Un faro sui lavoratori GSE

Un faro sui lavoratori GSE

Vi scrivo per chiedervi di gettare un faro sul comportamento a dir poco scorretto tenuto da una delle più grandi aziende italiane a totale partecipazione statale, il GSE, Gestore dei Servizi Energetici, di cui vi siete già occupati in passato. La vicenda riguarda il servizio di contact center, l’unico canale di comunicazione tra GSE – un’azienda che gestisce un fatturato tra i più alti in Italia – e la sua utenza, composta da operatori del settore, aziende, tecnici, piccoli, medi e grandi produttori di energia elettrica. È una vicenda che si intreccia con il tristemente noto sistema degli appalti italiano, delle esternalizzazioni e della corsa al ribasso dei diritti di migliaia di lavoratori e lavoratrici.

Piccola storia del CC del GSE

Il servizio nasce con un piccolo nucleo di operatori assunti da GSE attraverso le agenzie interinali. Con l’espandersi del mercato delle fonti rinnovabili, il Gestore si è trovato di colpo a dover affrontare un volume di richieste di assistenza sempre più elevato. Per questa ragione comincia ad affidare ad aziende esterne, tramite appalto, il compito di reclutare altra manodopera, possibilmente laureata, dato l’altissimo tasso di specializzazione che questo genere di informazioni richiede.

Ma attenzione, la formazione e la gestione delle risorse resta sempre in capo al GSE stesso, pertanto le società appaltatrici si configurano come meri soggetti interposti che hanno il solo compito di pagare gli stipendi, ovviamente enormemente più bassi rispetto a quelli di un dipendente dell’appaltante.

I problemi cominciano quando queste società fittizie falliscono l’una dopo l’altra. Il senso di instabilità degli operatori e delle operatrici si fa sempre più opprimente, ad esso si aggiunge un sentimento di ingiustizia dovuto ad una condizione economica e contrattuale notevolmente più precaria, a parità di mansioni, rispetto ai colleghi GSE con i quali lavorano fianco a fianco.

Come se non bastasse, l’ultima gara è stata vinta da Almaviva Contact, la società che ha licenziato su Roma 1666 lavoratrici e lavoratori, rei di non aver accettato un accordo, stilato con il beneplacito del MiSe, che peggiorava ulteriormente le loro condizioni contrattuali.

Un ricatto insomma. La situazione è paradossale: da un lato il Governo avalla uno dei licenziamenti collettivi più grandi degli ultimi anni, dall’altro si consente alla medesima società di vincere, sempre su Roma, una commessa milionaria (quasi 40 milioni di euro) con una società pubblica, che risponde alle direttive del MiSe stesso! Inoltre abbiamo assistito alla inquietante pantomima di un Ministro, Calenda, che è arrivato addirittura a negare pubblicamente che la sede di Almaviva Contact di Roma fosse aperta, cosa assolutamente solare, ma che nessun giornale e nessun politico ha avuto la decenza di verificare. Eppure era facile: bastava semplicemente recarsi nella sede di via di Casal Boccone, da dove ogni giorno entrano ed escono i circa 80 operatori impegnati nella commessa GSE. Una bugia in piena regola detta a reti unificate, e ribadita tramite social, da un Ministro della Repubblica.

A ingarbugliare ancora di più la situazione, ci hanno pensato le vicende legali che hanno visto i quasi 100 operatori citare in giudizio il GSE per appalto illecito e che si sono concluse con la vittoria – e la conseguente internalizzazione – di un primo gruppo di 14 a novembre dello scorso anno e, paradosso su paradosso, la sconfitta dei restanti nel febbraio di quest’anno. Cioè lo stesso ricorso, presentato dallo stesso legale, con le stesse parole, nello stesso tribunale, ha portato ad un giudizio sull’appalto diametralmente opposto. Alla faccia della legge uguale per tutti!

Veniamo da tre anni di lotta durissima, estenuante, fatta di scioperi, presidi, manifestazioni, sconfitte ma anche tante conquiste, come la solidarietà dei 1666 ex Almaviva, nostri nemici designati secondo questo sistema mostruoso di guerra perenne tra poveri. Ebbene, in attesa del ricorso in appello, abbiamo ingaggiato uno scontro con Almaviva per il riconoscimento del giusto livello contrattuale (lavoriamo da circa 8 anni e abbiamo ancora il II° livello metalmeccanico, in genere assegnato ai nuovi assunti per un periodo massimo di 6 mesi). Naturalmente da parte loro c’è stata una chiusura sprezzante. Ora abbiamo saputo che vorrebbero introdurre nella commessa altre 60 risorse, provenienti dalla sede di Napoli, per abbattere del tutto l’efficacia dei nostri scioperi, l’unica arma che ancora avevamo a disposizione.

Probabilmente questa mossa segnerà la nostra fine. Ma prima di cadere, vorremmo far venire alla luce lo schifo di un sistema, quello degli appalti milionari e delle esternalizzazioni dei servizi pubblici, creato appositamente non per far risparmiare lo Stato (nessuno ormai crede più a questa favola), ma per far arricchire i soliti volti noti dei circoli sportivi e dei salotti politici con i soldi di tutti quanti noi.

Vi prego di valutare seriamente la possibilità di parlare di noi, che siamo solo un esempio di un problema molto più esteso che sta rovinando la vita di milioni di persone. Grazie in anticipo per il tempo che eventualmente ci dedicherete.

Rosetta Ferra

Riferimenti:
https://www.internazionale.it/opinione/clash-city-workers/2017/03/22/appalti-diritti-lavoro
https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/call-center-gse-in-100-spalle-al-muro-o-licenziati-o-in-mano-ad-almaviva/
https://ilmanifesto.it/gia-in-14-assunti-per-sentenza-al-gse-ora-un-accordo-per-reintegrarci-tutti/
http://www.qualenergia.it/articoli/20171115-contact-center-gse-lo-sciopero-oltranza-inquieta-gli-operatori-delle-rinnovabili

19/05/2018 www.lacittafutura.it

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