Un anno di pandemia: la scuola
PDF http://www.lavoroesalute.org
Versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-marzo…/
Febbraio 2020. Improvvisa, inaudita, la chiusura delle scuole sembrava un provvedimento estremo quanto temporaneo. Un prolungamento delle vacanze di carnevale appena concluse. Nessuno immaginava quale terremoto avrebbe rappresentato. Nel paese, una forte ondata di commozione, paura e speranza ha riempito i balconi di arcobaleni. Il mondo della scuola si è mobilitato in fretta, insegnanti e genitori dei bambini più piccoli si sono lanciati nella condivisione di numeri di telefono, chat , e-mail. Stabilire contatti, connessioni. Non si poteva prevedere quanto peso avrebbe acquistato il concetto di connessione.
Le scuole hanno organizzato piattaforme, formazione per i docenti poco tecnologici (una larghissima parte). Gli interventi operativi delle scuole hanno accompagnato l’istinto primario di ogni insegnante; quello di ricucire, riannodare fili, superando norme sulla privacy, sull’uso del cellulare personale, limiti di orario o di giorni festivi. È partita, in tutti gli ordini di scuola, con modalità e contenuti diversi la famigerata didattica a distanza, forse meglio definibile come didattica d’emergenza.
Sono emerse subito, tra le difficoltà, quelle legate alla diseguaglianza: la mancanza di dispositivi, connessioni, competenze digitali ( soprattutto degli adulti nel caso dei bambini più piccoli) ha determinato una diversa accessibilità alle proposte della scuola. Anche entrare nelle case ha fatto emergere le differenze in termini di spazi, dinamiche familiari, attenzione educativa degli adulti. Le carenze materiali cioè sussidi informatici e possibilità di collegamento sono state in parte supportate dalle scuole, che hanno fornito dispositivi agli studenti in difficoltà. Ma come è logico, non è stato facile intervenire sui disagi familiari, sulle più profonde diseguaglianze sociali e culturali, sulla disponibilità di spazi. I più piccoli, gli stranieri meno inseriti nel tessuto sociale, quelli con situazioni delicate, i più fragili, si sono smarriti , confusi nella nebbia di uno scenario apocalittico, dispersi, assenti dalle lezioni on line, oppure indifferenti e apatici, sofferenti. Tutti gli insegnanti hanno “ perso” qualche studente, in varia misura, e tutti ne hanno ricavato un sentimento di sconfitta, personale e professionale.
Con gli altri, un passo alla volta, con fatica, si è trovato un precario equilibrio. Gli assenti hanno continuato ad essere la preoccupazione primaria dei docenti, la fatica di tenere aperti dei canali di comunicazione si è mescolata al senso di impotenza. Qualcuno ha tentato , nel limite delle restrizioni imposte dalla pandemia, di fare lezione all’aperto. Non è stato possibile, anche volendo, praticare l’affascinante recupero “porta a porta “ degli alunni , sulle orme del maestro Spinelli raccontato da Marcello D’Orta..( ma anche noi speriamo di cavarcela ormai da un anno).
Iniziative individuali, volontaristiche, ce ne sono state: a Napoli, ad ottobre 2020, il maestro Tonino Stornaiuolo ha trasformato la Dad in Dab , didattica al balcone. Ha scelto di raccontare le storie di un altro grande maestro, Rodari, dalla strada, recandosi sotto le finestre di suoi alunni e riscuotendo un successo enorme. Un’altra bella storia è quella di una maestra dell’infanzia che nella scorsa primavera, dal suo lockdown in una casa di montagna, ha potuto proporre ai suoi bambini, quelli che potevano connettersi, le fasi di crescita di una colonia di girini, raccontando e documentandola con audio e video.
Purtroppo non tutti gli insegnanti hanno potuto mettere in atto pratiche di questo genere. Per la maggior parte dei docenti la didattica a distanza è stata una costante ricerca di equilibrio , con grande dispendio di energia, tra la componente emotiva ,il disagio di una comunità spezzata ( la classe) e le scadenze, i programmi, le valutazioni. Intorno e sopra la testa di studenti e docenti si è agitato per mesi il gran balletto di provvedimenti per la riapertura, con fantasiose ed inutili proposte , fallite poi alla prova dei fatti, a settembre. La didattica in presenza, nel nuovo anno scolastico, è stata sospesa molto presto nelle scuole secondarie.
Nelle scuole dell’infanzia e primarie bambini ed insegnanti hanno lavorato in condizioni difficili, con grande spirito di sacrificio , tra quarantene,sospetti, timori. A marzo 2021 , il peggioramento della situazione sanitaria sta riportando tutte le scuole , quasi ovunque, alla didattica a distanza , che purtroppo rappresenta nelle attuali condizioni, l’unica possibilità. Che lezione possiamo ricavare da questa triste esperienza ? Che la scuola è fatta di sguardi e contatto, che la classe riunita in un’aula è qualcosa di più di una somma di individui, e che merita maggiore cura e rispetto. Ma dovremmo pensare che siamo ben lontani dal garantire pari opportunità a tutti i cittadini. La scuola fa i conti, sia in presenza che a distanza, con la diseguaglianza economica, sociale e culturale e di questa diseguaglianza deve farsi carico la società intera. Non giova, alla scuola, la sacralità che oggi fa comodo attribuirle, come se potesse compiere miracoli, soprattutto perchè da anni viene trasformata, impoverita, svilita in mille modi. Sarebbe molto più utile una seria riflessione sul ruolo della scuola e su quello che ad essa serve davvero per garantire a tutti “ la rimozione degli ostacoli che impediscono di fatto il pieno sviluppo della persona umana”.
Loretta Deluca
Insegnante Torino. Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute
Pubblicato sul numero di marzo del mensile
PDF http://www.lavoroesalute.org
Versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-marzo…/
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!