Governo Meloni. Un percorso tecnicamente eversivo

La Meloni ha iniziato ufficialmente un percorso tecnicamente eversivo della Costituzione. Eversivo anche politicamente. Fu, infatti, Calamandrei ad insegnarci che quando si discute di riforme costituzionali, bisogna farlo in Parlamento;e i banchi del governo devono essere vuoti. La Meloni, invece, detta tempi e modi, senza sollevare scandalo alcuno.

Le opposizioni parlamentari sono mute. Con le proposte Meloni, a partire dal “premierato”, muta profondamente la forma /Stato. Parla, non a caso, di ingresso nella Terza Repubblica, che distruggerà definitivamente le disposizioni della Costituzione e la memoria della Resistenza: una sua ossessione. Le Costituzioni, infatti, non vanno giudicate articolo per articolo soltanto; vanno interpretate all’interno del loro impianto complessivo e della loro architettura di valori e dignità.

E, allora, la proposta presidenzialista del governo va letta in un combinato disposto con il disegno di legge Calderoli sulla cosiddetta “autonomia differenziata” e con la legge elettorale sempre più maggioritaria. Mutano profondamente le forme della rappresentanza e alcuni cardini della legalità costituzionale.

E’ evidente, infatti, che, nel disegno del governo, un paese frantumato dalla “autonomia differenziata” in venti staterelli che esaltano il proprio egoismo territoriale ha bisogno, come strumento disciplinare, autoritario , unificante, del ” comando” assoluto dell’uomo (e della donna) eletto con il plebiscito.

Quello della Meloni è, infatti, anche un esercizio pedagogico di massa. La partecipazione democratica popolare viene sostituita dalla delega assoluta data da un popolo frantumato, muto, inerte. Sono contrario al premierato anche in base al bilancio storico del funzionamento dei modelli internazionali. E’ stato utilizzato solo in qualche paese, brevemente, dando pessimi esiti. Perché esso rende evanescenti i Parlamenti, e indebolisce oltremodo tutti gli istituti di garanzia costituzionale, a partire proprio dal presidente della Repubblica. Il quale non è più realmente garante, non “governa” le crisi governative e parlamentari , diventa un semplice passacarte.

Il premier eletto dal popolo e il Parlamento insieme vivono ed insieme cadono. Come avviene per il sistema comunale e per quello regionale. Diventano, tutte, forme di autocrazia.  Alla democrazia parlamentare di rappresentanza, prescritta in Costituzione, si sostituisce la democrazia di investitura. La Meloni afferma che andrà avanti nell’approvazione del suo progetto anche da sola, con la sua maggioranza (e, ovviamente, con Renzi). Dovremo, allora, fin da ora prepararci ad una possente campagna civica sul probabile referendum confermativo.

Dietro la controriforma, infatti, si cela un tentativo scientifico di revisionismo storico, contro la Resistenza, contro la Liberazione, vero cemento della Repubblica italiana.  Per una riforma costituzionale seria occorrerebbero anni di confronto , si studio di diritto comparato, di verifica e bilancio di altri sistemi del tutto diversi. Io amo, per esempio, il sistema tedesco, che presenta stabilità e democrazia ( non assolutismo, come il sistema plebiscitario ed ultramaggioritario che propone la Meloni).

Gianni Ferrara, grande costituzionalista, scrisse, nel suo ultimo libro,  che le Costituzioni ” si cambiano solo con le guerre o con le rivoluzioni. Concordo molto. Io sono un partigiano della nostra Costituzione. Non la cambierei.

Giovanni Russo Spena

1/11/2023 https://transform-italia.it/

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