Venezuela: Uno sguardo settimanale
Dopo quasi due settimane nelle quali la dinamica elettorale aveva subito un notevole calo di ritmo, in questi ultimi sette giorni si è significativamente riattivata con diversi avvenimenti, sia in Venezuela, sia all’estero. Altrettanto notevoli sono i rovesci subiti dal settore che riconosce Juan Guaido come “presidente ad interim”, ora in un tribunale statunitense. Infine, continuano a essere incoraggianti gli indicatori dei contagi di Covid-19, poiché si osserva una significativa diminuzione del numero di casi settimanali e quotidiani.
Torna a vibrare il percorso elettorale.
Torna ad animarsi il percorso verso le elezioni e, di dei fatti principali, sia in Venezuela, sia all’estero, a proposito delle elezioni per il nuovo parlamento venezuelano.
Cominciamo parlando delle organizzazioni politiche chaviste che continuano a mettere a punto le loro macchine elettorali e, in questo, si distingue Partido Socialista Unido de Venezuela che ha insediato i suoi “comandos” elettorali, che sono la base di mobilitazione della sua struttura. Anche la Alternativa Popular Revolucionaria è si è attivata cercando di rafforzare la sua struttura organizzativa in vista delle elezioni e, delle organizzazioni che ne fanno parte, il Partido Comunista de Venezuela è quella maggiormente articolata sul territorio nazionale. Nel campo dell’opposizione la mobilitazione è meno visibile, come abbiamo riferito in edizioni precedenti, perché le loro strutture mancano di espressioni organiche nelle comunità; tra le organizzazioni di questo blocco, quella con maggiore presenza nazionale è Acción Democrática, attualmente impegnata in una disputa interna, dopo che il Tribunale Supremo di Giustizia ha assegnato a Bernabé Gutiérrez il controllo temporaneo del partito, in seguito a una denuncia per non avere realizzato le votazioni interne per eleggere la nuova giunta direttiva da più di dieci anni.
Al Consiglio Nazionale Elettorale, questa settimana è iniziata con una nuova fase di verifica del sistema elettorale, nella quale si controlla ciò che riguarda i sistemi operativi delle macchine per il voto e si verifica che la trasmissione dei dati sia sicura; queste attività si svolgono con la partecipazione sul posto dei tecnici designati dalle organizzazioni politiche che concorrono alle elezioni e on line degli altri rappresentanti. Il Consiglio Nazionale Elettorale comunica che questa fase può essere monitorata da qualsiasi persona nel mondo, essendo stato reso disponibile un apposito link sul suo sito web; questa iniziativa è volta a ratificare la correttezza del sistema elettorale venezuelano a fronte della campagna globale di discredito promossa da soggetti politici dell’opposizione al chavismo, in alleanza con soggetti statunitensi ed europei. A questo proposito, è stata comunicata la partecipazione a questa fase del Consiglio di Esperti Elettorali dell’America Latina (Ceela), oltre che di tecnici provenienti da istituzioni elettorali di Turchia, Argentina, Russia e Sudafrica.
Il plenum della direzione del Consiglio Nazionale Elettorale ha riformato la Legge Organica sui Processi Elettorali, definendo “controllo civico nazionale” e “controllo civico internazionale” ciò che prima si chiamava “osservazione elettorale” e, più recentemente, “accompagnamento elettorale”; una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la riforma, si potranno osservare i cambiamenti concreti, per ora si dichiara solo che qualsiasi partecipazione di soggetti esterni sarà “in base a principi quali la non ingerenza, la sovranità e il rispetto per le autorità”.
A questo proposito, il Gruppo di Lima, allineato alla politica estera del governo degli Stati Uniti d’America, conferma nuovamente il suo appoggio a Juan Guaido (come presidente ad interim), all’Assemblea Nazionale e rifiuta ancora una volta lo svolgimento di elezioni per il nuovo parlamento; l’Argentina, che la settimana scorsa aveva votato a favore di un Rapporto sui Diritti Umani in Venezuela, ha preso le distanze da questa posizione pur continuando a fare parte del Gruppo, nonostante le tensioni che si generano nel suo governo per quanto riguarda le relazioni con il Venezuela.
Sempre sullo stesso argomento, i ministri degli esteri delle nazioni che fanno parte dell’Unione Europea, hanno confermato l’appoggio a Josep Borrell per continuare a “facilitare il dialogo” tra il chavismo e la sua opposizione in Venezuela; la portavoce di questa posizione è stata la ministra degli esteri del Regno di Spagna, González Laya, che ha anche affermato: “le elezioni parlamentari del 6 dicembre non presentano i requisiti necessari da un punto di vista democratico. Se queste condizioni democratiche non ci sono, non potremo riconoscere i risultati”. In sintesi, persiste una posizione di ingerenza dell’Unione Europea rispetto alla democrazia venezuelana.
Tornando all’ambito nazionale, continuano a seguire un doppio binario le dichiarazioni dall’opposizione circa la partecipazione alle elezioni. Da una parte, troviamo il leader del partito politico El Cambio, Javier Bertucci, che fa parte della Alianza Democrática, che dichiara: “Secondo me e secondo tutta la Alianza, questa sarà una delle votazioni con migliori garanzie e migliori condizioni”. Per contro, il Frente Amplio Venezuela Libre, invita il popolo venezuelano a rifiutare “le presunte ‘elezioni parlamentari’ indette dal regime usurpatore di Nicolás Maduro data la loro origine fraudolenta, non rispettando gli standard internazionali di trasparenza, osservazione internazionale e ratifica del processo elettorale tramite verifiche rigorose e supportabili tecnicamente”.
Concludiamo con l’errato comportamento dei vertici della Chiesa Cattolica venezuelana rispetto alle elezioni; questa settimana i vescovi hanno dichiarato che “l’evento elettorale del prossimo 6 dicembre, lungi dal contribuire alla soluzione democratica della situazione politica che oggi viviamo, tende ad aggravarla”. Ad agosto sostenevano il contrario, affermando che non partecipare avrebbe collocato qualsiasi soggetto politico fuori dalla rotta di superamento dei conflitti e in quel momento si parlava delle tensioni esistenti rispetto alla presa di posizione dei vertici della chiesa sulla realtà venezuelana, poiché a Roma si ha una posizione che evita lo scontro e che non prende partito per un soggetto in particolare, ma in Venezuela il clero si è trasformato in un soggetto politico belligerante, se si vuole essere generosi e non dire che è diventato un vero e proprio partito politico; a questo punto le domande di rigore sono: siamo di fronte a un atto di insubordinazione del clero venezuelano? Continueranno a esserci posizioni duali dei vertici della chiesa cattolica rispetto alla realtà venezuelana?
I rovesci di Guaido.
La settimana scorsa riferivamo che la Corte d’Appello di Londra ha annullato la sentenza che conferiva il controllo di 31 tonnellate d’oro al deputato Juan Guaido, ordinando inoltre di indagare sui meccanismi utilizzati dall’esecutivo inglese per assumere tale decisione; in seguito a questa sentenza, si ritiene necessario determinare nuovamente chi debba avere il controllo su questi beni. Qualcosa di simile è avvenuto, questa settimana, negli Stati Uniti d’America.
Un tribunale di New York ha respinto la richiesta di annullare i bond Pdvsa 2020 (Pdvsa è l’impresa petrolifera statale venezuelana, N.d.T.), emessi dal governo bolivariano presieduto da Nicolás Maduro; dichiarando legittimo il debito, si autorizza l’esigibilità della garanzia, in quanto la Repubblica non ha potuto onorare gli impegni a causa delle misure coercitive unilaterali implementate dal governo USA contro l’esecutivo venezuelano. Il problema centrale è che a garanzia di questi bond c’è il 50,01% delle azioni di Citgo, impresa di proprietà dello Stato venezuelano con sede negli USA, attualmente controllata dai gruppi politici diretti da Guaido, riconosciuto dal governo statunitense come “presidente ad interim”.
Detto in termini semplici, se il governo statunitense riconosce Guaido come presidente e il sistema giudiziario dello stesso Paese determina che il debito esiste, indipendentemente da chi lo ha emesso, è Guaido che deve rispondere ai detentori dei bond e, se non può farlo (come in effetti è), si prevede la vendita della maggiore attività venezuelana all’estero; In precedenza, il Dipartimento del Tesoro degli USA aveva emesso una licenza generale che proibisce tale vendita per novanta giorni, in seguito prorogati, per evitare l’esecuzione della garanzia fornita ai possessori dei bond Pdvsa 2020 dalla maggioranza azionaria di Citgo.
Con questa decisione si danneggia l’interesse aziendale e si continua a compromettere la sovranità espressa nei beni nazionali, grazie alla pretesa dualità di rappresentanza promossa dall’opposizione venezuelana.
Il Venezuela sta vincendo la battaglia contro il Covid-19.
Venerdì 16 ottobre è stato riportato il più basso numero di contagi dagli inizi di luglio: 283 casi diagnosticati; questa situazione è in controtendenza rispetto al comportamento della pandemia nella maggior parte del mondo e del continente americano, in quanto dal punto di vista epidemiologico la curva dei contagi subisce una sostenuta decrescita.
Al 17 ottobre le fonti ufficiali riferiscono di 86.219 casi diagnosticati sul territorio nazionale e che il tasso di guarigione si colloca intorno al 91%, con 6.711 pazienti in cura presso il Sistema Nazionale di Salute Pubblica; a questa data, i decessi ammontano a 731, indicando un lieve rialzo dell’indice di mortalità. Il Centro Venezuelano di Studi sulla Cina ha smesso di pubblicare regolarmente il suo “Rapporto Statistico Covid-19” e attualmente siamo alla ricerca di una nuova fonte di riferimento; intanto, abbiamo interpellato per iscritto l’istituzione venezuelana chiedendo spiegazioni per questa improvvisa interruzione del flusso di informazioni così preziose per quanti si occupano di questa questione.
In questo scenario, il governo bolivariano annuncia l’autorizzazione alla ripresa di nuove attività, come l’aviazione commerciale, prevedendo voli da e per Repubblica Dominicana, Messico e Turchia a partire da dicembre. Inoltre, il Presidente Maduro ha detto che “A partire dal 1° dicembre si apriranno gli spazi turistici del Paese nel rispetto di tutte le misure e dei protocolli di biosicurezza”, Infine, si valuta la ripresa delle attività commerciali quali negozi di giocattoli, rivendite di liquori e altre.
Per concludere, è opportuno riferire che attraverso il sistema governativo “Patria” si stanno raccogliendo le candidature di Venezuelane e Venezuelani per partecipare come volontari alla fase 3 della sperimantazone dei vaccini Sputnik V, arrivati dalla Russia due settimane fa.
Brevi:
- Il governo statunitense ha deportato cittadini venezuelani con l’appoggio di Paesi terzi per evitare di violare la sua decisione di proibire i voli verso il Venezuela; questo è quanto denunciato dal senatore Bob Menéndez in piena campagna per le presidenziali del mese prossimo, nelle quali il voto dei Cubani di Miami è determinante. Un’ennesima dimostrazione del doppiopesismo della politica statunitense riguardo il Venezuela.
- Frontiere calde. Cominciano a circolare notizie sui migranti venezuelani che si trovano alla frontiera con la Colombia, in attesa di rientrare in Venezuela; costoro devono essere presi in carico dal governo venezuelano per escludere che siano portatori di Covid-19. Si parla anche del flusso di Venezuelani verso la Colombia attraverso passaggi irregolari, in assenza di impedimenti da parte delle autorità venezuelane, il che può comportare un problema per il governo colombiano, che dovrebbe sviluppare un meccanismo per evitare che si complichi ulteriormente la sua già deficitaria strategia di contenimento del Covid-19. Daremo conto di eventuali sviluppi di questa situazione nelle prossime edizioni.
Jesús A. Rondón
Traduzione per Lavoro e Salute a cura di Gorri
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