, per tutte le persone attaccate perché solidali. Sarà nostra premura comunicare informazioni più precise appena ne entreremo in possesso”.
La Questura starebbe indagando su un episodio che risale al 2018, quando una famiglia di origine curda giunse a Trieste. “Non ci sono state perquisizioni anche in Ics, il Consorzio Italiano di Solidarietà che ha sede a Trieste – ha spiegato Gianfranco Schiavone presidente di Linea d’Ombra”. E ha aggiunto: “C’è un clima pesante nei confronti di chi fornisce assistenza alle persone che arrivano. Mi auguro che la magistratura inizi ad occuparsi con uguale solerzia anche delle cose che sono avvenute sulla frontiera nel 2020, in relazione alle riammissioni informali che il tribunale ha condannato come illegittime”.
Alcuni volontari di Linea d’Ombra, tra cui Lorena Fornasir, sono tornati in Bosnia alla fine di gennaio. “Dopo una lunga interruzione, ma anche dopo un anno di costante presenza nella piazza del mondo di Trieste, riportiamo i nostri corpi in Bosnia”, aveva scritto su Facebook. “Per noi la Bosnia è un’esperienza. Noi non siamo migranti, non siamo profughi. La sera torniamo al caldo, facciamo la doccia. Avete presenti le foto dei migranti che si lavano in mezzo alla neve a Lipa? Non siamo uguali a loro. L’uguaglianza è un lunghissimo cammino politico di lotta e progettualità. Noi usiamo la nostra differenza per aiutare i migranti a realizzare il loro desiderio”.
Hanno fatto visita ai campi di tende in mezzo alla neve, a capannoni abbandonati dove le persone cercano riparo. “I migranti che, nei nostri ultimi viaggi, non potevano entrare in centro né nei negozi, oggi sono tollerati, anche se il campo Bira non è stato riaperto perché il comune di Bihać e parte della popolazione sono contrari”, aveva annotato Lorena Fornasir. “Annusiamo e vediamo una minore intolleranza nei confronti dei migranti da parte dei cittadini e delle istituzioni locali, una strana situazione di precario equilibrio d’attesa”.
23/2/2021 http://www.osservatoriorepressione.info
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