Vaccini anti-Covid,“I bambini vaccinati si contagiano di più dei non vaccinati”

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A darne notizia è l’Associazione di Studi e di Informazione sulla Salute (ASSIS) capeggiata dal Dottor Eugenio Serravalle, veterano delle lotte in difesa della salute, della prevenzione primaria, della sana alimentazione e grande sostenitore della libertà di scelta vaccinale. “Siamo ormai sopraffatti dalle notizie, dalle prove, dai dati che dimostrano quanto sia stata falsa la descrizione della pandemia sinora fornita, e quanto siano state inefficaci le politiche adottate per fronteggiarla. I bambini vaccinati si contagiano di più dei non vaccinati!” – ha scritto Serravalle, invitando a cambiare le strategie ministeriali in funzione anti-pandemica.

Secondo Serravalle e la sua associazione, alla luce dei nuovi studi si può delineare una nuova linea in grado di stabilire con chiarezza alcuni “punti fermi” sulla attuale situazione:

  1. I vaccini disponibili non sono capaci di proteggere dall’infezione. Non riducono il rischio di contagio, anzi i vaccinati con due dosi hanno già dimostrato di poter diventare nel corso dei mesi più suscettibili all’infezione rispetto ai non vaccinati. Non ci sono prove nel tempo che questo allarmante fenomeno non si verifichi anche con la 3a dose, e i segnali di declino della protezione relativa già si moltiplicano, senza che si possa escludere l’ipotesi di un indebolimento del sistema immunitario.
  2. Le persone completamente vaccinate diffondono il SARS-CoV-2 con cariche virali simili agli individui non vaccinati quando si ammalano.
  3. Nessuno parla più di eradicazione del virus (eppure autorevoli esponenti delle Istituzioni lo hanno fatto), nessuno indica i valori utili per ottenere l’immunità di gregge (eppure molti virologi avevano azzardato previsioni rivelatesi false).
  4. La protezione dall’infezione conferita dal ciclo vaccinale è molto buona dopo i primi 14 giorni, declina però rapidamente nel corso dei mesi, azzerandosi o quasi dai 5 mesi dopo la 2a dose, fino persino a invertirsi, nel senso che i soggetti completamente vaccinati diventano addirittura meno protetti dall’infezione rispetto ai non vaccinati.

Secondo il fondatore di ASSIS, la decisione di vaccinare i bambini e gli adolescenti può rivelarsi:

“Pericolosa perché stanno emergendo con forza le reazioni avverse causate dalla somministrazione di massa dei sieri. Per i maschi giovani, il rischio di miocardite e pericardite, di sindrome coronarica acuta e di arresto cardiaco non può essere più taciuto; è ammesso da fonti ufficiali, come il Ministero della salute d’Israele e gli stessi CDC (che pure continuano a consigliare la vaccinazione in questa fascia di età), oltre che descritto da centinaia di articoli scientifici”.
“Controproducente: lo dimostrano i dati che settimanalmente fornisce l’Istituto Superiore di Sanità”.

Stando ai dati, al 16 marzo 2022, “i bambini con ciclo vaccinale di base completo erano meno suscettibili all’infezione rispetto ai non vaccinati, con un rischio di infezione sintomatica minore del 9,2%” – ha scritto – “Già dal bollettino successivo, del 23/3/22 il rapporto si inverte, per cui sono i bambini con ciclo vaccinale di base completo ad essere più suscettibili all’infezione rispetto ai non vaccinati, con il 10% in più di rischio di infezione sintomatica. Il rischio aumenta ogni settimana: al 30/3 sale al 19,1%, al 6/4/22 aumenta al 21,6%, al 13/4 raggiunge il 23,4%, al 20/4 si attesta al 25,2%, al 27/4 siamo al 28,9%, e con l’ultimo bollettino, del 4/5 ci fermiamo al 32,9%.”

“La stragrande maggioranza degli individui affetti da SARS CoV-2 sviluppa un’immunità naturale sia cellulo-mediata che umorale efficace nel tempo, che fornisce una protezione sia nei confronti della reinfezione che di un’eventuale malattia grave” – ha ricordato Serravalle, citando una ricerca svedese, con un follow-up dopo infezione naturale fino a 20 mesi, che dimostra una protezione del 95% dall’infezione e dell’87% dai ricoveri in chi non ha aggiunto vaccinazioni. Secondo questi dati “La pregressa infezione da Sars-Cov2 garantisce maggiore protezione rispetto a quella offerta dal vaccino a dose singola o doppia”.

Inoltre, il rischio di re-infezione è molto ridotto e, ad un anno di distanza dall’infezione primaria, secondo The New England Journal of Medicine, nei non vaccinati è rimasta una protezione intorno al 70%, nonostante la possibilità che una successiva vaccinazione la alzi ulteriormente. Secondo i dati esplicitati da Serravalle, in caso di reinfezione, “la carica virale è circa 10 volte inferiore a quella relativa ad un’infezione primaria. La severità dei sintomi della reinfezione risulta nettamente inferiore rispetto alla infezione primaria, con un grado minore di ospedalizzazioni (0,06%) e quasi nessun decesso correlato”.

Inoltre c’è da ricordare che si è verificata una riduzione del rischio di ospedalizzazione per Omicron rispetto alle infezioni da variante Delta. La variante Omicron è più contagiosa ma meno pericolosa delle precedenti. Infatti rispetto alle varianti precedenti, “la Omicron ha diminuito in modo marcato l’efficacia protettiva sia di un’infezione pregressa, sia delle vaccinazioni. Comunque, chi ha superato l’infezione naturale è protetto da un’infezione da Omicron un po’ più di chi ha fatto due dosi di vaccino”. Non a caso la differenza, 61,9% rispetto a 55,9%, non è statisticamente significativa, ma è noto che “la protezione da vaccinazione declina nei mesi assai più rapidamente di quella che segue ad un’infezione naturale, oltre a non fornire la protezione delle mucose conferita dall’infezione naturale” – come ha scritto Serravalle.

Serravalle conclude dicendo che “Tutto questo ci porta alla necessità di discutere, in base a dati scientifici le strategie che consentano lo sviluppo dell’immunità naturale nei gruppi a minimo rischio di forme gravi di COVID-19, proprio perché, allo stato delle conoscenze, l’immunità acquisita con l’infezione naturale è più robusta e duratura di quella vaccinale. Ciò dà un vantaggio individuale al bambino, ma anche alla sua famiglia, ai nonni e all’intera comunità. Evitare il contagio dei bambini li espone al rischio di contrarre la malattia in età più avanzate, con maggiori possibilità di decorsi più gravi, mentre in età pediatrica la malattia è quasi sempre lieve o asintomatica e produce un’immunità naturale persistente”.

1 https://www.statsalute.com
2 https://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(22)00089-7.pdf
3 https://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa2118691

COVID-19 : i bambini non vaccinati si ammalano meno dei vaccinati: https://www.youtube.com/watch?v=tMLrSOpekX4

APPELLO PERCHÉ SI TENGA CONTO DELLA IMMUNITÀ NATURALE DA COVID-19 www.assis.it/immunita-naturale-da-covid-19/

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

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