Verso il voto “Potere al popolo”
Lidia Menapace, 93 anni, partigiana, sarà la candidata per l’Alto Adige di Potere al Popolo (ne abbiamo scrittoqui). Per approfondire i contenuti di questa proposta politica nata dal basso, salto.bz ha intervistato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista: “L’idea di fondo è quella di una lista della sinistra antiliberista, schierata a difesa della Costituzione, ed ambientalista. Maturiamo da tempo questa volontà, aperta alle forze della sinistra e ai movimenti. Fondamentale per la nascita di Potere al Popolo è stato l’incontro con gli attivisti napoletani del centro sociale ex OPG, a fine estate. Di fronte alla fine prematura del percorso del Brancaccio (quello avviato con la guida di Anna Falcone e Tomaso Montanari, e che avrebbe dovuto costituire un attore unitario della sinistra, ndr), che doveva andare nella stessa direzione come contenuti programmatici, gli attivisti dell’ex OPG ci hanno proposto questa lista e noi l’abbiamo accolta. Crediamo ci sia bisogno di un movimento popolare: perché quella che la televisione definisce ‘sinistra’ non è ‘la sinistra’, e anzi sta facendo diventare di destra milioni di italiano”.
salto.bz: Quali sono i valori alla base di Potere al Popolo?
Maurizio Acerbo: È la lista che più coerentemente si batte per la difesa della Costituzione. Le altre proposte sono, a mio avviso, più ambigue. A Renzi siamo riusciti ad impedire di stravolgerla, Berlusconi e le destra non sono mai stati veri sostenitori della Carta, i grillini devono ancora studiarla, mentre Bersani (uno dei leader di Liberi e Uguali, ndr) è tra i responsabili dell’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, che ne rappresenta un autentico stravolgimento. Con questa modifica, infatti, viene sostituita all’esigibilità dei diritti previsti, la priorità delle regole e dei dogmi liberisti. Rappresenta la rinuncia ai principi fondamentali della Carta. Per fare un solo esempio, quello del diritto al lavoro, con un tasso di disoccupazione alto com’è in Italia, implicherebbe un piano straordinario per l’occupazione, stimolata da investimenti pubblici, che è incompatibile con i vincoli del pareggio di bilancio.
Perché?
La Costituzione della Repubblica all’articolo 4 parla di diritto al lavoro, e della necessità di intervenire laddove il mercato in quanto tale non riesca a garantire occupazione. Questo significa che lo Stato dovrebbe avere politiche per il lavoro, che oggi non esistono se non nella forma di incentivazione alle imprese, e che non vengono garantite nemmeno in cambio di una stabilizzazione, ma anche a chi applica alla manodopera la logica dell’usa e getta. Ci sono bisogni sociali fondamentali, cui potremmo rispondere creando una buona occupazione: penso all’enorme porzione di territorio, anche costruito, che è a rischio sismico; penso alla messa in sicurezza del patrimonio storico-artistico-culturale; penso ad edifici pubblici e scuole; penso a una riduzione dei tagli in campo sanitario. La Repubblica deve recuperare i propri compiti.
La differenza è sostanziale: la nostra è una lista “popolare”, perché da troppi anni le classi popolari non sono rappresentate in Parlamento, dove sono eletti rappresentati di schieramenti comunque al servizio di una visione neoliberista.
Il pareggio di bilancio è uno dei vincoli “imposti” dall’Europa. Qual è la vostra posizione in merito all’Unione?
Rifondazione Comunista è l’unico partito a non aver votato i trattati europei, a partire da Maastricht. Ne prevedevamo ricadute negative, anche sul processo di integrazione europea. Anche un partito che si definisce anti-europeista, come la Lega, li ha votati. Come i francesi legati a Melenchon, e le altre formazioni della Sinistra europea, noi abbiamo invece messo in chiaro tutti i punti incompatibili con la nostra Costituzione. Faccio solo un esempio, legato al tema della disoccupazione: in Europa viene calcolato il NAWRU, un indice di “disoccupazione ottimale”, quella che contribuirebbe a tenere bassa l’inflazione. E viene definito ottimale, per l’Italia, un tasso di disoccupazione del 10%. Noi non lo riteniamo possibile: un alta disoccupazione contribuisce a tenere basse le retribuzioni, e a costringere ad accettare lavoretti, sottopagati, precari o a tempo determinato.
Potere al Popolo è (solo) un cartello elettorale?
Noi pensiamo che la lista debba essere un movimento, capace di proseguire dopo le elezioni, unificando la “sinistra reale”, come definisco le tante persone che in tutta Italia sono attive sul piano sociale, come si legge nel manifesto. Per questo, oggi, la procedura di selezione dei candidati non è il classico “accordo al vertice”, ma il frutto di un percorso, in cui tutte le organizzazioni e sigle aderenti si sono messe a disposizione di un processo, nelle assemblee, in modo orizzontale, che garantisce un ruolo dei territori anche nell’espressione delle candidature. In un tempo brevissimo ci sono state circa 150 assemblea in giro per l’Italia, e questo è un elemento di ricchezza che ci rende assai diversi rispetto agli altri partiti-azienda in circolazione. La differenza è sostanziale: la nostra è una lista “popolare”, perché da troppi anni le classi popolari non sono rappresentate in Parlamento, dove sono eletti rappresentati di schieramenti comunque al servizio di una visione neoliberista. Chi sceglierà Potere al Popolo sappia che noi riteniamo che debbano essere abolite le principali riforme degli ultimi anni, a partire dal JOBS ACT, e dalla legge Fornero. Possono raccontare che è impossibile, in quanto non ci sarebbe la copertura finanziaria, ma non è così.
Luca Martinelli
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