Una finanza disarmante
Etica sgr, società di gestione del risparmio del Gruppo Banca etica, è costituita anche da altri istituti di credito che collaborano alla commercializzazione di armi. È giusto? Per chi segue i temi della finanza critica il tema non nasce oggi. E proprio per questo c’è chi si chiede se sia giunto il momento di trattarlo in modo molto differente e se i soci di una banca atipica, costruita sulla trasparenza e sulla partecipazione, cresciuta in autorevolezza, siano davvero informati su questa contraddizione. Una lettera a Banca etica
Un articolo apparso sulla rivista Nigrizia di Luglio/Agosto (I limiti dell’etica) ha posto l’attenzione sui rapporti tra “banche armate” ed Etica Sgr, società di gestione del risparmio. Etica Sgr fa parte del Gruppo Banca Etica ed è controllata dalla capogruppo Banca Popolare Etica grazie al suo 51%. Le altre banche socie di Etica Sgr sono Banco BPM (19%), BPER Banca (10%), Banca Popolare di Sondrio (10%), Cassa Centrale Banca – C.C.I. (10%). Dalla costituzione di Etica SGR, queste banche, in diversa misura e in modalità differenti nel corso del tempo, hanno collaborato al sostegno alla commercializzazione di armi convenzionali e non, anche di armi nucleari tattiche.
In pratica, il risparmiatore contrario al traffico legale di armi, che per adesione ai principi della finanza etica, dovesse decidere di investire nei fondi gestiti da Etica Sgr per non finanziare l’esportazione di armi, si trova indirettamente, invece, a finanziare le banche cosiddette “armate” attraverso la distribuzione degli utili provenienti dalla gestione dei fondi stessi. Questo comportamento sembrerebbe in contrasto con lo Statuto e la “mission” sia di Etica Sgr che della capo gruppo Banca Popolare Etica. Non solo: poiché circa l’80% per cento delle quote dei fondi comuni di Etica SGR vengono collocate dalla rete di distribuzione commerciale dei partner si deduce che quelle banche armate guadagnerebbero anche dalle attività di intermediazione delle quote di Etica SGR.
A scanso di equivoci, chi scrive sostiene il progetto Banca Etica, è socio cliente della banca e cliente di Etica SGR e da circa due anni si sta impegnando perché si possa convocare dal basso un’assemblea che possa trattare la questione sotto tutti gli aspetti. In realtà mi sarei aspettato che l’iniziativa venisse sposata dal Consiglio di Amministrazione, quale strumento migliore dell’assemblea ordinaria per trattare la questione cosi spinosa e tendenzialmente conflittuale, in potenziale contrasto con alcuni principi dello Statuto. Quest’ultimo recita: “Saranno comunque esclusi i rapporti finanziari con quelle attività economiche che, anche in modo indiretto, ostacolano lo sviluppo umano e contribuiscono a violare i diritti fondamentali della persona”. Sul Manifesto della Finanza Etica, a cui lo Statuto si riferisce, si legge che le attività economiche da ripudiare comprendono la produzione e il commercio di armi.
Capisco chi tra i soci e i componenti degli organi della banca porta avanti istanze e opinioni differenti, come comprendo chi per paura di intaccare la reputazione della Banca aspetta che il cambiamento avvenga anche molto gradualmente, alla stessa stregua mi farebbe piacere che anche chi intende svolgere un sano azionariato critico sia considerato a favore dei valori che la banca vuole proporre e non contro. Ritengo di agire per una maggiore chiarezza e per un corretto dibattito ispirato ad onestà intellettuale e gentilezza ma anche determinazione. È da circa venti anni che la questione esiste, e forse mi sbaglio, ma non credo che nessuna delle Banche abbia adottato nettamente comportamenti ispirati ai principi della finanza etica come tutti coloro sensibili al tema, si augurano.
Per definire la questione gli organi di vertice hanno preferito lo strumento degli incontri di comunicazione, alcuni on line altri in presenza: in verità questi momenti sono stati organizzati anche, ma non solo, per la forte pressione esercitata da alcuni soci e socie sensibili, organizzati in realtà aggregate o come singoli, da Nord a Sud. Questi incontri secondo la mia opinione e non solo mia, seppure meritevoli di apprezzamento, non hanno centrato il tema cardine del problema, motivo per il quale da alcuni soci sono stati considerati mancanti di alcuni aspetti fondamentali.
Per questo dalle pagine della rivista web Comune-info scrivo al CDA della Banca e ai soci e le socie sensibili, nella speranza che questa volta il mio invito venga, almeno in parte, accolto: gli organi di vertice dovrebbero intraprendere un processo di formazione e informazione il più completo possibile riguardante tutti gli aspetti della collaborazioni con le banche armate, che coinvolga la base societaria nel suo complesso e che abbia come snodi fondamentali tutte le articolazioni della banca a partire dai Gruppi di Iniziativa Territoriale, non sempre o almeno non tutti consapevoli della portata della questione. L’azione di coinvolgimento dovrebbe essere finalizzata alla discussione e al dibattito nell’assemblea ordinaria dei soci e delle socie della Banca. Se è vero che ai sensi dello Statuto di Banca Etica è competenza esclusiva del Consiglio di Amministrazione decidere sulle partecipazioni e collaborazioni è anche vero che l’argomento in questione che è antico, e che ha trovato nel corso del tempo soluzioni tampone, è così importante tanto da meritare una soluzione definitiva o perlomeno accettabile, almeno per la maggioranza dei circa 40 mila soci che compongono la base societaria di una Banca unica nel suo genere in Italia e non solo, di cui sostengo la crescita e la differenziazione rispetto ad altri modelli bancari.
Tra i soci e le socie ci sono differenti opinioni: chi considera la partecipazione in Etica SGR delle Banche Armate un male necessario, chi considera la contaminazione uno strumento valido, chi invece vede questo partenariato come una grave contraddizione. Ma comunque la si pensi, nessuno può pensare che il tema non meriti tutto l’approfondimento possibile e la profusione della massima energia informativa su almeno tre punti:
1) Occorre una chiara presa di posizione degli organi di vertice sul futuro prossimo di Etica SGR: cosa potrebbe accadere se la politica di dolce persuasione di Banca Etica nei confronti dei partner armati non dovesse avere successo? In fin dei conti è legittimo pensarlo visto che negli anni passati le banche suddette non solo non hanno dismesso le loro attività nel traffico di armi ma alcune di esse si stanno recentemente impegnando nel traffico di armi nucleari tattiche.
2) Ci sono possibili alternative al modello della contaminazione costruttiva adottato sino adesso? Dopo circa venti anni di attività è possibile una soluzione che permetta la non distribuzione degli utili (e delle commissioni di intermediazione) alle Banche Armate?
3) È possibile dedicare in ogni assemblea ordinaria annuale un punto dell’ordine del giorno specificamente dedicato al tema? Con dati qualitativi e quantitativi sul partenariato? Soggetto ad approvazione dell’assemblea seppur non vincolante per il Consiglio di Amministrazione?
Il recente incontro post assemblea di Brescia di Maggio 2023 è un passo in avanti, ma perché non inserire la questione nell’assemblea ordinaria? E magari organizzare dei momenti come quello di Brescia, di approfondimento in tempi precedenti e successivi l’assemblea formale? Durante l’incontro di Brescia i dirigenti della Banca hanno comunicato due proposte di Banca Etica: la proposta di Policy sugli armamenti, al momento in cui si scrive, già presentata alla Banche partner di Etica Sgr e il nuovo rating ZeroArmi costruito insieme alla Rete Pace e Disarmo che verrà presentato il prossimo novembre. Spero che questi due strumenti siano efficaci ma ammesso che lo siano (alcuni soci hanno proposto ai referenti di Pace e Disarmo diversi correttivi per una maggiore efficacia) non impattano sulla questione della necessità di portare il tema nelle assemblee formali. Personalmente sono tra i soci che ritengono la partecipazione in Etica Sgr sia in forte contraddizione ma sarei disposto a cambiare idea se si dovessero motivare in modo puntuale, preciso e chiaro le scelte; ecco io credo che questo non sia stato fatto ancora, probabilmente in buona fede, e per questo ritengo molto opportuno adoperarsi perché i soci e le socie vengano informati su tutti gli aspetti, senza creare divisioni e accuse di mettere in pericolo la reputazione della Banca.
Nella lettera di risposta all’articolo di Nigrizia che la Banca ha pubblicato, si legge che la contaminazione richiede “un processo lungo rispetto ai tempi di quelli auspicati da chi vorrebbe risposte drastiche e immediate, ma restiamo convinti che sia il modo migliore per assolvere la nostra mission di dimostrare che una finanza disarmata è possibile … soluzioni fantasiose come la cacciata delle banche socie di Etica Sgr non sono praticabili sul piano della normativa, non sarebbero sostenibili sul piano economico e indebolirebbero il nostro progetto di finanza etica…”. Ecco è qui il nodo: molti soci e socie non sono ancora totalmente consapevoli delle partecipazioni in Etica SGR delle Banche Armate (forse si stanno rendendo consapevoli anche grazie a questo dibattito riaperto e che era stato lasciato, forse involontariamente, ai margini). Altri che hanno dimostrato disappunto, non riescono a capire le motivazioni giuridiche, economiche, politiche dei partenariati con Banche Armate che comunque non riguardano solo Etica SGR.
Agli organi di gestione di Banca Etica tanti soci e socie, con molta umiltà chiedono le ragioni per cui i soldi dei soci e dei clienti anche indirettamente (direttamente o indirettamente che differenza fa? In minor misura o in maggior misura rispetto ad altri investimenti cosa cambia?) vanno comunque a finire anche in Banche che hanno a che fare con armi convenzionali e nucleari tattiche. Forse non saranno maggioranza, ma chiedono un ascolto e incontri di chiarimento profondi, puntuali, formali, pubblici che sarebbe un peccato a mio parere, disattendere.
Gianni Votano
1/9/2023 https://comune-info.net/
Immagine Tratta da unsplash.com
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