Una risposta di sinistra alla pandemia e alla crisi sociale
La fase politica e il dibattito pubblico continuano ad avere al centro l’emergenza sanitaria, sociale e economica determinata dalla pandemia.
L’esecutivo Conte esce per il momento rafforzato dal voto amministrativo e regionale e dalla vittoria referendaria ma soprattutto dalla miseria di un’opposizione di destra che ha cavalcato per mesi posizioni negazionista o di minimizzazione alla Trump. Questo non significa che non continueranno le fibrillazioni della maggioranza ma i limiti e le contraddizioni dell’azione del governo vengono occultati da un dibattito polarizzato tra il “buon senso” e chi definisce mascherine e distanziamento sociale come “dittatura sanitaria”. Il governo passa molto facilmente agli occhi dell’opinione pubblica democratica come il salvatore della patria a fronte del dilagare di discorsi irrazionali e antiscientifici. La scelta della destra di cavalcare certe posizioni è volta a egemonizzare il malcontento dei settori sociali e economici più colpiti dalle misure di contenimento del contagio e si salda con l’orientamento miope e gretto di Confindustria e del grande capitale volto a evitare restrizioni che possano danneggiare i propri interessi.
Sul piano sociale purtroppo è evidente che la propaganda “no mask” o più in generale quella che tende a affermare il primato dell’economia sulla tutela della salute ha trovato ascolto popolare soprattutto a causa della carenza di sostegno economico a chi è colpito dalla crisi.
La nuova impennata del contagio conferma le critiche che abbiamo avanzato nei mesi scorsi alla gestione dell’emergenza covid da parte di governo e Regioni.
Come abbiamo ripetutamente sottolineato il modello neoliberista dell’ultimo trentennio ha dimostrato con la pandemia il suo fallimento sul piano planetario. E non fa eccezione certo il nostro paese. Siamo di fronte nelle ultime settimane a un’ulteriore conferma.
La sanità regionalizzata non riesce a garantire nemmeno il tracciamento che dovrebbe essere alla base di qualsiasi strategia di contenimento per carenza di tamponi e di un software e un formulario nazionale per la raccolta dei dati, per non parlare delle code per fare il tampone, della mancanza di organizzazione della medicina territoriale, della insufficiente disponibilità persino di vaccini antinfluenzali, della mancata realizzazione entro settembre dei posti letto aggiuntivi di terapia intensiva programmati.
Il sovraffollamento del trasporto pubblico locale è un disastro che mostra non solo incapacità di governo e regioni che fin da marzo avrebbero dovuto pianificare misure per la ripresa dell’anno scolastico ma anche le conseguenze disastrose della politica di taglio dei trasferimenti, liberalizzazione, chiusura degli stabilimenti che producevano bus, priorità alle grandi opere negli investimenti. In cinque mesi a livello nazionale è stato realizzato solo il 30% dei posti aggiuntivi previsti per settembre per i reparti di terapia intensiva; in Lombardia solo il 21%.
Il governo punta a scaricare sulla responsabilità di cittadine/i glissando su quella ben più rilevante delle istituzioni. La pur giusta polemica contro le tesi negazioniste non cancella il deficit di iniziativa, pianificazione, coraggio già riscontrato nella vicenda della mancata zona rossa nel bergamasco.
A fronte dell’offensiva mediatica contro ogni ipotesi di nuovo “lockdown”, che sarebbe stato reso non necessario se solo negli ultimi mesi non avesse prevalso la logica dell’individualismo neoliberista e della priorità al profitto, si continua a negare e oscurare il fatto che il virus si diffonde anche e forse principalmente in ambiente lavorativo e sui mezzi di trasporto utilizzati per recarvisi e da lì poi arriva e si trasmette in ambiente familiare. Eppure non sono state attivate rigide misure di vigilanza e di sorveglianza sanitaria per verificare che nei luoghi di lavoro siano rispettate le norme di precauzione, limitandosi a mandare alle aziende dei questionari a cui rispondono le stesse imprese. Nulla è stato fatto per potenziare i servizi di medicina del lavoro delle ASL /Ats e aumentare il numero delle ispezioni. E nulla si è fatto per potenziare i servizi del trasporto pubblico. Una latitanza istituzionale che coinvolge le Regioni e il governo. Il ministro Speranza si è ben guardato dall’inviare ispettori centrali a verificare la situazione negli ambienti di lavoro più a rischio.
Per quanto riguarda la risposta sanitaria è vergognoso che invece di procedere a assunzioni di medici, infermieri e oss si proceda con contratti precari e persino con il ricorso alle agenzie di “somministrazione” consentendo di fare affari sulla pelle di chi rischia di ammalarsi in prima linea.
Anche se le elezioni regionali e amministrative hanno mostrato la presa del bipolarismo sull’elettorato e la difficoltà enorme che incontra il nostro progetto politico – anche solo a presentarsi nella competizione elettorale – non viene meno la necessità di una risposta di sinistra alla crisi che stiamo attraversando. Il dato di fatto della sconfitta delle proposte di sinistra coerentemente antiliberiste, ambientaliste e antirazziste e per questa ragione alternative non solo alla destra ma anche al PD e al M5S fa il paio con la debolezza e l’insignificanza anche di quella parte di sinistra che ha scelto la strada dell’alleanza subalterna.
L’offensiva portata avanti dai vertici di Confindustria, di cui la rottura della trattativa da parte di Federmeccanica è una delle articolazioni, mostra che il capitale intende utilizzare la crisi per indebolire ulteriormente il potere contrattuale di lavoratrici e lavoratori, precarizzare ulteriormente e scaricare il peso della crisi sulle classi popolari. Mai come oggi emerge il bisogno politico di una sinistra di classe che contrapponga un altro punto di vista e un’altra piattaforma a quella di un padronato socialmente irresponsabile.
La crisi del COVID e la connessa crisi della globalizzazione hanno spinto le classi dirigenti europee a modificare la governance dell’UE. Al fine di evitare una recessione europea ingestibile anche per la Germania, per ora hanno deciso di cambiare le politiche di bilancio fornendo denaro a basso costo non solo a banche ed imprese ma anche agli stati.
Per la prima volta da 30 anni invece di insistere sul ritornello dell’austerità e del rigore hanno stanziato denaro, in parte da non restituire.
Noi riteniamo che le cifre non siano sufficienti e che queste risorse andrebbero tutte stanziate senza vincolo di restituzione. In ogni caso oggi occorre spendere bene le risorse che ci sono, anche per far fronte al fatto che l’emergenza COVID è tutt’altro che finita e i dati di questi giorni ci parlano di un aumento esponenziale dei contagi.
In questa situazione il governo non solo non ha utilizzato questi mesi per affrontare sul serio le criticità del sistema sanitario nazionale e della prevenzione, ma non ha nessun piano utile al paese per spendere le risorse che ci sono.
Da un lato tiene una posizione prona di fronte alle richieste di assistenzialismo solo per milionari e imprese di cui si fa portatrice Confindustria e dall’altra pare non essere in grado di utilizzare il complesso del denaro stanziato dall’Unione Europea. Circa metà dell’ammontare complessivo non andrebbe a coprire nuovi investimenti ma semplicemente la ricontrattazione dei debiti precedentemente contratti.
Siamo di fronte ad una follia destinata ad aggravare pesantemente la crisi del paese. Per questo noi riteniamo necessario che non solo tutti i soldi stanziati dall’Unione Europea – ovviamente senza prendere in considerazione la trappola del MES –, ma anche quelli derivanti dall’istituzione di una indifferibile tassa sulle grandi ricchezze – siano utilizzati per mettere in sicurezza il popolo italiano sul piano sanitario e sociale e fare una grande riconversione ambientale delle produzioni:
1) Immediata attuazione del sistema delle tre T: tracciare, testare e trattare. Occorre fare un piano di tamponi per tutti, basando sulla prevenzione la lotta contro la recrudescenza delle infezioni.
2) Immediata attuazione di un piano di mobilità pubblica sostenibile che parta dal potenziamento del trasporto pubblico locale con mezzi a impatto zero e dall’utilizzo coattivo del complesso dei mezzi di trasporto collettivi presenti nel paese.
3) Immediato potenziamento della sanità pubblica con assunzioni stabili per il raggiungimento di standard tedeschi nell’organico, rafforzamento della medicina territoriale, aumento significativo dei posti letto a partire dalle terapie intensive.
4) Immediato finanziamento della scuola pubblica per la riduzione del numero degli alunni per classe e conseguente assunzione del personale necessario, immissione in ruolo dei precari con concorso a titoli, piano per l’edilizia scolastica, estensione del tempo pieno, generalizzazione della scuola per l’infanzia pubblica;
5) Blocco dei licenziamenti per tutte le imprese e blocco degli sfratti per tutto il 2021
6) Estensione cassa integrazione a tutto il 2021 con semplificazione procedure specie cassa in deroga contro i rimpalli stato – regioni e con forte aumento dei controlli contro gli imprenditori truffaldini, sostegno alle piccole imprese, artigianato e lavoro autonomo colpiti dalle misure restrittive e dalla pandemia.
7) Reddito di base per tutte e tutti quelli che non hanno reddito o con un reddito insufficiente per vivere estendendo l’attuale reddito di cittadinanza ed eliminando le condizionalità che ne limitano la platea e lo trasformano in uno strumento per altro fallimentare di “workfare”;
8) Abolizione della Legge Fornero contro ogni tentativo di allungare la vita lavorativa sottraendo lavoro a giovani: invece di cancellare a già striminzita quota 100 bisognerebbe garantire almeno la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età o 40 di contributi! Con annualità di vantaggio per le donne come riconoscimento del lavoro di cura.
9) Piano per il lavoro che, oltre al potenziamento della sanità e dell’istruzione pubblica con assunzioni che ci riportano nel pubblico entro le medie europee, preveda;
a) riassetto idrogeologico del territorio, messa a norma ed efficientamento energetico di tutti gli edifici pubblici,
b) piano straordinario casa con recupero del patrimonio pubblico dismesso e inutilizzato compatibile con la residenza e sua assegnazione all’edilizia popolare;
10) piano rafforzamento strutturale del paese per la riconversione ambientale delle produzioni, l’efficientamento energetico, l’agricoltura e allevamento sostenibili, la crescita di filiere produttive della mobilità sostenibile, rilocalizzazione di produzioni di farmaci, apparati e dispositivi sanitari. Intervento diretto del pubblico con l’assunzione del controllo di settori strategici quali le rete dell’energia, la rete unica delle telecomunicazioni e la siderurgia, la creazione di un polo finanziario pubblico e l’investimento per un forte sistema pubblico della ricerca.
11) Taglio delle spese militari e stop alla richiesta di utilizzo di 30 miliardi del Recovery Fund per programmi di riarmo.
La Direzione nazionale impegna il partito nello sviluppo – pur nei limiti determinati dall’emergenza covid – dell’iniziativa politica e sociale su queste parole d’ordine, a lavorare in tutte le campagne unitarie come, tra le altre, quella con le associazioni e i movimenti aderenti all’appello “La società della cura” e quelle per la sanità pubblica promosse con Medicina Democratica e altre soggettività politiche e sociali, nel sostegno alle mobilitazioni sindacali e sociali.
Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
23/10/2020 http://www.rifondazione.it
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