Un altro crimine di pace in un luogo di lavoro: a Novi di Modena
Continua “inarrestabile” la strage sui luoghi di lavoro; ancora una volta, in pochi giorni, l’ennesimo evento mortale che ha riguardato un lavoratore “anziano”; le cronache sono molto scarne ; sappiamo che è successo a Novi di Modena, dentro una azienda di via Milano, la vittima aveva 70 anni ed è caduta sfondando un lucernaio; il tragico evento ripropone alcune domande ormai retoriche :
- È concepibile morire per un rischio che l’uomo conosce da sempre ? il rischio è la caduta dall’alto , quindi la forza di gravità, in un contesto in cui stai poggiando i piedi su un substrato che , è persino prevedibile, non reggerà il peso ; ma allora a monte dell’omicidio sul lavoro c’è la “fretta”, l’incuria, la sottovalutazione del rischio , un DVR lacunoso oppure “fatto bene” ma “rimasto nel cassetto”
- Una seconda questione è: vogliamo finalmente rapportare la valutazione del rischio, come prescrive il decreto 81/2008 anche alle differenze di genere, di età e di paese di provenienza (si intende ovviamente, per questo, la necessità di tenere conto della cultura dei singoli lavoratori) ? dopo i 40 anni e ancora di più dopo i 50 le capacità di performance lavorativa cambiano e i compiti devono essere assegnati al singolo lavoratore tenendo conto della sua salute e della sua sicurezza
- Ma se i governi di tutto il mondo lavorano per procrastinare il più possibile la età pensionistica anche per lavori particolarmente nocivi e usuranti, cosa spinge un operaio di 70 anni a lavorare in un cantiere e a salire su un tetto o a fare il benzinaio o altro ancora ? forse che, senza tirare a indovinare, la molla è UNA PENSIONE DA FAME a cui eventualmente si è arrivati a seguito di una storia lavorativa “in nero” ?
Nell’esprimere il nostro sentimento di lutto sulla ultima “morte annunciata” lanciamo la proposta di AVVIARE UNA INCHIESTA SOCIALE DAL BASSO SU QUESTO ENNESIMO TRAGICO EVENTO ;
nella provincia di Modena abbiamo avuto tanti “casi” particolarmente raccapriccianti, basti ricordare la morte di Leyla due anni fa , fermo restando che ogni “caso” è grave e va perseguito energicamente; peraltro come le cronache giudiziarie ci dicono : i responsabili degli omicidi sul lavoro sono riusciti a garantirsi efficaci e ignobili “scudi penali” che coincidono sostanzialmente con la quasi impunità;
gli obiettivi che dobbiamo tentare di raggiungere sono , da sempre, quelli che abbiamo ribadito fin dal giorno della nascita della RETE NAZIONALE LAVORO SICURO (Modena 26.5.2022):
- UGUALE SPERANZA DI VITA, DI SALUTE E DI BENESSERE LAVORATIVO PER TUTTI/E
- ARRIVARE IL GIORNO PRIMA E NON IL GIORNO DOPO, AL FUNERALE
Diamo avvio alla “inchiesta sociale dal basso”
Organizziamo la resistenza contro il lavoro nocivo , usurante e mortale
I “nonni” ai giardini con i nipotini e non nei cantieri, basta con le pensioni da fame
Vito Totire
portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
vitototire@gmail.com retenazionalelavorosicuro@gmail.com
Bologna, 15.2.2024
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