USA, la pena di morte nella “più grande democrazia del mondo”
La pena di morte negli Stati Uniti d’America è argomento controverso e dibattuto. Gli Stati Uniti d’America – nonostante parlino retoricamente di “democrazia liberale”, “diritti umani” e “valori occidentali” – sono attualmente uno dei 55 Stati del mondo, in cui è prevista l’applicazione della pena capitale, mentre in 120 dei circa 200 Stati del mondo questa pena è stata abolita.
Gli Stati degli Stati Uniti d’America appartengono ancora oggi alla categoria dei Paesi dove la pena di morte è applicata come metodo di punizione legale dal sistema giuridico, poiché non hanno mai applicato la risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU sulla moratoria universale della pena di morte del 2007.
Lo storico metodo di esecuzione che era usato negli USA era l’impiccagione e solo grazie all’intercessione di intellettuali e politici illuministi come Rush, Franklin, Jefferson, Adams – che portavano avanti la tesi abolizionista o restrittiva del numero dei crimini punibili – indusse gli Stati del Michigan, del Wisconsin e di Rhode Island all’abolizione definitiva. Nel corso del tempo il consenso alla pena di morte diminuì radicalmente, ma solo fino al 1970 quando l’opinione pubblica e la classe politica cambiarono atteggiamento, portando il Paese a essere ancora oggi uno dei massimi sostenitori della pena capitale.
Il governo federale USA prevede l’utilizzo della pena capitale mentre per le forze armate l’ultima esecuzione risale al 1976. I crimini punibili con la pena capitale sono previsti a livello federale, tra di essi vi sono: alto tradimento; omicidio; spionaggio o favoreggiamento nella circolazione di informazioni che danneggiano il sistema di sicurezza nazionale; omicidio di agenti federali, poliziotti, militari, pompieri; atti o favoreggiamento di terrorismo. In alcuni particolari stati la pena di morte è applicabile anche per reati come l’omicidio premeditato, il traffico di droga, l’omicidio a seguito di stupro o tortura della vittima, l’omicidio di minorenni, l’abuso sessuale di minori recidivo.
Solo l’1 marzo 2005, “la piu’ grande democrazia del mondo”, attraverso la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, ha stabilito a maggioranza vergognosa (5 voti contro 4) l’incostituzionalità della pena di morte nei confronti dei minorenni all’epoca del reato.
Nel corso della storia degli Stati Uniti d’America le esecuzioni dei condannati a morte sono state eseguite tramite vari metodi. Dal 1977 al 2003 le esecuzioni sono state: 677 con l’iniezione letale; 150 tramite sedia elettrica; 11 con l’utilizzo della camera a gas (sì, proprio le camere a gas, le stesse permesse durante la Germania nazista di Hitler); 3 per impiccagione; 2 per mezzo della fucilazione.
Essendo che sono “la piu’ grande democrazia del mondo” – quindi molto buoni ed umani rispetto agli Stati Canaglia di tutto il reato del mondo – in alcuni Stati al condannato viene concesso di scegliere il metodo con cui morire. In Florida la sedia elettrica è tra le opzioni, nello Utah e nell’Oklahoma può essere applicata la condanna, su richiesta del condannato, tramite fucilazione, un metodo ormai in disuso in tutti gli altri Stati (oltre ad essere il metodo di esecuzione adottato in Cina, la controparte geopolitica degli USA).
La camera a gas fu introdotta verso la fine degli anni trenta del Novecento: il condannato veniva rinchiuso in una stanza con pareti d’acciaio a tenuta stagna e dopo pochi minuti veniva liberato cianuro nell’aria. La morte avveniva per asfissia.
La camera a gas per decenni è stato presentato come un “metodo moderno” e fatto “per evitare al condannato inutili sofferenze”, si dimostrò ben altro quando avvenne il caso di Donald Harding, in Arizona, che impiegò undici minuti prima di morire, suscitando molte polemiche e proteste per il fatto che era stata utilizzata dai nazisti. La sedia elettrica, che fino al 2000 era il mezzo più utilizzato perché considerato il “meno crudele possibile”, si è rivelata un metodo brutale in quanto spesso le prime scosse elettriche non uccidevano il condannato, che era costretto ad aspettare in agonia il responso del dottore, prima di ricevere altre scariche che gli provocavano l’arresto cardiaco. Dal 1890 al 2000 in 26 stati statunitensi le esecuzioni con la sedia elettrica sono state 4.300.
La sedia elettrica, l’impiccagione e la camera a gas, a seguito di una lunga fase di contestazioni da parte dell’opinione pubblica, sono state analizzate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che, malgrado non le abbia definite incostituzionali, le ha sospese in quanto potrebbero essere considerate “punizioni crudeli e inusuali in alcuni casi”. Cioè in sostanza il diritto statunitense e i suoi amministratori ancora oggi faticano a vederle come pratiche crudeli in generale.
L’iniezione letale venne introdotta nel 1977, a seguito delle molte polemiche dovute alla brutalità delle esecuzioni mediante sedia elettrica e camera a gas. L’iniezione letale consiste nell’immissione nelle vene del condannato del cloruro di potassio – nella maggior parte dei casi – e di una sostanza chimica che provocava la paralisi dei muscoli (bromuro di curaro). La morte avveniva a causa dell’arresto cardiaco e della paralisi del diaframma, che impediva la ventilazione dei polmoni.
Anche l’iniezione letale è stata portata sul tavolo della Corte Suprema degli USA che, nel 2008, con 7 voti contro 2, l’ha definita costituzionale. Non solo, tutt’oggi è considerato negli USA un mezzo “umano e progressista” per mettere fine ad una vita umana. Dopo il caso Furman vs Georgia era necessario, per i sostenitori della pena capitale, trovare un metodo che rendesse, agli occhi della popolazione sempre più piena di dubbi, l’esecuzione accettabile dal punto di vista della solidarietà nei confronti del condannato. Per darvi un assaggio della perversione che sta dietro questa pratica scandalosa.
Sebbene venga descritto come “indolore”, questo tipo di metodo può produrre atroci sofferenze. Spesso avvenivano errori sulla giusta quantità di sostanza anestetizzante da iniettare prima del veleno o non si teneva conto della capacità di resistenza del corpo del condannato all’anestetico. Ciò lasciava il condannato paralizzato e cosciente in agonia per vari minuti. Caso eclatante fu quello del condannato Thomas Smith, nell’Indiana: Smith dovette, infatti, attendere cosciente per 36 minuti prima che gli venisse iniettato il veleno letale, in quanto gli addetti non riuscivano a trovare la vena giusta.
La cosa interessante è che l’azoto non può essere utilizzato per l’eutanasia di animali domestici perché crea eccessive sofferenze, ma uno Stato – che si autoelogia come la “democrazia più grande del mondo” – può utilizzarlo per ammazzare una persona. È lo stesso Stato che fa proclami sui diritti umani, che si indigna – almeno di facciata – quando vede la violazione dei diritti umani nel mondo; che arriva addirittura a giustificare conflitti armati ed interventi “umanitari” in loro nome con l’intenzione di “esportarli”; che pretende di mostrarsi con maggior moralità di fronte al mondo rispetto ad altri Paesi mediorientali.
In questo i nostri media mainstream occidentali aiutano molto: quanto ci scandalizziamo quando i nostri tg parlano delle esecuzioni e delle lapidazioni (o presunte tali) in Iran, senza mai mostrarci quelle che avvengono nei Paesi che noi riteniamo “civilizzati” o del “Primo Mondo”. Eppure parliamo degli U.S.A., da sempre “Paese faro” della cosiddetta democrazia – anche se ad oggi non so bene cosa significhi – e dei “valori occidentali”, altro Leviatano inconsistente.
Io credo che anche in Italia, pur essendo molto diffuso il disgusto per la pena di morte, si stia andando incontro ad una normalizzazione a doppio standard: se la praticano i Paesi che noi riteniamo “incivili”, la aborriamo; se la ammettono Paesi che reputiamo “civili” siamo propensi a legittimarla. E ciò avviene quando ci imbattiamo nei programmi televisivi, provenienti dal “consumo culturale” americano, su crimini e delitti (su canale Nove, per esempio): programmi tutti uguali di cui si cambia solamente la trama, l’eccessiva enfasi su ogni accaduto e la testimonianza emotivamente coinvolgente dei parenti ed amici delle vittime che ci permette di normalizzare la frase finale che spesso dicono rivolta all’aguzzino, ovvero “meritava la morte”. Quel consumo culturale ricco di violenza si insidia, attraverso i dispositivi digitali, anche nelle nostre menti ed arriva nelle nostre case, portando un messaggio che per noi risulta addirittura normale derivante da uno sfogo emotivo. Eppure ci dimentichiamo che quelle parole, negli USA, si possono dire perché la morte arriva veramente per i “criminali”, senza pensare che forse è più criminale lo Stato che gli uccide degli aguzzini stessi. Ci manca quel “principio di realtà” per il quale non riusciamo a collocare gli eventi e rimaniamo inconsapevoli consumatori anche di fronte alla morte e alla violenza sistematiche pur di scandalizzarci per i delitti che da sempre, da quando esiste l’uomo, persistono.
ROSSO: stati nei quali la pena di morte è applicata.VIOLA (Ohio): stato in cui la pena di morte è in vigore ma applicata solo in casi eccezionali.GIALLO: stati nei quali la pena di morte è in vigore ma non è applicata da almeno 10 anni.BLU: stati nei quali la pena di morte è in vigore ma viene applicata una moratoria.VERDE: stati nei quali la condanna a morte non è prevista.
Lorenzo Poli
Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute
27/1/2024
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