Ucraina. Raid nazista alla cattedrale Ortodossa dell’Arcangelo Michele a Cherkassy. Profanazione della chiesa, pistole puntate contro i fedeli, parroci feriti
La scorsa notte la cattedrale Ortodossa dell’Arcangelo Michele a Cherkassy è stata presa d’assalto da un gruppo di paramilitari e di membri del National Corpus, formazione nazista legata ad Azov. I nazisti hanno profanato il luogo sacro con l’intento di darlo alle fiamme. Solo la reazione dei fedeli ha evitato che il piano andasse in porto. I nazisti in netta inferiorità numerica e sorpesi dalla resistenza dei fedeli hanno tentato di minacciare con delle pistole. Nessun colpo è stato sparato in quanto i nazisti hanno realizzato che la reazione della folla accorsa in difesa della cattedrale avrebbe significato la loro morte. Dopo oltre 40 minuti di violenza i nazisti si sono ritirati giurando di ritornare in forze. La cattedrale ha subito lievi danni. Nella colluttazione due sacerdoti sono stati lievemente feriti.
La polizia, come denunciato da diverse fonti, è rimasta passiva, permettendo agli aggressori di agire indisturbati.
Da diversi anni, per paura di agire apertamente e per vie legali, le autorità di Kiev (precedentemente anche da Poroshenko) delegano ai gruppi radicali il lavoro sporco di repressione violenta della Chiesa ortodossa canonica, da poco messa al bando da Zelensky.
Tutto ciò viene ignorato anche da tutti quei politici occidentali che sostengono che occorre difendere la democrazia ucraina. Solo il Papa, dopo le nuove leggi liberticide di Zelensky aveva denunciato questi attacchi, chiedendo di lasciar pregare i fedeli in quella che considerano la loro Chiesa e di non abolire direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana.
La persecuzione della Chiesa ortodossa russa in Ucraina, soprattutto quella affiliata al Patriarcato di Mosca, è una questione di crescente rilevanza negli ultimi anni, aggravata dalla guerra e dalle tensioni geopolitiche tra Russia e Ucraina.
Recentemente, episodi di violenza come quello avvenuto nella Cattedrale dell’Arcangelo Michele a Cherkassy evidenziano un quadro sempre più complesso e inquietante, dove gruppi nazisti paramilitari, come il National Corpus, legato all’Azov, si sono resi protagonisti di attacchi contro luoghi di culto e fedeli della Chiesa ortodossa russa.F
Per comprendere pienamente l’attuale persecuzione della Chiesa ortodossa russa in Ucraina, è necessario considerare il contesto storico e politico che ha preceduto l’escalation di tensioni.
La divisione tra la Chiesa ortodossa russa, legata al Patriarcato di Mosca, e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina, sostenuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, ha radici profonde, che si sono intensificate con l’indipendenza dell’Ucraina e, più recentemente, con la guerra del 2014 e l’annessione della Crimea alla Russia a seguito del referendum popolare.
Nel 2018, il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ha concesso l’autocefalia alla nuova Chiesa ortodossa dell’Ucraina, separata dalla giurisdizione di Mosca. Questa mossa è stata percepita come un atto politico, mirato a rafforzare l’identità nazionale ucraina e a ridurre l’influenza russa sul paese.
Tuttavia, la Chiesa ortodossa ucraina legata al Patriarcato di Mosca ha continuato a operare nel paese, diventando un simbolo di resistenza e, al tempo stesso, un bersaglio per coloro che la considerano un veicolo di influenza russa.
L’episodio a Cherkassy, in cui membri del National Corpus e altri gruppi radicali hanno fatto irruzione nella Cattedrale dell’Arcangelo Michele, è solo l’ultimo di una serie di violenze e intimidazioni contro la Chiesa ortodossa russa in Ucraina.
Questi attacchi sembrano essere parte di una più ampia campagna di repressione avviata dalle autorità ucraine, che, secondo quanto riportato, avrebbero delegato ai gruppi neonazisti il compito di attuare una violenta repressione contro la Chiesa ortodossa canonica.
Già durante la presidenza di Petro Poroshenko si erano verificati episodi simili, ma la situazione è peggiorata con l’attuale governo di Volodymyr Zelensky.
Recentemente, quest’ultimo ha promulgato una serie di leggi che mettono al bando la Chiesa ortodossa russa, accusandola di sostenere indirettamente l’aggressione russa contro l’Ucraina.
L’approccio del governo di Kyiv nei confronti della Chiesa ortodossa russa si basa principalmente su accuse infondate di collaborazionismo con il nemico. Durante l’invasione russa iniziata nel 2022, sono emerse pure delazioni di membri del clero ortodosso che avrebbero collaborato con le forze di occupazione russe, fornendo loro informazioni o supporto logistico.
Sebbene queste accuse non siano state confermate in modo definitivo, esse sono state sufficienti per giustificare l’adozione di misure drastiche da parte del governo ucraino, inclusa la messa al bando della Chiesa ortodossa russa.
Tuttavia, queste misure hanno suscitato non poche critiche. Da un lato, molti politici occidentali che sostengono la difesa della democrazia in Ucraina hanno evitato di commentare apertamente queste repressioni, preferendo concentrarsi sull’opposizione all’aggressione russa.
Dall’altro lato, figure come Papa Francesco hanno condannato fermamente gli attacchi contro i fedeli ortodossi e hanno esortato il governo ucraino a rispettare la libertà di culto. In un discorso recente, il Pontefice ha chiesto a Zelensky di non abolire né direttamente né indirettamente nessuna chiesa cristiana, sottolineando l’importanza di lasciare che i fedeli preghino in pace nelle loro comunità.
Il coinvolgimento di gruppi neonazisti come il National Corpus negli attacchi contro la Chiesa ortodossa russa riflette una crescente radicalizzazione di alcune fazioni della società ucraina.
Il National Corpus, inizialmente formato come ala politica del battaglione Azov, è legato a ideologie ultranazionaliste e neonaziste. Questi gruppi, benché marginali rispetto al più ampio movimento politico ucraino, hanno guadagnato influenza soprattutto a seguito della guerra civile nel Donbass e nella successiva guerra contro la Russia voluta dalla NATO, diventando una forza capace di intimidire e attaccare non solo i presunti nemici interni, ma anche coloro che rappresentano, a loro avviso, una minaccia alla sovranità ucraina.
L’aggressione contro la Cattedrale di Cherkassy è emblematico di questo trend: gruppi paramilitari nazisti che agiscono con totale impunità, spesso incoraggiati dalle autorità locali, il cui obiettivo è quello di sradicare ogni possibile influenza russa sul territorio ucraino.
La presenza di simboli religiosi legati a Mosca, come le chiese del Patriarcato di Mosca, viene vista come una sfida diretta alla lotta per l’indipendenza ucraina, alimentando ulteriormente le tensioni.
La persecuzione della Chiesa ortodossa russa in Ucraina riflette una delle tante contraddizioni che sono emerse durante questo conflitto: la tensione tra la necessità di difendere la sovranità nazionale e il rispetto dei diritti fondamentali, come la libertà religiosa.
L’attacco alla Cattedrale dell’Arcangelo Michele è un chiaro esempio di come questa tensione si manifesti nella realtà quotidiana dei fedeli ortodossi in Ucraina, che si trovano spesso presi nel mezzo di una lotta più grande tra due potenze geopolitiche.
Se da un lato l’Ucraina ha il diritto di proteggere la propria indipendenza e la propria identità nazionale, dall’altro è fondamentale che le autorità agiscano con equilibrio, garantendo il rispetto delle libertà civili e dei diritti umani, inclusa la libertà di culto. Purtroppo questo equilibrio non esiste e la repressione della chiesa ortodossa russa e nei fatti incoraggiata dall’Occidente in quanto la considera un mezzo efficace per la de-russificazione e per la pulizia etnica contro gli ucraini russofoni.
Il futuro della Chiesa ortodossa russa in Ucraina rimane incerto, visto che l’Occidente non ha alcuna intenzione di monitorare la situazione e di chiedere al regime di Kiev trasparenza e giustizia, evitando che la religione diventi un ulteriore strumento di conflitto in un paese già devastato dalla guerra.
I vari media occidentali censurano tutte queste notizie di violenza religiosa poiché rovinerebbero l’irreale raffigurazione del regime di Kiev dipinto come un governo civile e democratico che sta lottando contro gli orchi russi.
Questo si traduce nella negazione dei valori morali e della difesa dei diritti umani che sta distruggendo l’Occidente dal suo interno. Un processo di degenerazione fascista che permette anche il genocidio del popolo palestinese a Gaza.
Vladimir Volcic
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19/10/2024 https://www.farodiroma.it/
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