Viaggio nell’animo umano oltre la malattia
La straordinaria normalità di chi, colpito da una malattia neurologica o neuropsichiatrica, si ritrova in una vita nuova e con un nuovo sguardo che osserva la vita. Uno sguardo a volte amaro, altre volte disincantato, a tratti arrabbiato, che però rifugge la compassione ed è sempre consapevole chel’essere umano è altro rispetto alla patologia di cui è affetto.
Sono questi i cardini del libro La mente e le rose, undici racconti scritti da Simona Castiglione e pubblicati da Transeuropa Edizioni. Una raccolta uscita per la prima volta nel 2010 e considerata uno dei migliori esordi letterari di quell’anno, che oggi viene riproposta in formato e-book, per seguire il rinnovato modo di lèggere digitale.
La mente e le rose indaga i risvolti emotivi più profondi della malattia, storie e pensieri che rimangono nel chiuso delle famiglie e delle corsie d’ospedale. Simona Castiglione li ha fatti uscire dal loro habitat usuale e ce li consegna in un libro tutt’altro che triste e lacrimoso, bensì agile e denso di un sottile umorismo che ne attraversa le pagine.
Il cliché vuole la malattia associata alla tristezza, ma le persone costrette a frequentare studi medici e nosocomi sanno bene che in questi luoghi l’ironia è una fedele compagna. Lo dimostrano i racconti di questa raccolta, tutti scritti in prima persona. Sono i protagonisti a narrare le loro vicende e lo fanno in maniera asciutta, con poche righe limpide ridotte all’osso, non ci dicono niente di più né niente di meno dello stretto indispensabile che occorre per conoscerli.
Pur nella coerenza stilistica di fondo, si ha la netta sensazione che gli autori siano davvero undici persone diverse. Il linguaggio, infatti, cambia di volta in volta, pare di sentire le differenti inflessioni regionali, colorite da espressioni dialettali. Il racconto è cólto quando parla Angelo, dottorando a Parigi con sindrome maniaco-depressiva, diventa semplice e saggio con Aldo, il saldatore in attesa della visita medica che forse gli spiegherà perché il suo braccio destro trema.
Nelle vicende si intrecciano tessuti di affetti e amori complessi, rapporti che si logorano e altri che si consolidano, ma tutti che inevitabilmente cambiano, perché le difficoltà quotidiane lasciano il segno anche in chi è vicino alla persona bisognosa. Lo sa bene Silvia, attraversata da dolori e insonne ormai cronica, che accudisce la madre malata di depressione maggiore e si sente «un frutto marcito dentro, mentre fuori la buccia è rimasta tesa e intatta».
La “novità” della malattia è un fulmine a ciel sereno che colpisce i protagonisti in età diverse e a cui i diretti interessati reagiscono come possono. Il racconto coglie quasi tutti quando hanno già raggiunto una certa “confidenza” con la condizione di disabilità. Ricordano le nevrosi e le frustrazioni, la progressiva perdita di autonomia, l’isolamento, i “viaggi della speranza” su e giù per la penisola, le terapie efficaci e i fallimenti della medicina.
Un sano realismo li accompagna, da non confondere con la rassegnazione. Nessuno si illude o vuole piangersi addosso, la necessità, anzi, mobilita risorse impreviste per continuare ad esserci nel migliore dei modi. Fa eccezioneGiuseppe, il farmacista che non accetta le conseguenze dell’ictus e con rabbia disperata riprende in mano i libri dell’università alla ricerca di un modo per andarsene.
Di tutt’altra pasta è Anna, che sostituisce la voce scomparsa con un’agenda elettronica: «Scrivo, scrivo continuamente, soprattutto quando mi vengono a fare le visite, anche le parolacce se serve».
Le corsie d’ospedale diventano una seconda casa, microcosmi dove nascono amicizie e il sorriso dell’esistenza per qualche ora riprende a scorrere. Le ragazze si fanno belle per andare nella sala svago del reparto, un’oasi di allegra spensieratezza da raggiungere con i “bolidi”, carrozzine dalle tinte forti, mentre i ragazzi più ribelli si danno appuntamento la notte in bagno, per fumare di nascosto.
E c’è spazio anche per le confessioni di un medico, che nel suo diario parla del rapporto con una giovane paziente e riflette sui limiti della professione, su quanto sia importante unire la cura del corpo al sostegno della mente.
Quella mente che è il fulcro del libro, citata anche nel titolo insieme alle rose, “fioriture” non prive di spine che dischiudono ai protagonisti una vita che racchiude intatta la sua bellezza, malgrado le rinunce e i problemi.
Nessun racconto ha un finale definito, ognuno lascia aperta una porta sul futuro e in noi rimane una traccia che non ha a che fare con il semplice ricordo di un libro ben scritto. È qualcosa di più, come se queste persone si staccassero dalle pagine e ci sedessero accanto.
La mente e le rose si fa leggere in maniera scorrevole e veloce, ma il mio modesto consiglio è di procedere con calma, per assaporarne appieno stile, ritmo e soprattutto significato.
Stefania Delendati
30/3/2015 www.superando.it
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Simona Castiglione
Nata a Catania nel 1969, Simona Castiglione vive a Padova. Laureata in Lettere Classiche, ha lavorato a Milano per le principali case editrici. Attualmente insegna Lettere e Scrittura Creativa, oltre a studiare sceneggiatura presso Bottega Finzioni a Bologna.
Scrive come giornalista per diverse testate («Il Gazzettino», «MilanoMetropoli») e si è occupata della traduzione di classici greci e latini con testo a fronte per Mondadori. Ha curato inoltre, come lessicografa, la prima edizione del Dizionario di base della lingua italiana di Tullio De Mauro (Paravia).
Nel 2010 ha esordito con la raccolta di racconti La mente e le rose (Transeuropa). Da allora ha pubblicato diversi racconti per antologie (Madre-Morte, Transeuropa;L’occasione, Galaad Edizioni; Serenate al chiaro di luna, Edizioni Mazza; Storie di martiri, ruffiani e giocatori, CaratteriMobili). Per la rivista «Nuova Prosa» ha curato la raccoltaRacconti erotici al femminile con ospite maschile. Ha scritto articoli e racconti per riviste, giornali e blog letterari («La Stampa», «Il Gazzettino», «Sicilia & Donna», «Primo Amore», «Doppio Zero», «Vicolo Cannery», «Scuola Twain», «Grafemi»).
Nel 2012 ha pubblicato il romanzo cooperativo Lavoricidi Italiani (Miraggi Edizioni) e l’anno successivo ha curato, assieme a Caterina Falconi, l’antologia La morte nuda, per i tipi di Galaad, dove è presente con il racconto Come fu che divenni una strega.
Nel 2014 ha pubblicato il racconto Nicchia nell’antologia Père Lachaise: racconti dalle tombe di Parigi (Ratio et Revelatio Publishing House) e il racconto Il Principenell’antologia Siria-scatti con parole (Miraggi Edizioni). Sempre nel 2014 è uscito il suo romanzo Sottobosco, edito da Ratio et Revelatio.
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