Vaccini anti-Covid e commercio mondiale di squalene: un futuro disastro ecologico?
Circa due mesi fa il magazine online Science Times , metteva in guardia dalla scelta altamente impattante per la tutela della biodiversità nei mari da parte delle case farmaceutiche. Secondo quanto riportato, alcune aziende avevano l’intenzione di utilizzare lo squalene in diversi candidati al vaccino contro il Covid-19 e questo, secondo l’organizzazione no-profit Shark Allies, potrebbe portare all’abbattimento di circa mezzo milione di squali. Attualmente, su tutti i candidati vaccini, circa 17 (tra i quali GlaxoSmithKline, Clover Biopharmaceuticals, Seqirus / University of Queensland / CSL, Medicago Inc. e Farmacologós veterinarios SAC / Universidad Peruana Cayetana Heredia) usano adiuvanti e 5 di questi adiuvanti sono a base di squalene di squalo.
Lo squalene è una sostanza presente nei fegati degli squali che viene raccolta come ingrediente per vaccini come quelli contro l’influenza e la malaria. Anche i fegati umani producono squalene, che scorre naturalmente nel sangue, ma comunemente, a livello commerciale è sempre stato estratto dall’olio di fegato degli squali, i quali ne possiedono di più per garantire la loro galleggiabilità in acque profonde. La sostanza agisce come emulsionante affinché i vaccini siano più immunogenici o efficaci nello scatenare una risposta immunitaria, anche come stimolatore o coadiuvante del vaccino.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una dose del vaccino antinfluenzale contiene circa 10 megagrammi (mg) di squalene e, dal 1997, sono state somministrate quasi 22 milioni di dosi di vaccini antinfluenzali contenenti squalene.
Gli esperti di animali selvaggi sono preoccupati per il pericolo che stanno vivendo le popolazioni di squali, dato che le grandi compagnie internazionali continuano a sviluppare vaccini contro il coronavirus e, una volta che i vaccini saranno sicuri e disponibili, con miliardi di dosi necessarie ogni anno per il vaccino, la continua caccia allo squalo per lo squalene potrà essere dannosa per la loro specie. Tutto ciò che viene raccolto da animali selvatici non è sostenibile e, in un periodo in cui non si fa che parlare di sostenibilità ambientale, pensare che l’abbattimento di squali sia una soluzione è un paradosso.
Gli squali sono tipicamente cacciati in paesi che non dispongono di norme a tutela delle specie, come le nazioni dell’Asia del Pacifico meridionale e tra i principali complici di questa ecatombe vi è l’Italia che, secondo Shark Allies, è il primo paese in Europa per il consumo alimentare di squalo e il quarto maggior importatore al mondo, dopo Spagna, Corea e Hong Kong, importando da 35 paesi nel mondo 13mila tonnellate di carne di squalo e derivati.
Esperti di animali selvaggi stimano che quasi tre milioni di squali vengono uccisi ogni anno per estrarre lo squalene e, secondo i dati, per produrne una tonnellata vengono uccisi quasi 3.000 squali. Tra le specie di squali più cacciate per lo squalene vi sono il sagrì (centroforo comune) e lo squalo elefante che attualmente non godono di tutele e sono riconosciuti nella categoria di vulnerabile in diminuzione.
Il valore del commercio globale dei prodotti derivanti dalla vita degli squali è stimato intorno al 1 miliardo di dollari USA annui e la maggior parte è costituita da pinne di squalo, carne di squalo (domanda aumentata del 42% dal 2000 al 2011) e squalene di squalo. La maggior parte di questi prodotti è legale per l’acquisto, la vendita e il commercio, poiché l’olio di fegato di squalo viene utilizzato anche in prodotti come lucidalabbra, crema solare e creme anti-invecchiamento.
Di fronte a questo scenario, la caccia allo squalo permette un business economico alle case farmaceutiche che nessuna alternativa ecosostenibile può garantire, seppur metodi sostitutivi sono stati già provati e funzionino. Non si tratta di impedire lo sviluppo dei vaccini, ma anzi si sottolinea che lo squalene, costituito da catene di carbonio-idrogeno, potrebbe essere sostituito con alternative non animali come lievito, olio d’oliva, batteri ed eventuali alghe.
Da un punto di vista chimico, lo squalene proveniente da fonti diverse dovrebbe essere identico, poiché la sua struttura chimica rimane la stessa (C₃₀H₅₀), il che significa che lo squalene non animale dovrebbe essere altrettanto efficace nei vaccini quanto lo squalene di squalo. L’efficacia dello squalene non-animale nei vaccini adiuvati è in gran parte sconosciuta poiché solo uno studio ha scoperto che i suoi effetti sono efficaci quanto lo squalene di squalo in un vaccino. Se si potessero fare ulteriori ricerche su questo argomento e comprovare che lo squalene ha lo stesso effetto nei vaccini, le aziende farmaceutiche potrebbero essere in grado di cambiare questo ingrediente senza dover rivalutare i loro vaccini. Lo squalene dell’olio d’oliva è già utilizzato negli adiuvanti su piccola scala, dimostrando il potenziale per lo squalene non animale nell’industria farmaceutica.
Nonostante ciò i dati non sono positivi per la sopravvivenza degli squali, se pensiamo che nel 2018 e nel 2019 l’Europa è stata leader per la domanda globale di squalene. Nel 2019, il mercato globale dello squalene ha avuto un valore pari a $ 140 milioni. Secondo Allied Market Research, il mercato globale dello squalene dovrebbe crescere al 10,1% CAGR fino a raggiungere $ 214 milioni entro il 2022. Il rapporto di mercato di Grand View Research stima che il mercato globale dello squalene raggiungerà $ 271,5 milioni entro il 2024, mentre il rapporto Markets and Markets stima che raggiungerà $ 204 milioni nel 2024, mentre si prevede che avrà un valore pari a $ 382,72 milioni entro il 2026 a un CAGR del 10,77% nel periodo di previsione 2019-2026.
Inevitabilmente potrebbe portare ad un disastro ecologico!
Lorenzo Poli
Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute
16 novembre 2020
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