Un Medio Oriente libero dall’Occidente con più paci che guerre
Se tra Teheran e Riyadh sarà vera pace, sul mondo sta per esplodere un Medio Oriente nuovo e pacificato e dalle molte sorprese, non tutte gradite e noi occidentali schierati e di fatto appiattiti sulla lettura di schieramento Usa-Nato del mondo. Ma fermiamoci per ora ai segnali che anticipano un possibile prossimo futuro.
A Mosca non solo Ucraina
- Domani a Mosca l’incontro sulla Siria tra Turchia, Russia, Siria e anche l’Iran, per la normalizzazione delle relazioni tra Ankara e Damasco, avversarie irriducibili dall’inizio della guerra in Siria nel 2011.
- Mentre il presidente tunisino Kais Saied annuncia che invierà un ambasciatore in Siria per rinnovare le relazioni bilaterali.
- Da Riyadh hanno fatto sapere che l’isolamento della Siria non funziona e che ‘il dialogo è necessario’.
- Nel frattempo, si sono ‘normalizzati’ i rapporti tra Turchia e Arabia saudita (seppellito il cadavere di Khashoggi).
- Applausi alla Pax cinese arrivano anche dalla Lega araba che si prepara a restituire alla Siria il suo seggio.
- Mentre gli Emirati, alleati dell’Arabia saudita nella sanguinosa guerra in Yemen, si dicono pronti a negoziare con i ribelli sciiti sostenuti dall’Iran.
- Un passo che valutano anche i sauditi.
Ricadute politiche a raffica
Ricadute politiche rilevanti e quasi immediata si attendono in Libano, Paese alle prese con una terribile crisi economica e da oltre venti anni campo di battaglia tra i partiti legati a Teheran/Damasco (Fronte 8 Marzo) e quelli filoccidentali appoggiati da Riyadh/Washington (Fronte 14 Marzo). In ballo la nomina del nuovo presidente libanese congelata da ottobre a causa delle divisioni tra ‘8 Marzo’ e ‘14 Marzo’. L’ambasciatore saudita a Beirut, Walid Boukhari, dichiara che «c’è sicuramente qualcosa di positivo per il Libano a seguito della distensione dei rapporti tra Iran e Arabia saudita». E fa sperare in un possibile accordo vicino.
Il movimento Hezbollah quasi festeggia
Ma ad attendere sviluppi sorprendenti e positivo in Libano, è certamente Hassan Nasrallah, il segretario generale del movimento sciita Hezbollah. Nasrallah che in questi anni aveva rivolto non pochi dei suoi infuocati discorsi contro l’Arabia saudita, alleata degli Stati uniti e di Israele, potrebbe ora abbassare i toni in cambio di un tacito riconoscimento dall’erede al trono Mohammed bin Salman.
In casa israeliana invece si litiga
Il premier Netanyahu e il suo predecessore Yair Lapid si accusano a vicenda di non aver agito in tempo per spingere i sauditi a firmare gli Accordi di Abramo e a non riconciliarsi con gli iraniani, come se avessero nelle loro mani il volante della politica estera di Riyadh.
Sullo sfondo prosegue senza soste l’addestramento israelo-americano per un possibile attacco aereo alle centrali nucleari di Teheran, avverte ancora e sempre su ‘Pagine’ Esteri’, Michele Giorgio.
Limes intanto segnala
La Cina organizzarà entro la fine del 2023 di un grande summit a Pechino con i monarchi arabi del Golfo e i funzionari della Repubblica Islamica dell’Iran. L’iniziativa diplomatica promossa personalmente dal presidente Xi Jinping. Di fatto la Cina vuole sostituirsi agli Stati Uniti, che per decenni sono stati l’attore esterno più influente della regione. Dunque non solo interessi economici -idrocarburi e flussi commerciali- ma un nuovo capitolo nella competizione globale tra Pechino e Washington.
14/3/2023 https://www.remocontro.it
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