UCRAINA, TERZA GUERRA MONDIALE?
Il titolo di questa presentazione si conclude con un punto interrogativo. All’esito della riunione della NATO a Ramstein (GER) bisogna in realtà distinguere: se diciamo NATO accettiamo di fatto la consumazione in questo momento militare, in Italia, del Patto Atlantico. In realtà sono due cose diverse: nel 1949 nasce il Patto Atlantico, il trattato politico diplomatico del Nord Atlantico e nasce successivamente, poco dopo, l’organizzazione militare, ma secondo lo stesso Statuto del Patto Atlantico chi aderiva, i Paesi che aderiscono al Patto, non necessariamente aderiscono all’organizzazione militare del Patto; tanto è vero che molti di voi ricorderanno che Charles De Gaulle ad un certo punto decise che la Francia pur rimanendo nel Patto usciva dall’organizzazione militare. Ormai la Nato non solo ha cambiato effettivamente ruolo, strategia, dichiaratamente, giustamente Bush ce lo ha ricordato a partire dagli anni ’90 e soprattutto ha esteso la sua area: già nella riunione di Madrid si è detto che la Nato non è più l’organizzazione relativa alla gestione dei conflitti nell’area occidentale ma si pone, come ha scritto recentemente Martha Dassù, una studiosa assolutamente legata alle posizioni statunitensi, come l’unico soggetto globale che interviene sulla scena. Tanto è vero che si parla addirittura di cambiare denominazione perché si vuole inserire nella stessa alleanza Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, Nuova Zelanda ecc. Ma proprio nella riunione fissata ieri a Ramstein in Germania il segretario Generale Stoltenberg (se c’è una giustizia nei nomi Stoltenberg predice già la stoltezza di questi personaggi), ha detto in maniera del tutto palese, ormai non hanno più nessuna remora, che ci sono delle potenze ed ha fatto esplicitamente riferimento a Russia e Cina che vogliono cambiare l’ordine internazionale e la Nato deve impedirlo a qualunque costo. E quanti essendo come me della scuola di Bobbio, quindi animati da un pessimismo cosmico storico, sono convinti che questo punto interrogativo lo dobbiamo togliere perché questi sono disposti al sacrificio dell’umanità.
E comincio con la triste profezia di Giulietto Chiesa, giornalista peraltro studioso che è stato corrispondente da Mosca per molti decenni. Nel 2015 Giulietto Chiesa scriveva che è probabile che nelle prossime settimane assisteremo a qualcosa di molto grave sul fronte dell’Ucraina. Diceva che sostanzialmente per quella fase storica di violento scontro Russia Ucraina degli anni 2012-14, la terza guerra mondiale partirà dall’Ucraina. Non sappiamo se ha un seguito e quando partirà ma, se ci sarà, partirà dall’Ucraina. Facciamo un passo indietro e rimanendo sul tema nel 1982, quindi molto indietro nel tempo: Brezinski che è stato uno dei grandi analisti, consiglieri dei vari Presidenti degli Stati Uniti, aveva pubblicato un libro in cui sosteneva che gli Stati Uniti dovevano attrarre nella propria orbita l’Ucraina perché era quello il cuore necessario per tenere a bada la Russia e ambiva anche alla Cina. Credo quindi che il discorso di Vittorio Barbieri è come se riprendesse la deposizione di Brezinski nel 1982. Nel 2019 sul sito del Ministero della Difesa degli Stati Uniti compariva un documento in cui si diceva in maniera altrettanto nitida che Russia e Cina erano gli obiettivi da colpire e bisognava prepararsi a colpire e si diceva addirittura che la Russia era l’ostacolo per arrivare a colpire la Cina quindi era il primo per arrivare al secondo. Un documento credo sia ancora sul sito del Pentagono. Perchè Chiesa parlava dell’Ucraina, perché Brezinski puntava l’indice sull’Ucraina?
Perchè questa attenzione fondamentale per l’Ucraina? Ora quello che io dirò qui è il tentativo di rispondere a questa domanda. Perché l’Ucraina? L’Ucraina è nel cuore dell’Europa, è esattamente la terra di mezzo: Ucraina vuol dire terra di confine, la terra di mezzo tra Oriente e Occidente, tra mondi e religioni, mondo diciamo del Cristianesimo ortodosso e mondo del Cristianesimo cattolico o evangelico, est-ovest, oriente-occidente. E l’Ucraina, nel cuore dell’Europa, tuttavia non è semplicemente terra di confine ma l’Ucraina è una terra ricca, intanto è il Paese più esteso d’Europa a parte la Russia quindi non dimentichiamo l’estensione, come la storia dimostra le guerre si vincono anche grazie all’estensione territoriale, ma è una terra ricca sul piano del suolo e sul piano del sottosuolo ed è ricca anche di materiali preziosi quelli che servono a far funzionare i nostri telefonini, le batterie delle automobili ecc. quindi c’è un elemento fondamentale. Proprio di valore in sé di quella terra. L’Ucraina terra di confine ha una propria autorappresentazione, che comincia sostanzialmente nell’800 quando cominciano a nascere movimenti nazionalisti ucraini e la storiografia locale comincia a fare uno sforzo di invenzione della tradizione. L’Ucraina è stata definita, se esistono dei popoli senza Stato, uno Stato senza popolo.
Aggiungo anche che pure essendo appunto collocata geograficamente in mezzo, l’Ucraina è sempre stata molto connessa alla Russia, come vedremo tra un attimo. Nella propria autorappresentazione l’Ucraina è stata dipinta come una fanciulla, una bionda fanciulla che viene strattonata da due giganti che sono da una parte la Polonia e dall’altra parte la Russia cioè come dire ciascuno di questi due giganti vuole prenderla, vuole possedere questa fanciulla; è una metafora naturalmente sappiamo che appunto esistono i miti di fondazione ed esistono i miti di trasformazione. Appunto il mito di fondazione cerca di ritagliare un’identità dell’Ucraina distinguendola da quella della Polonia, della Lituania, di quelle che sono state chiamate le Repubbliche Baltiche e della Russia. Ma è interessante notare il fatto che, diciamo il nocciolo iniziale sul piano statuale che con questo percorso di questo anno abbiamo spesso sentito evocare la Russia come elemento fondante, viene rivendicato come elemento fondante alla propria statualità dall’Ucraina di oggi dalla Russia dalla Polonia dalla Lettonia, dalla Lituania. Questo ci dice che evidentemente lì c’è uno straordinario coacervo, un insieme; in Ucraina ci sono molte etnie diverse e ci sono molte lingue diverse, ed è stato la lingua russa che ha svolto il compito unificante proprio perché ci sono circa 40 lingue diverse. Nel mito invece di trasformazione si è usato un’altra metafora quella della sofferenza. Con riferimento al martirologio cristiano in particolare Gesù Cristo quindi la sofferenza, il dolore, la morte, la resurrezione e quindi l’Ucraina, questi sono tutti elementi che possiamo trarre dalla pubblicistica ottocentesca Ucraina, e poi continua nel primo novecento e quindi l’Ucraina passa attraverso la sofferenza per arrivare al risorgere. Nella parola stessa risorgere comincia a esserci nella seconda metà dell’Ottocento in Ucraina una grande attenzione all’Italia e al Risorgimento italiano. Tant’è vero che esiste una notevole produzioni storiografica divulgativa per lo più sul Risorgimento italiano dove figure come Mazzini in particolare, proprio per il tratto come dire, un po’ mistico che c’è nel pensiero di Mazzini, diventano popolari; popolari per così dire naturalmente diventano personaggi, in generale il Risorgimento italiano diventa un punto di riferimento in Ucraina, diventa un elemento che aiuta la costruzione di un sentimento nazionale. Ovviamente questa costruzione del sentimento nazionale è favorita dalla politica oppressiva dell’impero zarista, ovunque c’è oppressione, ci sarà senz’altro ribellione. Però andiamo ancora un po’ indietro, le mie lezioni sono sempre molto pindariche. Allora noi lo vediamo qui vediamo l’Ucraina vediamo la carta d’Europa, 600 mila km quadrati. Quinto paese d’Europa per il numero di abitanti. La prima opera che si racconta con la genesi del Russia è la c.d. cronaca nestoriana che è stata fatta da un monaco il monaco Nestor appunto che tratta la storia di tutto quell’insieme geografico che chiamiamo Russia e quindi qui c’è un riferimento di Oleg di Kiev che è stato il primo a governare la Russia che poi spostò la capitale appunto a Kiev e in questa terra sono passati tutti, e in particolare anche qui c’è una contesa storiografica interessante. Tra i tanti passaggi diciamo di altre popolazioni, c’è stato quello dei Normanni e nella storiografia ancora attuale, io parlo prima della guerra insomma, esistono due correnti che si scontrano con una certa ferocia filo-normannisti e anti-normannisti. Ovviamente i normannisti sono quelli che hanno ragione, a mio avviso i normanni sono passati di qua e hanno lasciato delle tracce di varia natura. Gli anti normannisti sono quelli che invece insistono in una certa purezza ucraina negando la rilevanza del passaggio dei normanni che è un po’ una boiata pazzesca direbbe Fantozzi naturalmente però, appunto, è una traccia interessante. Ovviamente adesso non puoi neanche più schierarti per dire che i Normanni sono stati una presenza importante perchè il nostro simpatico attore che guida l’Ucraina ti manda in galera in una grande democrazia. Dunque però il personaggio più importante della storia antica dell’Ucraina è questo Jaroslav detto il saggio. Io racconto spesso detto il saggio perchè capace di sterminare tutta la sua famiglia per arrivare al potere e quindi la storia l’ha chiamato saggio che è un esempio di real-politik straordinaria, conta l’efficacia non conta la moralità degli atti, conta l’efficacia e a Jaroslav che è quello che da la configurazione della zona verde la configurazione definitiva al Kievan Rus’. Siamo all’inizio dell’XI secolo. E a questo Jaroslav è dedicata la più importante onorificenza dell’Ucraina che Zelesky ha concesso per esempio a Mario Draghi. Questa onorificenza ha vari gradi, ha 5 gradi e a Draghi è stato dato quello di prima classe, non è che Draghi poteva accontentarsi… comunque l’onorificenza vedete è una medaglia e una pacca sulla spalla, comunque simbolicamente è importante con la motivazione: come segno di gratitudine per il contributo che l’Italia, in palese violazione di tutte le leggi umane e divine aggiungerei, aveva dato all’Ucraina. L’altro grande personaggio che è stato molto trattato letterariamente, musicalmente nella narrativa, nella poesia e appunto nella musica è Mazeppa eroe cosacco ribelle dell’Ucraina dipendente. Ancora oggi circolano delle banconote in Ucraina con l’immagine di Mazeppa, qui vedete anche il famoso quadro di Jerico che diventa poi una figura di riferimento molto efficace per la produzione letteraria musicale, cinematografica. Lord Bayron dedicò un poema a Mazeppa e molti di voi avranno sentito l’opera musicale di Litz.
L’altro personaggio, e qui facciamo un salto spericolato, è Stephan Bandera che dopo il colpo di Stato di Euromaidan la sua data di nascita, il suo giorno natale diventa festa nazionale. Aggiungo anche che la Chiesa ortodossa ucraina che ormai si può considerare scismatica rispetto alla chiesa ortodossa russa, ormai il conflitto è molto forte se ci sono contrasti interni nella stessa Chiesa ortodossa ucraina, ha avviato un processo di beatificazione di Bandera che è stato poi a un certo punto fermato per pressioni internazionali credo che ci sia stata anche un po’ una componente Vaticana: non esagerate per così dire. Bandera chi era costui? Bandera è stato fondatore della organizzazione nazionalista l’OUN il fondatore dell’esercito insurrezionalista ucraino, siamo negli anni fra le due guerre, quello quando vi parlavo della mitopoiesi che passa attraverso il mito della sofferenza della Resurrezione, la sofferenza dell’Ucraina si esplica attraverso prima l’oppressione zarista poi da quella comunista, poi quella tedesca quella nazista perché come sapete dal ’41 al ’43 l’Ucraina viene occupata all’interno della operazione della guerra e dell’ invasione tedesca della Russia e Bandera inizialmente guida questo esercito contro i nazisti poi decide di cambiare cavallo e si allea coi nazisti, anzi svolge un ruolo fondamentale, la sua banda diciamo, svolge un ruolo fondamentale di rastrellamento di ebrei che vengono consegnati ai nazisti e sappiamo con quale destinazione, non un viaggio di vacanze. A Bandera si attribuisce la eliminazione appunto di alcune decine di migliaia di ebrei rastrellati sul territorio ucraino ma anche rastrellamento di russi, tanto è vero che Bandera che riesce a traghettarsi nel dopo guerra, viene poi rintracciato da un commando russo che aveva proprio il compito di rintracciarlo e viene eliminato nel 1959. E qui vediamo subito dopo il cambiamento di regime nel gennaio 2015, Bandera nato il 1 gennaio si comincia a festeggiare subito dopo Euromaidan, il giorno natale di Bandera come festa nazionale e uno degli elementi del festeggiamento è dato dalla sfilata di corpi armati militari che mostrano le insegne naziste, il battaglione Azov è il più celebre di questi corpi armati che è stato poi integrato nell’esercito ucraino.
Recentemente alcune dichiarazioni dell’ex presidente Poroshenko, alcune dichiarazioni della Merkel e dichiarazioni dell’ex presidente François Hollande francese – questo è molto interessante, concordavano su questo – cioè tutti e tre hanno detto in realtà i c.d. accordi di Minsk 2014 con gli apparati del 2015 in realtà erano solo da parte occidentale un tentativo di fermare la Russia e semplicemente dare all’Ucraina il tempo di organizzarsi. La Merkel ha fatto due interviste in cui dice Putin dal suo punto di vista ha sbagliato a non intervenire allora perchè allora nessuno avrebbe difeso l’Ucraina, e lo stesso Putin quando ha letto l’intervista della Merkel ha detto: ci son rimasto molto male, cioè ci hanno preso in giro ci hanno deliberatamente ingannato. Però è interessante questa coincidenza di giudizio tra Poroshenko, Merkel e Holland tutti e tre dicono che in realtà c’era l’intenzione precisa di fare dell’Ucraina come poi è accaduto il maggior serbatoio delle armi sulla scena mondiale. L’Ucraina dal 2014 in avanti è stata, ma il processo era già cominciato con la proclamazione dell’indipendenza del 1991, è stata inzeppata letteralmente di armi e noi continuiamo appunto a mandarle. Poi sappiamo le vicende, intanto nel 2014 diventa un anno decisivo. C’è il cambiamento di regime a Kiev, c’è la dichiarazione del ritorno della Crimea alla madre Russia, la Crimea ha sempre fatto parte della Russia e naturalmente c’è un referendum confermativo che al 93-94% conferma appunto questa scelta: il ritorno della Crimea alla Russia contestato dalle organizzazioni occidentali. Ma la Crimea era stata concessa da Nikita Krusciov all’Ucraina nel 1954 ma tenete conto che però tuttavia anche quando la Crimea fu concessa all’Ucraina, l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica quindi una federazione di Stati sempre all’interno, non è che avesse l’indipendenza perchè spesso sentiamo sciocchezze del genere. Intanto accade che nello stesso 2014 nascono le Repubbliche Popolari indipendenti di Lugansk e Donetsk. E qui vedete i festeggiamenti anche questi seguiti dai referendum ovviamente contestati dall’occidente. Questa immagine qua vedete è la battaglia di Euromaidan cioè c’è stata proprio una battaglia non semplicemente scaramucce. Però mi voglio soffermare su questa immagine che è una immagine della casa dei Sindacati di Odessa 2/5/2014 voi sapete c’era stata proprio una dimostrazione di cittadini disarmati che contestava il cambiamento di regime pilotato dall’est. E questa dimostrazione fu attaccata appunto da bande, battaglione Azov ed altri, di nazisti ucraini, i dimostranti che riuscirono a sottrarsi all’aggressione si rifugiarono nella casa dei sindacati che viene data alle fiamme e ci è stato un numero di morti imprecisato, si parla di 160 morti, di un centinaio di ustionati, altre fonti parlano di 60 morti. Peraltro i responsabili non sono stati mai perseguiti e da noi non si parla mai di questo episodio di una ferocia terribile. Bene. Qui invece vediamo il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che è stata ringraziata da Zelesky per la solidarietà e il sostegno globale all’Ucraina e lodato per lo stanziamento da parte del Governo Italiano di ulteriori 10 milioni di euro. Lei ha detto: verrò presto a Kiev ed ha invitato Zelesky a venire a salutarci e la Meloni pare che abbia svolto un ruolo importante per l’input di Joe Biden per la concessione del costoso e delicato sistema antimissili da mandare a Zelesky.
Allora il 24 febbraio tra poco festeggeremo l’anniversario. Anche prima ho sentito che Gaetano Bucci diceva l’ingiustificata aggressione o qualcosa del genere… non sono d’accordo! Perchè? Quello che è accaduto con l’intervento la c.d. operazione militare speciale non può essere semplicemente considerata una aggressione deve essere considerato il frutto, l’esito di un processo che parte da lontano. La guerra è incominciata nel 2014. Dal 2014 in avanti ci sono stati 16 mila morti nella popolazione russofona del Donbass e soprattutto quando appunto Stoltenberg ieri dichiarava che la Russia e la Cina vogliono cambiare l’ordine mondiale in fondo ha detto una cosa giusta. Dopo il c.d. crollo del biennio rivoluzionario 1989-1991, la rivoluzione dell’Unione Sovietica, peraltro decisa da tre persone, lo scioglimento del partito Comunista Russo ecc. ecc. accade che quel mondo che fino allora si era retto sull’equilibrio c.d. del terrore un mondo bipolare dove c’erano due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, venga meno, quel mondo bipolare diventa mondo unipolare in cui una sola superpotenza rimane sulla scena. Immaginate la scena come un quadrato di pugilato, uno dei due pugili cade al tappeto, rimane un solo pugile a quel punto viene meno anche la funzione dell’arbitro, che ci sta a fare l’arbitro se uno dei due contendenti è caduto e non si rialza più? È la funzione che nella scienza politica chiama del terzo assente. Bobbio ha scritto un libro intitolato “Il terzo assente” ed era prima del crollo. Il libro esce nel 1989. Non è un caso che proprio a partire da allora le Nazioni Unite perdono completamente il loro significato. E non è un caso che gli Stati Uniti smettano di pagare le quote sociali annuali che ogni Paese deve dare in base al proprio Pil (Prodotto Interno Lordo). Gli Stati Uniti hanno ricominciato a pagare con Obama ma hanno ancora un debito che non hanno saldato. Comunque adesso non so se sono arrivati a saldare ma in ogni caso è interessante questa cosa che loro smettano di avere un significato perchè ormai c’è in quella era unipolare una superpotenza una sola moneta, una sola lingua l’inglese, un solo sistema economico di libero mercato, una sola ideologia il liberismo e il finanziar-capitalismo, un solo modello culturale ma ciò già alla fine di quel decennio negli anni ’90 quando la Russia viene venduta, si può dire da Boris Eltsin già alla fine del decennio, (lo dicevo ieri, ho trovato una testimonianza di vita di Vito Bianco che era stato ministro democristiano che ha incontrato Boris Eltsin con altri personaggi ed ha raccontato che Eltsin che era uomo dell’occidente aveva detto che in questa unione ristretta: voi sapete che sono a favore dell’Occidente ecc. ecc. però voi state esagerando, voi state umiliando la Russia). La parola umiliazione, al di là dell’uso che è stato fatto recentemente al Ministro dell’Istruzione e del Merito che ha giudicato necessaria l’umiliazione come elemento di crescita, vorrei mandarlo nelle miniere, ebbene l’umiliazione è un concetto importante perché l’umiliazione genera risentimento. E per citare un libro di un grande storico francese Mark Perrot sul risentimento della storia che appunto ha fatto un percorso storico in cui spiega molti avvenimenti della storia con il tema del risentimento. Ecco l’umiliazione ha generato risentimento. Alla fine degli anni ’90 comincia un percorso inverso cioè il percorso che porta, per buona pace di Stoltenberg, un percorso che porta ad un tentativo di un mondo multipolare, quindi prima bipolare poi unipolare e poi con gli anni 2000 che tende ad essere multipolare. I BRICS sono costituiti da questi paesi Russia, Brasile, India, Cina, Sud Africa ecc. un mondo multipolare ed è questo il tentativo che fa Putin. Putin si inserisce in questa corrente e nello stesso tempo Putin si muove proprio come espressione di quel risentimento e di quel tentativo di restituire alla Russia un ruolo geopolitico internazionale: metà Russia nei decenni precedenti era stato confinato ad un ruolo di potenza regionale. Ora, questo è il motivo per cui non accetto la definizione di aggressione della Russia. Uno studioso tedesco che era stato coinvolto nella congiura contro Hitler e lo troveremo tra i giudici di Norimberga, aveva scritto un saggio in cui spiegava la differenza tra due figure importanti: l’aggressore strategico e l’aggressore operativo. L’aggressore strategico è quello che costruisce una situazione per cui ad un certo punto ti obbliga a diventare aggressore operativo. Quindi certo che Putin svolge il ruolo di aggressore operativo ma chi ha costruito la situazione per cui Putin diventasse aggressore operativo? E questo evidentemente va tenuto nel conto se vogliamo capire questa guerra. Il risentimento, l’umiliazione, il ritorno della Russia, l’aspirazione della Russia ad essere una potenza internazionale globale non solo regionale.
Nella vicenda recente naturalmente noi vediamo che ci troviamo davanti ad una straordinaria narrazione univoca. Pochi giorni fa avete forse avuto notizia che 10 corrispondenti di guerra italiani si sono ribellati a questa narrazione univoca che spinge l’opinione pubblica in una sola direzione. Ieri è uscito: “10 corrispondenti di guerra italiani contro la narrazione mainstream della guerra“. Sempre ieri, io ricevo gli studi dell’ISPI, Istituto di Politica Internazionale, che è un istituto paragovernativo, naturalmente, assolutamente: hanno diffuso un sondaggio fatto da loro, secondo il loro sondaggio oggi circa il 70% degli italiani vede come pericolo come fattore di pericolo mondiale la Russia. Quante basi russe esistono in Italia? E quante basi americane della Nato esistono in Italia? E l’ISPI ci vuol far credere che gli italiani hanno paura della Russia. Può anche essere: può essere l’effetto di questa narrazione tossica che è stata costruita ma non ci credo perché ci sono molti sondaggi usciti nei mesi precedenti che dicono esattamente l’opposto, che dicono che una quota crescente che era cominciata con il 40% ed arrivata all’ultima di ieri al 60% di popolazione italiana che è contraria all’invio di armi all’Ucraina ed è contraria alla sanzione. Ma non per ragioni ideali, perché si sono resi conto che le sanzioni danneggiano noi innanzitutto. Sapete quante ditte italiane lavorano in Russia? 600 ditte. Ci sono alcuni settori come il calzaturiero, quello enologico i settori c.d. dei beni di lusso che sono stati messi letteralmente in ginocchio, si parla di alcune migliaia di piccole imprese che rischiano entro il 2023 la chiusura per effetto delle sanzioni a cui appunto ci spingono gli strateghi della Nato e gli Stati Uniti. E intanto però la narrazione continua, continuano i decreti che mandano armi ma intanto già nel luglio scorso Vogue International ha dedicato un lussuoso servizio patinato alla coppia Zelesky-Zelenskaja marito e moglie. E devo dire che perfino Brenner che è un analista statunitense di destra ha detto: ma Zelesky si è trovato il suo bel da fare, nel momento in cui il suo popolo sta morendo questo si fa il servizio patinato su Vogue il 26 luglio 2022 se lo volete andare a cercare. Alla fine dell’anno arrivano riconoscimenti pubblici internazionali a Zelesky, il Financial Times lo proclama la persona dell’anno 2022 e la stessa cosa fa la rivista settimanale Time: persona dell’anno. Quindi sia Financial Times sia il Time lo proclamano persona dell’anno. Ma ha avuto anche il premio Carlo Magno di Aquisgrana, questo sarà assegnato a Zelesky e come saprete l’ultima chicca è questa che è stata già evocata. Come sapete la cosa interessante, non è andato lui a Porta a Porta è Vespa che si è recato al capezzale di Zelesky, e la cosa interessante è che Vespa ha dichiarato, telefonando ad Amadeus, dicendo: guarda che Zelesky vuole venire a Sanremo e Amadeus ha detto ma certo ci mancherebbe! Se la suonano e se la cantano fra di loro. Abbiamo visto Zelesky dappertutto, abbiamo visto ogni tanto la moglie che interviene, è intervenuta anche a Davos, un summit economico mondiale la signora Zeleskaja va a intervenire e ha fatto un discorso in cui ha insistito sull’importanza del mondo occidentale ecc. ecc. tesi che abbiamo sentito dire che questa non è una guerra ma uno scontro di civiltà, che bisognava preservare la nostra contro quella infame dei Russi. Concludendo: davanti alla totale miopia di queste classi politiche che vengono incentivate dalla capacità performativa, i c.d. osservatori che vogliono convincere l’opinione pubblica che sconfiggere la Russia è possibile, mentre sconfiggere la Russia è tecnicamente impossibile. Ma tutto questo spinge con questo costante invio di armi sempre più potenti, sempre più sofisticate, spinge la Russia su posizioni che alla fine sarà, io credo, inevitabile che cominci ad usare l’arma estrema, sarà inevitabile. O ci fermiamo adesso oppure non ci fermeremo più perché ovviamente se la Russia usasse la c.d. bomba atomica tattica, che poi fanno ridere queste espressioni, ci sarebbe la risposta dall’altra parte, questo ovviamente provocherebbe una controrisposta della Federazione Russa con l’intervento poi di tutti gli altri soggetti: è la guerra dei mondi ma è quella guerra che era stata preconizzata e auspicata a metà degli anni ’90 da Samuel P. Huntington quando aveva teorizzato The Crash of Civilization, lo scontro delle civiltà. Huntington è ed era un politologo morto non molti anni fa, di Harvard che è stato un grande ispiratore delle politiche estere statunitensi dagli anni ’90 in avanti. Huntington come sapete, teorizzava prima in un saggio e poi questo saggio viene esteso diventa un volume che esce poi anche in italiano. “Scontro delle civiltà e il nuovo ordine globale” siamo nell’epoca in cui gli Stati Uniti si propongono come leader di un nuovo ordine globale. Ebbene Huntington teorizza: è giusto che si vada verso lo scontro perché l’occidente deve difendere i suoi valori. Nei valori dell’occidente lui mette il fatto di essere bianchi, di essere anglosassoni e dice anche di essere protestanti, mi spiace per i cattolici (WASP), e dice dobbiamo farlo perché noi abbiamo il dovere di difendere la nostra civiltà che comincia dalla difesa evidentemente del colore della pelle, dobbiamo dedurre. Ora quello che è disperante specialmente per chi fa lo storico male o bene di mestiere, è come avesse ragione Antonio Gramsci quando ripeteva che la storia è maestra ma non ha allievi, possibile che la storia non ci insegni nulla? Ora questa guerra, questa mobilitazione delle coscienze e questa narrazione tossica questo tentativo di imbottire i crani, altra interpretazione di Gramsci, che è in corso da un anno a questa parte in maniera veramente ignobile e preoccupante noi l’abbiamo vista nel 1914/15, quando un Parlamento fu chiuso e tre persone portarono l’Italia in guerra Vittorio Emanuele, presidente del Consiglio Antonio Salandra che era pure pugliese, ognuno ha i suoi eroi, e il ministro degli esteri Sydney Sonnino portarono l’Italia in guerra. Non ci sono i sondaggi ma non c’è dubbio che il popolo italiano era contrario, ma quello che conta rilevare è che la quasi totalità del ceto intellettuale italiano, professori universitari, giornalisti, letterati, artisti, hanno osannato la guerra, anche frutto di quella precedente intossicazione che si era verificata non solo in Italia ma in tutta Europa tra i giovani in particolare, i giovani delle classi dirigenti. Nel 1912 in Francia viene pubblicata il risultato di una indagine fatta tra i giovani universitari parigini, futura classe dirigente in cui si chiedeva: ma voi dopo questa lunga pace, lunga pace si dice bella époque dopo la guerra franco-prussiana del 1870/71, che ne direste di una guerra? Vi sembra che la guerra sia una opzione? È interessante che in un sondaggio si chiede che ne direste di una guerra? Non c’era una guerra ma si chiede che ne direste di una guerra? La quasi totalità di questi giovani intervistati dice: sì sarebbe una ottima cosa perché la pace è la palude e la palude mette dei miasmi nocivi, la guerra è come aprire le finestre e far respirare l’Europa e il mondo, questa è la futura classe dirigente parigina. E pensate a tutta la narrazione futurista dal 1909 in avanti, l’idea della guerra come igiene davanti alla palude, ecco tutto questo genera conseguenze, però c’è appunto una discrasia, una totale distanza tra il popolo che poi è quello che viene mandato a morire nelle trincee. Ed è per questo che Antonio Gramsci che allora cominciava a fare il mestiere di giornalista, si assume il compito di raccontare la guerra, di raccontare gli effetti della guerra sulla testa delle persone, non gli interessa la guerra sul piano militare o geopolitico ma la pensa come una gigantesca fabbrica di menzogne, così la definisce lui e quindi poiché lui fa il giornalista socialista “il mio compito – dice – è quello di svelare gli inganni”, di togliere il velo come si dice in greco verità=aletheia cioè disvelamento, togliere il velo che nasconde la verità, “io devo raccontare la verità ai miei lettori, proletari, ai socialisti”, Perché ai proletari? Perché i proletari sono quelli che vengono mandati a morire in guerra. Proletari tedeschi o francesi che hanno come differenze soltanto i colori delle loro divise. Quindi il mio compito è quello di difendere i proletari che le classi dirigenti vanno ad ammazzare questo è il mio compito, dire la verità. Purtroppo non solo la storia non ha allievi ma Gramsci è morto e molto lontano da noi e non ci sono tanti neanche piccoli, piccolissimi Gramsci che si assumono su loro stessi il principio di dire la verità a qualunque costo, siamo schiacciati da una propaganda che vuole addirittura impedirci di ragionare. Ecco in questo senso le università che sono sempre stati il baluardo del pensiero libero, il baluardo della ragione critica, oggi anche le università sono sotto assedio, se ne parlerà, non solo il processo di militarizzazione, il processo di uniformazione di conformazione per così dire. Rispetto a tutto ciò questa nostra iniziativa è una piccolissima cosa ma se noi moltiplicassimo per un fattore N queste iniziative forse qualcosa potremmo ottenere. Grazie
Angelo d’Orsi
6/2/2023 http://www.salutepubblica.net/
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