Un clima di lotte possibili

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L’avvento della pandemia ha rovesciato il palinsesto del mainstream occidentale, portando alla ribalta alcune delle parole “pescate” direttamente dall’armamentario retorico della sinistra e sino a pochi anni fa bandite dal discorso pubblico.

Questo nuovo e inaspettato protagonismo “tematico” non deve, però, indurre a facili ottimismi: la svolta a sinistra – nella migliore delle ipotesi – è destinata a presentarsi come parziale e soft, poco più che una strategia mediatica, con difficili sbocchi nella realtà, come attestano le alte aspettative (deluse) all’indomani del G20 di Roma.

Se “nei palazzi” tutto si muove affinché nulla cambi, nelle piazze, il movimento per la giustizia climatica reclama nuovi spazi di confronto: oltre 50.000 studentesse e studenti hanno sfilato per le vie di Milano nella mobilitazione organizzata dalla Climate Open Platform e da Fridays For Future, movimento che dopo lo stop forzato causato dalla pandemia in molti davano per spacciato e che, invece, ha saputo imparare la lezione e ha maturato ulteriori convinzioni: ha assunto posizioni radicali ma l’ha fatto senza perdere in alcun modo la sua vocazione originaria maggioritaria, tenendo ben saldo un equilibrio non semplice da conservare tra radicalità e pragmatismo, ancor più necessario per un movimento che parla per la maggior parte a una generazione che prima della nascita di Fridays For Future non era mai scesa in piazza. Per questi attivisti che ci ricordano quotidianamente che si può essere radicali, percepiti e percepibili, non c’è più tempo da perdere; men che meno funzionano i “bla bla bla”: la giustizia climatica va perseguita immediatamente, il sistema sociale ed economico va rivoltato come un calzino, l’Eni e il ministro Cingolani vengono indicati chiaramente come nemici, senza timore.

La convergenza è possibile

Il clima si conferma il principale nodo e snodo politico della nostra epoca e la prima significativa opposizione al Governo Draghi, che sul clima aveva concentrato, seppur di facciata, la propaganda intorno al suo mandato. Un tema, quello ambientale, che era una delle cinque stelle del Movimento di Grillo e che quindi dovrebbe essere patrimonio dell’identità del Movimento Cinque Stelle fin dalle origini, e su cui questa legislatura latita sin dal primo giorno.

Mentre i “grandi” del mondo si riunivano a Roma FridaysFor Future e Exctinction Rebellion sfilavano per le strade della Capitale ma con una novità che dovrebbe interessarci profondamente: non erano soli. Con il movimento climatico c’erano le sigle del sindacalismo di base e pezzi significativi della Cgil, lì per portare la voce dei lavoratori coinvolti nelle tantissime vertenze in atto nel Paese, dalla Gkn ad Alitalia passando per l’ex Ilva e Whirphool. Poche settimane prima, due piazze numericamente simili ma apparentemente diverse, Fridays for Future a Milano in occasione della PreCop e gli operai della Gkn di Firenze, si sfioravano senza incrociarsi, a Roma hanno sfilato assieme, provando a ricucire quello un tessuto sociale sfilacciato.

La sfida del futuro, dei tempi accelerati della pandemia, sarà predefinire una traiettoria comune, percorrere un pezzo di strada insieme, contaminarci. Questa generazione può essere il piede di porco che rompe tabù e schemi, che rialza la testa contro chi ci vuole divisi; può contribuire alla costruzione di uno spazio unitario, a partire dalla nostra generazione. Quello a cui andiamo incontro è solo uno dei futuri possibili, non il solo. Possiamo ancora intervenire.


Stefano Vento è laureato in scienze politiche presso l’Università della Calabria, responsabile lavoro e movimenti delle/dei Giovani Comuniste/i e attivista di Fridays For Future

https://www.sulatesta.net,

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