«Una giornata di lutto e di festa». A Roma esplode la rabbia trans
Sabato Roma si colora di viola. La Trans freedom march per le vittime di odio transfobico si riverserà, a partire dalle ore 17 con concentramento a Piazza Repubblica, tra le strade della capitale, la stessa città in cui a ottobre si sono negati riconoscimento e diritti alla comunità lgbtquia+. Le morti di quest’anno sono 375, la comunità Trans non ci sta. «Mi rivolto, dunque siamo» è la voce che chiama la manifestazione.
La ricorrenza del TDoR riporta alle memorie e alle coscienze di ognunə la violenza perpetuata ogni giorno verso le persone transgender. Una giornata che nasce negli Stati Uniti nel 1999, lanciata da Gwendolyn Ann Smith (attivista transgender) in ricordo di Rita Hester, donna afroamericana transgender assassinata a Allston, Massachusetts.
In Italia arriva nel 2014 grazie all’associazione Sunderam di Torino. «A livello tradizionale la Transfreedom march porta 2 concetti che sembrerebbero opposti: lutto e festa – racconta Ethan Bonali, tra gli organizzatori della marcia 2021 – lutto perché è una cerimonia laica della comunità Trans per riconoscere la violenza e ridare dignità a queste morti. Le persone trans vengono spesso uccise in situazioni di totale mancanza di rispetto che persiste anche verso i corpi privi di vita. E poi si festeggia la vita come ribellione verso l’assurdità di una società che non la considera come qualcosa di valore. È praticamente il Pride delle persone trans».
La marcia di quest’anno è un evento corale che nasce dalla rete Trans per Trans (TxT) : un’unione e organizzazione di diverse associazioni del territorio italiano quali MIT, Sunderam, Libellula OdV, ATN, Associazione consultorio transgender e con la collaborazione di Gender x, Cest, Azione trans e singoli attivistə romanə. Inoltre, vede l’adesione di almeno quaranta realtà tra associazioni, comitati e collettivi che operano in diversi luoghi della penisola. «Questa esperienza di coordinamento si è rivelata molto buona, permette alle associazioni di conoscersi meglio e di avvicinarsi aprendo percorsi per altre collaborazioni» racconta Ethan.
La manifestazione si concentrerà alle 16.30 in piazza Repubblica per poi muoversi alle 17 verso piazza Vittorio Emanuele II. Cerotti neri verranno posti sulle bocche a indicare il silenzio forzato contro cui questa comunità lotta da anni e contro il quale si rivolterà con i propri corpi, la lettura dei nomi delle vittime di odio transfobico dell’ultimo anno, gli interventi che rivendicheranno le battaglie lgbtquia+.
Verranno accese delle candele per le vittime e Leila Pereira e Nicole De Leo chiuderanno la piazza con un monologo teatrale Erano solo 14. La marcia si sposterà in serata allo spazio culturale Angelo Mai, che ospiterà un momento musicale. La domenica il TDoR continua sempre all’Angelo Mai, con un’assemblea plenaria della comunità Trans che si troverà alle 10 per confrontarsi sulla politica del movimento, un momento aperto a tuttə per individuare linguaggi condivisi e costruire alleanze.
L’idea iniziale era di tenere l’evento a Bologna ma i recenti avvenimenti del 27 ottobre hanno portato il coordinamento a scegliere di far sentire la propria voce nelle strade della capitale: «L’affossamento del DDL Zan non è stato un gesto assurdo, ma un gesto sin troppo spietatamente malato di logica, sterilizzato da un lucido delirio di dominio, potere, sopraffazione, ideologia», si legge infatti sul comunicato della rete TxT.
Il contenuto politico della marcia di quest’anno sarà dunque ancora più denso, al microfono interverranno le comunità lgbtquia+ che si battono quotidianamente per la rivendicazione dei propri diritti a cui si alterneranno le voci di Alessandro Zan, Alessandra Maiorino, Monica Cirinnà, la responsabile dell’ufficio di nuovi diritti di CGL. Inoltre, il comitato è in attesa delle conferme del sindaco Gualtieri e della Boldrini.
La manifestazione di questo sabato non sarà solo un momento di celebrazione e protesta: «Noi vogliamo chiedere molto più di Zan, perché quello per noi sarebbe stato solo l’inizio – afferma Ethan – vogliamo chiedere politiche per l’accesso al lavoro, e vogliamo chiedere l’accesso come tutti gli altri cittadini ai pubblici servizi. Questi 2 pilastri di diritto a cui tutti i cittadini dovrebbero accedere facilmente, non sono garantiti alla comunità trans». Il tasso di disoccupazione all’interno delle comunità trans è rilevante, dettato dallo stigma sull’identità di genere e dai pregiudizi che si sono stratificati negli anni. La mancanza di competenze del personale sanitario rischia di sfociare in negligenza medica, sottovalutando la condizione dellə pazienti o allontanandolə dal servizio pubblico. Tra le morti di quest’anno che ammontano a 375, rispetto alle 350 del 2020, ci sono anche casi di mala sanità.
«L’Italia è il primo paese in Europa al pari della Turchia per numero di crimini d’odio nei confronti delle persone transgender [fonte TMM di TGEU]» riporta il comunicato stampa TFM.
La mancanza di una politica e di un dibattito sulle questioni di genere sono la causa del risultato dell’aumento annuale delle vittime, è necessario continuare a denunciare la situazione nazionale e transnazionale finché il riconoscimento delle persone lgbtqia+ non sia sdoganato tanto a livello politico quanto a livello culturale e sociale. È inaccettabile chiudere gli occhi davanti alla violenza di genere che si perpetua in ogni ambito della nostra società, in maniera trasversale e transgenerazionale.
Molte storie saranno raccontate e persone ricordate durante questa giornata in tutta Italia, una in particolare lascia l’amaro in bocca e potrebbe riempire all’unisono le piazze italiane spiega Ethan: «Una persona gender question di 13 anni si è tolta la vita perché vittima di bullismo scolastico. La madre aveva denunciato le molestie mandando una mail alla scuola, ma non sono stati presi provvedimenti. Il dato sconcertante, cosa che tocco anche io con mano è che nelle scuole il bullismo proviene più che altro dal personale e non dai coetanei».
Il gap generazionale in Italia si può constatare anche rispetto a questa battaglia, se in parlamento ancora si discute se sia necessario una legge a tutela delle persone lgbtquia+, alimentando atteggiamenti transfobici applauditi da chi rappresenta politicamente questo paese tra i giovani sembra muoversi una rivoluzione culturale.
«Le persone al di sotto dei 20anni sono più propense a indagare se stesse e la propria identità di genere – racconta Ethan- In Italia non abbiamo dati ma il trend internazionale è che le ultime generazioni da 20anni in giù non si riconosce nella definizione di uomo o donna, questa è una realtà che anche la politica deve tenere conto e con la quale faremo i conti per i prossimi 50 anni»
Il movimento Trans rivendica una lotta intersezionale che unisce le voci contro ogni tipo di discriminazioni. Per questo invita tuttə a scendere in piazza per ricordare e protestare, come conclude Ethan, «il momento di riconoscimento della violenza è un momento importante nella vita di una popolazione. Sicuramente la transfreedom march e l’assemblea del 21 possono essere un momento di riflessione per il movimento lgbtquia+ e la possibilità di tessere reti per poi rivendicare ancora più forte»
Patrizia Montesanti
19/11/2021 https://www.dinamopress.it/
Immagine di copertina dalla pagina Facebook di Mit- Movimento Identità Trans
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