Uno Stato assediato dai suoi fantasmi
Gli anarchici minacciano lo Stato italiano e si alleano con la criminalità organizzata. Di fronte a un tale scenario di guerra, con l’Italia messa sotto assedio da insurrezionalisti e mafiosi, cosa fa il Partito democratico? Strizza l’occhio agli anarchici e favorisce la mafia. Ma il Pd non era il partito della fermezza, erede di quel Pci e di quella Dc che rifiutarono ogni trattativa con le Brigate rosse finalizzata a salvare la vita di Aldo Moro? Non importa, serve un nemico (interno, quello esterno c’è già e si chiama Russia) a gonfiare le vene e i muscoli di rabbiosi fratelli e sorelle d’Italia e la scelta non poteva che cadere sul malmesso Pd.
Le colpe del partito che Letta sta passando nelle mani del futuro segretario? Aver inviato una delegazione di 4 parlamentari a visitare nel carcere di Sassari l’anarchico Alfredo Cospito che da 100 giorni (nel frattempo sono diventati 110) è in sciopero della fame e altri condannati al carcere duro. Cioè a svolgere un ruolo costituzionale di controllo sulle condizioni di vita tanto dei detenuti quanto delle guardie. Opera di misericordia, in un paese in cui si moltiplicano i casi di maltrattamento di persone che devono scontare una pena ma non per questo vanno umiliate e la loro dignità colpita da uno Stato che invece di favorire il reinserimento pratica la vendetta. Più volte l’Europa ci ha chiesto di modificare comportamenti indegni e di riformare il sistema carcerario.
La sceneggiata volgare del deputato meloniano Giovanni Donzelli nell’aula di Montecitorio contro il Pd ha mostrato il volto apertamente fascista dei Fratelli d’Italia e ha richiamato alla mente, a chi ha studiato un po’ di storia di questo paese, il “bivacco di manipoli” minacciato e poi realizzato da Benito Mussolini nell’“aula sorda e grigia”. Donzelli ha riferito atti riservati e sensibili sull’incontro di Cospito con i suoi vicini di cella, mafiosi anche loro sottoposti ai rigori del 41-bis – incontro fugace avvenuto in corridoio durante il rientro in cella d’isolamento dell’anarchico. Su questo incontro riferito in tutti i suoi particolari, Donzelli e poi la Meloni hanno costruito un teorema assurdo che dimostrerebbe l’alleanza anarchia-criminalità organizzata. Per mettere in piazza il materiale sensibile, Donzelli ha utilizzato le informazioni che gli aveva for-nito il compagno di partito con cui condivide la casa a Roma, Andrea Delmastro, sodale camerata della Meloni. Delmastro, però, è anche sottosegretario alla giustizia e in questa veste ha ottenuto quelle informazioni che avrebbe dovuto tenere per sé e certo non condividerle con il coinquilino, il quale a sua volta non avrebbe dovuto gridarle in aula.
Delmastro è noto per le sue partecipazioni a convegni dal titolo “Mus-solini uomo di pace” e per indossare magliette della Band Nazi-Rock che esalta l’opera di Priebke (il boia condannato per la strage delle Fosse Ardeatine) e fa suo il motto della gioventù hitleriana “sangue e suolo”.
Questa volta tutte le opposizioni al governo fascista, dal Pd al M5S alla sinistra di Fratoianni e persino il duo Renzi-Calenda, sembrano muoversi all’unisono con la richiesta di dimissioni dei due delfini di Giorgia Meloni, Donzelli e Delmastro. Solo per capire in quali mani è finita l’Italia post-democratica, va precisato che Donzelli, oltre che capo organizzativo di FdI, è addirittura vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Invece di fare un passo indietro, Giorgia Meloni ha difeso i suoi indecenti pupilli rifiutando la richiesta delle minoranze, ha rincarato la dose dell’intemerata contro il Pd colpevole di volere abolire il carcere duro per mafiosi e terroristi, accusa palesemente falsa. Eppure, bisognerebbe chiedersi, e pochi parlamentari e un po’ di intellettuali e giuristi lo fanno, se abbia senso tenere Cospito al 41-bis, con tutte le proibizioni annesse e connesse che cancellano socialità e diritti quando dovrebbe soltanto impedire contatti del detenuto “speciale” con l’esterno. Cospito ha una condanna a 10 anni per aver gambizzato un dirigente dell’Ansaldo nucleare ed è in attesa di giudizio per un attentato senza conseguenze alla Scuola allievi carabinieri di Saluzzo. Come ha spiegato bene il filosofo Massimo Cacciari, non c’è proporzione tra condanna, accuse e pena. Non è raffrontabile la responsabilità di Cospito con quelle dei capi della mafia, o con quelle del terrorismo anni Settanta. Secondo punto: non siamo negli anni delle stragi, ci si può chiedere se abbia ancora senso mantenere in vita uno strumento oppressivo come il 41-bis. Persino l’Ue, a più riprese, se l’è chiesto dato che per impedire le comunicazioni dei detenuti pericolosi con l’esterno sarebbe sufficiente la censura. Ma questa ipotesi è impraticabile con la bora giustizialista che soffia sul belpaese, dove a destra si chiede addirittura di estendere il 41-bis a reati minori.
Gli anarchici si mobilitano
Come è ovvio ed era ampiamente prevedibile, a sostegno della protesta di Cospito di abolizione del 41-bis si sono mobilitati gruppi anarchici, dei centri sociali e settori antagonisti. Qualche manifestazione a Roma, Milano, Torino e in altre città con poche centinaia di militanti e molte più unità delle forze dell’ordine, qualche sassaiola e qualche carica. Eccola l’Italia sotto assedio, eccolo Cospito che capeggia l’attacco al cuore dello Stato. Basterebbe studiare i fondamentali dell’anarchia per sapere che essa non è un’organizzazione centralizzata, non ha capi e nessuno risponde a nessuno. Intanto l’anarchico, che secondo l’accusa sarebbe addirittura colpevole di strage per l’innocuo attentato di Saluzzo, trasferito da Sassari al carcere di Opera attrezzato per le cure di detenuti gravemente malati, continua il suo sciopero della fame che l’ha ridotto a pelle e ossa. Rifiuta l’alimentazione forzata e il trattamento sanitario obbligatorio. Ma lo Stato assediato dai suoi fantasmi non tratta, non cede, rifiuta di sospendere l’applicazione del 41-bis a un uomo, colpevole, che sta morendo.
Un giurì d’onore, presieduto da un deputato del M5S, dovrà valutare il comportamento del camerata Donzelli e riferire in aula a marzo, così come a marzo la Corte costituzionale si pronuncerà sul processo a Cospito. Sempre che Cospito sia ancora vivo. Il ministro della Giustizia Nordio, nuovo Pilato, invece di prendere la decisione che gli competerebbe di togliere il 41-bis a Cospito, scarica sulla magistratura ogni decisione. Intanto il partito della Meloni invoca una Commissione d’inchiesta sulla violenza politica tra il 1970 e il 1989, facendo riferimento solo agli omicidi provocati dalla violenza di sinistra, dimenticando i 577 feriti e i 176 morti provocati dai fascisti. E piazza Fontana, la strage di Stato provocata da fascisti e servizi segreti, è del ’69, dunque fuori dal radar della Commissione.
Loris Campetti
5/2/2023 https://www.areaonline.ch/
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