Yarmouk, aprile 2015 – Ancora contro i bambini, ancora contro i palestinesi, ancora contro.
Dal 1957 il campo profughi di Yarmouk, nella periferia di Damasco, è la casa di circa 150mila palestinesi sfollati. Che ora stanno fuggendo perché il quartiere è stato occupato dai guerriglieri dell’Isis e sotto i missili del governo. Una tragedia nella tragedia, con tanti bambini coinvolti.
I palestinesi di Yarmouk stanno cercando di resistere agli uomini del Califfato, ma il campo è stato sottoposto anche a intensi bombardamenti e attacchi aerei da parte delle truppe governative.
La situazione del campo profughi è “al di là del disumano”, si dispera Chris Gunness, un portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Gunness riferisce che l’agenzia non è riuscita a inviare cibo, né altro nel campo da quando sono cominciati gli scontri: “Questo significa che non c’è cibo, non c’è acqua e ci sono pochissimi farmaci”.
“Per sapere cosa sta succedendo a Yarmouk, interrompete l’elettricità, l’acqua, il riscaldamento, mangiate una volta al giorno, vivete nell’oscurità e riscaldatavi al fuoco di un falò”, dice uno dei residenti del campo profughi palestinesi di Yarmouk in Siria vicino a Damasco.
Un imam del campo profughi, citato dal Wall Street Journal, riporta che nessuno osa affacciarsi alle finestre per timore dei cecchini.
Su Twitter è partito l’hashtag #saveyarmouk, un appello per i profughi che rischiano la morte per fame e la solitudine internazionale. La rete Palestinian Network of Civil Society in Syria denuncia che da tre anni le truppe governative hanno assediato il campo, rendendolo “una prigione a cielo aperto”. A questa situazione recentemente si era aggiunto l’imperversare dei miliziani di Jabhat Al Nusra.
Il primo aprile i guerriglieri del Califfato sono riusciti a entrare nel campo e ora, secondo fonti palestinesi siriane, tengono in pugno la maggior parte del quartiere seminando il terrore tra i palestinesi. I miliziani dello Stato islamico hanno anche fatto saltare in aria la chiesa della Vergine Maria di Tel Nasri, nella provincia di Hassaka, nord della Siria.
Carla Pecis
UDI Catania
13/4/2015 www.womenews.net/
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