Vittime sui luoghi di lavoro
Questa raccolta di racconti nasce con l’idea di valorizzare l’impegno di quanti si sono sforzati di restituire umanità e sentimento ai protagonisti delle inchieste e alle vittime di infortunio, vittime entrambi di un sistema di sicurezza che non funziona come dovrebbe. Ci sono le evidenze scientifiche, ci sono gli interessi delle aziende e gli strumenti di lavoro, ci sono i rischi legati ad ogni mansione e i benefci della prevenzione. Creare spazi di dialogo e confronto è ora forse più rilevante che mai. Le parole sono importanti. Non solo perché possono rendere chiaro un concetto o un problema, ma anche perché, possono muovere le emozioni. Ed è con le emozioni che la comunicazione della salute e sicurezza deve fare i conti.
La comunicazione in questo ambito, anche quando si tratta di fare sensibilizzazione su tematiche importanti, è carente sul piano della creatività. Ma la creatività dovrebbe essere stimolata, ed è proprio per questo che si è scelto di pubblicare, tra le tante storie di infortunio raccolte in questi anni, quelle scritte dagli autori che hanno scelto la forma narrativa del racconto breve.
Per molti anni i messaggi di salute e sicurezza sono stati divulgati privilegiando uno stile puramente informativo, razionale, come se l’importanza intrinseca del tema, fosse, da sola, garanzia di interesse e comprensione da parte del destinatario. La deriva di questa posizione è rappresentata da una serie di campagne dal tono paternalistico che hanno caratterizzato la comunicazione per la salute almeno fino al decennio scorso. Il destinatario di tali messagi era posto in una posizione passiva, mero ricevente di informazioni.
Il fallimento di questo tipo di comunicazione è da rintracciare nel rapporto impari tra emittente e destinatario, nell’assenza di relazione e, soprattutto, nella mancanza di coinvolgimento emotivo.
È noto, invece, come la spinta al cambiamento avvenga grazie a una corretta informazione trasmessa con modalità che suscitino interesse nel destinatario che in quella informazione deve riconoscersi e nello stesso tempo riconoscerne il valore, il senso, l’utilità.
Comunicare la salute attraverso lo schema della narrazione attiva un processo di identifcazione, aiuta il destinatario a contestualizzare il tema presentato e a individuare cause e conseguenze.
Anche chi fa ricerca in ambito di sicurezza sul lavoro è chiamato a porsi concretamente il problema della comunicazione e disseminazione dei risultati, e non solo, della propria attività. È una competenza che non si improvvisa ma che diventa fondamentale per sostenere il processo di knowledge translation.
Nel progetto sulle storie di infortunio si è scelta la narrazione come sistema di trasferimento delle evidenze scientifche.
Infatti:
• raccontare storie è un metodo di comprovata efficacia per sviluppare identità, creare la base di una conoscenza comune e aumentare la consapevolezza di possibili situazioni;
• le storie si concentrano subito sul coinvolgimento, le esperienze e le emozioni: principi fondamentali che sono calamita per i lettori;
• la narrazione rende importante e memorabile il messagio attraverso la personalizzazione;
• attraverso la narrazione si possono effettuare sfide con competitori del settore;
• la narrazione trasmette le informazioni e i dati in modo facile;
• la narrazione creativa garantisce di attirare l’attenzione delle persone e di permettere di valorizzare anche le figure professionali.
Questo processo informativo risulta così importante proprio adesso che tornano ad aumentare gli infortuni mortali, assieme agli infortuni che non vengono neppure denunciati. Sono effetti collaterali di una “falsa” ripresa economica che porta con sé un carico di rischi molto gravi.
Le aziende, dopo anni di crisi, hanno ricominciato a produrre ma spesso con macchine e impianti obsoleti perché mancano i fondi da investire nella sicurezza. Si continua a morire sul lavoro negli stessi modi di sempre. Il lavoro è diventato precario e sui precari la formazione è trascurata e, quando si fa, resta spesso a un livello puramente formale. La prevenzione è svilita.
Ogni racconto della raccolta narra una storia individuale ma, riletto nell’ambito di una comunità, diventa parte di un sapere collettivo come patrimonio da condividere per evitare il ripetersi di tanti eventi infausti.
Buona lettura!
16/9/2018 www.dors.it
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