Una nuova piaga: cresce il numero dei giocatori d’azzardo minorenni
Ormai da diversi anni, mi occupo dei pericoli della rete e cerco di sensibilizzare tutti i ragazzi che incontro nelle scuole e ai convegni. La mia attività di ricerca si è svolta non solo nei contesti accademico-scientifici, ma anche nelle scuole e nelle associazioni, incontrando studenti, docenti, genitori. Il lavoro che conduco da anni mira a dare delle risposte e ad aiutare le categorie più fragili. Il corretto utilizzo delle nuove tecnologie è fondamentale, perché i rischi sono tanti e molti sono ancora poco conosciuti. I preadolescenti e gli adolescenti si avvicinano al mondo delle challenge (sfide ) e gli esiti continuano ad essere tragici. I casi di cronaca non si contano più. Ho provato a parlare, nelle interviste televisive e nei miei articoli, di questo terribile fenomeno. Di fatto, i ragazzi sono sempre connessi e sempre più soli nelle loro stanzette e finiscono in alcune trappole della rete. Tanti esperti si sono espressi e buona parte sostiene che la soluzione non può essere quella di vietare ai giovani di accedere ad internet. Le nuove generazioni nascono digitalizzate e l’industria del gaming sta cercando di conquistare anche i bambini, ottenendo ottimi risultati. Occorre, regolamentare e prevenire a più livelli. Infatti, quanto sta avvenendo deve farci riflettere e non possiamo ignorare i numeri di ricerche autorevoli.
Mi ha molto colpito un articolo scritto da Antonio Maria Mira, pubblicato su Avvenire, in cui vengono riportati i dati della ricerca su azzardo e minori dell’Istituto Superiore di Sanità. Le percentuali sono piuttosto allarmanti e sono emerse da un’indagine su 6 mila ragazzi tra i 14 e 17 anni. La situazione sembra essere peggiorata rispetto al primo rapporto realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2018. Sono quasi raddoppiati i giovanissimi giocatori a rischio. Scrive Antonio Maria Mira: “I ragazzi giocatori problematici sono 90mila, quelli fragili a rischio importante sono 130mila. I primi nel 2018 erano il 3% della fascia d’età 14-17, oggi sono il 4%. E, ricorda l’Iss, i problematici sono quelli che giocano tutti i giorni, per molte ore e perdendo molti soldi. A preoccupare è che i giocatori fragili a rischio importante sono quasi raddoppiati passando dal 3,2 al 5,9%”.
E ancora: “Ben il 40% dei ragazzi intervistati ha detto di non aver mai avuto controlli dei documenti nelle sale gioco ma anche nei bar e nelle tabaccherie, sia per Slot e Vlt che per scommesse e gratta&vinci, tutti comunque vietate ai minori. Un altro 40% dice di averli avuti raramente e solo il 20% di averli avuti spesso. Percentuali simili a quelle dei controlli sulle vendite ai minori di sigarette e alcol”. Il vero problema sono i minori che scelgono di giocare online e il Sud presenta maggiori criticità. Infatti, se “nel 2018 erano il 20% ora sono il 40%” i minori che decidono di giocare online e di scommettere. Già nel 2022 una ricerca condotta da ESPAD Italia (European School Survey Project on Alcohol and other Drugs – Italy), su un campione di studenti e studentesse di età compresa fra i 15 e i 19 anni frequentanti le scuole medie superiori italiane, evidenziava che “a giocare d’azzardo era il 45.2% (il 54.3% tra i ragazzi e il 34.9% tra le ragazze). Inoltre, “i giovani che avevano giocato con i videogiochi, almeno una volta nel corso del 2022, sono stati il 64.5% (l’84.2% tra i ragazzi e il 44.5% tra le ragazze)”. Percentuali troppo alte ed inaccettabili. Il problema esiste ed è anche rilevante. I ragazzi sanno che esiste una differenza tra la vita virtuale e la vita reale, ma manca la presenza degli adulti che sono chiamati a tenere ben salda la presenza genitoriale e a supportare i giovani nella continua scoperta dell’universo tecnologico.
Non si può negare che i preadolescenti e gli adolescenti abbiano numerose fragilità e che tendano ad isolarsi. I genitori, e gli adulti, sono immersi nel lavoro e combattono contro il tempo e non si rendono conto di quanto le generazioni siano sempre più digitali. Il gioco si insinua nella solitudine e alimenta la dipendenza. Il sociologo Bauman sosteneva che: “Oggi abbiamo paura della solitudine, il virus che mina e compromette il senso della vita è l’esclusione, l’abbandono. E su questo traggono vantaggio i social network” ed io aggiungerei anche le piattaforme dedicate alle scommesse. I sociologi Gardner e Davis sostenevano che “la tecnologia dei media digitali ha dato vita ad una pletora di nuovi strumenti e nuovi contesti in cui i giovani possono esprimere ed esplorare la propria identità – social, network, siti di messaggi istantanei e di condivisione di video, blog, mondi virtuali. Un numero crescente di ragazzi accede a questi contesti attraverso un’applicazione sul suo smartphone o tablet. L’interfaccia delle applicazioni diventa quindi parte integrante della modalità in cui scelgono di esprimere se stessi online”. Nell’arco di pochi anni c’è stata un’ulteriore evoluzione che ha coinvolto le piattaforme di gioco online.
Non possiamo continuare ad essere ciechi, perché i processi stanno trasformando la società e alcune conseguenze sono già abbastanza chiare. Lo sviluppo del mondo dei videogiochi e delle piattaforme di gaming non si può arrestare e ognuno di noi deve fare la sua parte. Tutti dobbiamo collaborare per dar vita ad una rivoluzione culturale che metta i giovani al centro dei progetti educativi. Condivido il pensiero dello scrittore Josiah Stamp “È facile eludere le nostre responsabilità, ma non possiamo eludere le conseguenze dell’aver eluso le nostre responsabilità” e noi non possiamo permettere che accada.
Francesco Pira
30/8/2024 https://www.lospessore.com/
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