Ucraina: carne da macello cercasi. Le armi le forniamo “noi”-paesi della NATO

Come rispondere ai recenti successi militari russi in Ucraina e provare a logorare la Russia, senza impelagarsi direttamente e pagare un prezzo in sangue con ripercussioni imprevedibili in casa propria, mantenendo contemporaneamente aperto il lucroso canale delle forniture di armi, o meglio gli investimenti in armamenti? È la domanda che si pongono le potenze del fronte Nato contrapposto a quello composto dalla Russia e dalle potenze emergenti che la sostengono.

In Germania la rivista Internationalepolitik e il think tank Zentrum Liberale Moderne, entrambi legati e finanziati dal governo, hanno di recente affermato l’urgenza di dare un illimitato sostegno all’Ucraina con armi e munizioni, missili Taurus compresi, in modo da impedire alla Crimea gran parte dei suoi approvvigionamenti. In prospettiva, come spiegato in un precedente articolo 1 armi e munizioni verranno prodotte dalle joint venture tedesco-ucraine sul territorio stesso di Kiev.

A fine marzo il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, ha informato che nel 2023 ha autorizzato esportazioni di armamenti all’Ucraina per un valore di 417 milioni di €.

Assieme a Regno Unito e Francia, l’Italia ha inviato missili Storm Shadow – gittata 250 km, e perciò in grado di colpire in territorio russo, alta precisione, difficilmente rilevabili dal nemico – sono considerati in grado di ribaltare a favore di Kiev la partita in corso. Notiamo il solito metodo all’italiana: il governo italiano Meloni-Crosetto ha sempre dichiarato di non voler fornire a Kiev armi offensive, linguaggio già piuttosto balordo, come se esistessero armi che non feriscono o distruggono! E, in continuità con la linea seguita dal governo Draghi, ha mantenuto segrete la quantità e la tipologia delle armi cedute all’Ucraina, in particolare l’invio di questi missili, ora rivelato degli alleati britannici probabilmente per far pressione affinché Berlino inviasse i suoi Taurus.

A sua volta Biden ha approvato l’immediato invio di aiuti militari all’Ucraina per 1 miliardo di $, la prima tranche del pacchetto da 61 MD, che comprende capacità di difesa aerea, proiettili d’artiglieria, veicoli blindati, etc.

Ma poi le armi devono essere usate. E l’Ucraina è a corto di “operatori”, di carne da macello.

Come risolvere la difficile questione?

Ci provano i volonterosi alleati, vicini e lontani. Per cominciare Polonia, Lituania e Lettonia stanno pensando di costringere gli ucraini in età di leva fuggiti presso di loro (in Polonia vivono 200mila uomini adulti) a tornare in patria, dove il democratico Zelensky li manderà immediatamente al fronte. Il governo Zelenky, infatti, ha provveduto a tagliare ogni via di fuga ai suoi concittadini che se ne sono andati per sfuggire alla guerra. Non potranno rinnovare il passaporto rimanendo all’estero. Per farlo, devono tornare in Ucraina, e dimostrare di essere stati registrati presso i competenti uffici di reclutamento.

La scorsa estate l’istituto austriaco WIIW2 denunciò lo shock demografico irreversibile innescato dalla guerra in l’Ucraina,3 un paese che da decenni già registra una forte emigrazione cosiddetta economica.4

La ricerca condotta dall’istituto evidenzia l’enorme movimento di ucraini prodotto dall’invasione russa del 14 febbraio 2022. Oltre ai 6-8 milioni di sfollati interni, calcolava che, nel gennaio 2023, in Europa ci fossero 18 milioni ucraini. A fine anno ne sarebbero rimasti 8 milioni, 4,8 milioni dei quali registrati come rifugiati; di questi, 860mila erano uomini adulti. I numeri di questi profughi demoliscono la narrazione di Zelensky e dei suoi potenti sponsor guerrafondai secondo cui sarebbe in atto una guerra per la difesa della patria e dei valori democratici dell’Occidente. Si tratta, invece, di un’enorme massa di uomini e donne che hanno deciso di lasciare il proprio paese per non pagare con la propria vita una guerra che non sentono come loro, che non percepiscono come difesa di “valori umani irrinunciabili”, bensì dettata da un gigantesco scontro tra blocchi imperialistici che avviene letteralmente sulla loro pelle.

Numero rifugiati dall’Ucraina, stima, in Europa ed Asia, 24 febbraio 2022-24 febbraio 2024.

https://www.statista.com/statistics/1413699/ukrainian-refugees-worldwide

Un’altra ipotesi su come rafforzare la capacità bellica del fronte anti-russo in Ucraina è giunta a fine febbraio dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha dichiarato: non bisogna escludere l’invio di soldati europei sul suolo ucraino. La proposta è stata immediatamente accolta da altri esponenti europei come il ministro della Difesa finlandese e quello degli Esteri polacco, che si sono detti disposti a impiegare i propri soldati in Ucraina. In Ucraina, come è noto, sono già presenti da molti anni (ben prima del febbraio 2022) consiglieri, addestratori e forze speciali degli Stati Uniti e di alcuni paesi europei, ma ora si parla di soldati della truppa.

L’idea di mandare soldati in Ucraina è stata appoggiata anche dalla rivista americana Foreign Affairs (FA, organo del Council on Foreign relation espressione dei Democratici), numero del 22 aprile scorso, che riferendosi alle dichiarazioni di Macron, parla di un tabù spezzato. Titolando: “L’Europa – non la Nato – dovrebbe mandare soldati in Ucraina. Per fermare l’avanzata russa occorrono più sul terreno”. “Invita” gli europei a fare di più, soprattutto in vista del possibile cambio di guardia alla presidenza americana, con Trump che si è impegnato a porre fine alla guerra entro 24 ore, permettendo forse a Putin di tenersi quanto si è conquistato (ma sarà tutto da vedere, a campagna elettorale ultimata, dal momento che, come si è visto, alla fine i 61 miliardi di “aiuti” sono passati anche con i voti repubblicani). Gli europei, sostiene FA, non possono permettersi di lasciare che siano “le disfunzioni politiche americane” a dettare la sicurezza europea…

FA spiega che una missione “strettamente non di combattimento” sarebbe più facile da far accettare alla maggior parte delle capitali europee. Come potrebbero essere utilizzati i soldati europei? Potrebbero servire, ad esempio, ad allestire e gestire officine di riparazione per carri armati danneggiati o altri sistemi d’arma a ovest della barriera naturale del fiume Dnipro; oppure ad addestrare il personale militare ucraino vicino al fronte; potrebbero anche occuparsi dello sminamento, o proteggere le frontiere ai confini dell’Ucraina con la Bielorussia e la Transnistria, liberando in tal modo più di 20.000 ucraini da inviare al fronte.

Il personale militare europeo dovrebbe essere dispiegato per compiti di difesa a ovest di Dnipro e nei porti ucraini del Mar Nero, ad esempio a Odessa, in modo da rendere gli ucraini disponibili per le operazioni in prima linea.

Ma FA si spinge oltre, avallando le operazioni militari esplicite di soldati europei, appartenenti sì alla Nato, ma operanti al di fuori del suo quadro e del suo territorio. In caso fossero bersaglio dei russi, sarebbe per essi lecito difendersi militarmente. E la Nato e gli Usa non sarebbero costretti a intervenire. Della ben nota serie storica yankee: morite voi per i nostri interessi.

FA, sollecitando l’invio di forze europee, evidenzia le fratture interne all’Europa, con la Germania che si contrappone alle posture francesi, ritenendole inutile provocazione. Il che significa che l’imperialismo americano sta portando avanti anche tramite i democratici di Biden l’operazione di divisione tra gli europei, iniziata con clamore da Trump – ad ennesima riprova che la politica estera statunitense ha scarsi margini di variazione nel passaggio dai democratici ai repubblicani, e viceversa.

In quanto internazionalisti, mentre denunciamo gli altri imperialismi in campo, da quello americano a quello russo, non tifiamo certo per l’unità e la maggiore assertività del blocco imperialistico europeo. Al contrario, lavoriamo per il suo indebolimento, per la sua disfatta, fermi nella nostra convinzione che il nemico è in casa nostra: è la classe capitalistica italiana, e il suo sistema di alleanze, di cui l’UE è un perno essenziale. Dall’esplosivo accumulo di contraddizioni e conflitti inter-capitalistici i lavoratori italiani e di tutti i paesi europei possono trarre vantaggio per la lotta contro le proprie borghesie, che stanno programmando l’arruolamento di nuove leve di lavoratori per le loro guerre.

Note

1 https://www.combat-coc.org/lucraina-eldorado-dellindustria-della-morte/

2 Wiener Institut für Internationale Wirtschaftsvergleiche, Istituto viennese di studi economici internazionali, luglio 2023.

3 WIIW prevede che, entro il 2040, a causa della perdita di giovani in guerra e della fuga massiccio all’estero, la popolazione attiva dell’Ucraina si ridurrà di un quarto (tra il 22,6 e il 25 %) rispetto a quella prebellica, scendendo 19,2 milioni di persone, con conseguenze drammatiche per il paese.

4 Cfr. https://www.combat-coc.org/vivere-da-lavoratori-in-ucrainacon-la-minaccia-della-guerra/

4/5/2024 https://pungolorosso.com/

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