Università occupata e contestazione al concerto per la Nato. La lunga giornata degli studenti napoletani
Si è tenuto ieri al San Carlo di Napoli il concerto celebrativo del settantacinquesimo compleanno della Nato, a cui erano state invitate le più alte cariche militari e istituzionali di tutti i paesi che fanno parte dell’organizzazione. Nel corso delle ultime settimane, a Napoli si erano moltiplicate le proteste, prima in occasione della visita del sindaco Manfredi all’ammiraglio Stuart B. Munsch, comandante per il fianco Sud-orientale dell’Europa, e poi del successivo incontro della vicesindaca Lieto e dell’assessore Cosenza con i vertici delle forze navali statunitensi per l’Europa e l’Africa. Come se non bastassero le tensioni dovute all’impegno dei paesi del Patto Atlantico nel conflitto russo-ucraino, qualche giorno fa è arrivata notizia dell’invio di truppe Nato per “esercitazioni” in paesi limitrofi alla Russia, come Lituania e Romania.
Naturale quindi che la giornata si annunciasse movimentata.
Alle undici il rettorato della sede centrale della Federico II viene occupato dagli studenti della Rete per la Palestina. Gli studenti prendono possesso delle lussuose stanze e appendono all’esterno due striscioni: il primo è un invito a un’iniziativa di informazione sulla questione palestinese (poi tenutasi all’ora di pranzo), mentre il secondo recita un più esplicito “Stop genocide”. I manifestanti chiedono che le loro voci siano ascoltate dal rettore Lorito, in particolare sul tema degli accordi tra l’ateneo con altre università ed enti israeliani, direttamente coinvolti nelle politiche militari dello stato ebraico.
Al dibattito partecipano un centinaio tra studenti, docenti e ricercatori. L’aria è distesa, ragazzi e ragazze commentano tra loro gli interventi, c’è chi prende appunti ma anche chi gioca a carte. Alcuni docenti fanno capolino e si lamentano dell’azione “di forza” degli studenti, giudicando in maniera aspra la posizione presa: “Quando saremo colonizzati dai musulmani vedrete”, si sente dire. Poi, però, non ascoltano le risposte degli studenti e vanno via.
Intorno alle 16 un gruppo si organizza per provare a raggiungere il teatro San Carlo. In università rimangono circa una ventina di persone, con l’idea di restare al rettorato anche per la sera e la nottata. Tutta la zona tra piazza Municipio e piazza Plebiscito è però occupata da un dispiegamento di forze quasi inquantificabile, che controlla ogni accesso alle strade principali e secondarie. In giro si vedono agenti in divisa e soprattutto in borghese, alcuni dei quali hanno un accento tutt’altro che partenopeo. «La Digos di Napoli è stata praticamente esautorata, hanno mandato i romani», mi dirà chiacchierando, qualche ora dopo, una militante della Rete.
Alle 17 i poliziotti in tenuta antisommossa chiudono il traffico a via San Carlo, via Verdi e piazza Trieste e Trento, gli accessi pedonali della Galleria Umberto I e la parte finale di via Toledo. Proprio dove la strada si immette nella piazza, quattro blindati e una cinquantina di celerini aspettano l’arrivo degli studenti, che giungono mescolandosi per qualche secondo ai turisti che passeggiano tra una friggitoria e l’altra.
Dopo vari tentativi a vuoto riesco a farmi un giro dall’altro lato della piazza, dove uomini in giacca e cravatta e donne in tailleur fanno la spola tra pizza e cappuccino, non facendo caso alla quantità di polizia presente intorno a loro. O forse semplicemente ci sono abituati. All’altezza del teatro Augusteo una sessantina di studenti si compattano e si dirigono verso il blocco, ma non appena arrivati la polizia li carica pesantemente, nonostante qualcuno dei dirigenti gridi: «Solo scudi! Solo scudi!». Sembra, tuttavia, un invito di facciata, perché gli agenti picchiano, e picchiano duro. Otto tra ragazzi e ragazze vengono feriti, di cui un paio in maniera più seria, con testa spaccata e spalle fuori uso.
Dopo la carica i manifestanti iniziano gli interventi, ricominciano a sventolare bandiere e lanciare cori. Passa un quarto d’ora e arriva a loro sostegno un gruppetto di persone più adulte, con uno striscione “Comitato pace e disarmo Campania” e alcuni cartelli con slogan pacifisti e il logo dell’Anpi. Gli attivisti restano qualche metro dietro al corteo, tra gli agenti della Digos che squadrano e fotografano senza sosta gli studenti.
Verso le 19:30 la situazione si tranquillizza, gli studenti e le studentesse della Rete tornano verso il rettorato, dove organizzano le azioni per il giorno dopo (oggi, ndr), a cominciare dalla conferenza stampa e del contro-senato accademico degli studenti, in cui si elaboreranno delle proposte per mettere l’università di fronte alle proprie responsabilità in merito agli accordi con istituzioni corresponsabili del genocidio in corso. (angelo della ragione)
9/4/2024 https://napolimonitor.it/
Immagine: disegno di sam3
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